La Campania è una regione cruciale dell’enogastronomia italiana: non solo perché il “menu italiano” registra i suoi alimenti base nella cucina, ma anche per la Michelin, l’unica guida davvero in grado di incedere sul mercato dei clienti e sull’umore dei cuochi. E’ infatti terza regione per numero di stelle, ma di gran lunga la prima per numero di stelle attribuiti agli chef campani che lavorano in regione e fuori regione.
La forte tradizione, le due grandi ondate di rivoluzione avvenute in questi utimi 20 anni (la prima del Don Alfonso, la seconda del trio Gennaro Esposito, Nino Di Costanzo e Francesco Sposito) sembravano aver incorniciato il quadro gastronomico regionale in maniera definitiva.
Invece no, arriva adesso la terza ondata, quella dei giovani che dopo lunghi e tirocini (non solo apparizioni da sbucciapatate o copiatori di piatti) sono tornati in Campania per lavorare.
Certo, il tono acerbo si vede: hanno assolutamente una straordinaria padronanza tecnica rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, ma hanno bisogno anche di appropriarsi della visione umanistica di questo lavoro che in Italia e soprattutto al Sud vuol dire “mangiare con gioia”, “avere sempre la pasta secca come riferimento clou del pasto”, “condivisione” e “territorio”.
Ma andare da loro significa fare delle esperienze nuove di altissimo livello. Maicol Izzo, Domenico Marotta e Giuseppe Molaro sono stati veramente a lungo in giro per il Mondo: anni e anni, hanno una preparazione base vera e soprattutto basi familiari solide che consentono loro di crescere nei luoghi dove lavorano.
Maicol Izzo, Piazzetta Milù a Castellammare
Da sempre uno dei nostri posti preferiti. Maicol dopo aver fatto molta esperienza (soprattutto da Tickets da Adrià) è rientrato da un anno e ha confermato la stella al locale.
Domenico Marotta, a Squille di Castel Campagnano
Anche Domenico, che ha un curriculum impressionante di stampo francese soprattutto, lavora insieme alla famiglia in un complesso di cui il gourmet solo una parte. Chi c’è andato di recente è rimasto impressionato per l’esperienza. Una zona della Campania interna poco conosciuta ma con innumerevoli riferimenti gastronomici.
Giuseppe Molaro, Contaminazioni a Somma Vesuviana
Il giovane Giuseppe è stato a lungo a bottega da Heinz Beck, in una serie di lunge esperienze, ultima delle quali, durata cinque anni, a Tokyo dove da executive, ha contribuito alla conquista della stella. Anche lui lavora in un complesso di famiglia a Somma Vesuviana con il padre in cui il gourmet Contaminazioni è solo una parte. Il Vesuvio, con Sposito, Piazzetta Milù e Gramaglia (giusto per citare solo gli stellati) sta diventando davvero una zona interessante per gli appassionati.
CONCLUSIONI
Cosa hanno in comune questi tre ragazzi?
1-Lunghissime e qualificate esperienze all’estero dopo aver frequentato l’Alberghiero.
2-Lavorano in realtà stabili familiari
3-Non hanno frottole da raccontare
Dai un'occhiata anche a:
- Nuovo chef al Veritas Restaurant: Marco Caputi
- A Capri “la sfida” delle pizze, Oliva, Coccia con o senza “Crazy Pizza”?
- I miei migliori morsi del 2024 ordine di apparizione: 020 la Fornarina e la parabola di Don Mario
- PASTA DAY/ I dieci piatti di pasta preferiti dagli stranieri in Italia
- Arriva in Italia Silent Pool Gin: Il London Dry Inglese di lusso firmato William Grant & Sons
- Collection Imperiale Creation no.1 la nuova espressione di Moet&Chandon
- G7 a Mirabella Eclano: il menu della cena di Nino Di Costanzo
- A Napoli il Veg in versione fast food