di Michela Guadagno
Una vendemmia, a Capri, l’isola azzurra: bello, senz’altro, sì, ma dove sono i vigneti, a Capri? L’isola più famosa del Mediterraneo se non del globo terracqueo dall’imperatore Tiberio in poi, la bellezza smeralda del suo mare e la mondanità del jet-set dai grandi yacths, di sicuro non si associano all’idea di una vendemmia contadina. Eppure mi interessa, eccome, visitare una vigna dal valore aggiunto iscritto nel dna del nome; l’uva caprese, quale altra evoca ricordi di piazzette, faraglioni, scogli delle sirene e dolce vita?
Raffaele Pagano è uno che pensa in grande: il progetto di 1000 magnum da “uve bianche atte a vinificare vino bianco per la nuova legislazione OCM” avrà il nome di “Joaquin Capri – dall’isola” in etichetta larga. L’uva mista da piante di greco e falanghina rimarrà 40 giorni in appassimento su plance per aumentarne la concentrazione e poi vinificata in maniera tradizionale, in botti grandi. Sarà un vino concentrato, e l’attesa per questa 2009 è già alta.
Siamo ad Anacapri nella proprietà di Diego Della Valle affacciata su Cala del Rio, tra profumi di lavanda appena recisa dalle siepi che circoscrivono il muro che la nasconde ai nostri occhi curiosi – un tempo convento di monaci, beati loro – nel fondo coltivato da Raffaele Maresca, 83 anni ben portati. Coltiva il suo vigneto con attaccamento alle radici, gli impianti sono a pergola, un panorama che in una visione dall’alto assume una regolarità a scacchiera, la conversazione con Raffaele è se condurli a spalliera per ottimizzarli o meno, a me piace questa forma di allevamento antica, ma è comprensibile la difficoltà di vendemmia e di gestione.
I grappoli scendono a pioggia dalla pianta, la raccolta è sempre festosa, accompagnata da una merenda casalinga di pane prosciutto e formaggio, e un bicchiere di Fiano JQN 203 2007 non filtrato; e sotto il cielo di Capri…, se riesco a spiegare una giornata che ti resta negli occhi.
Si procede intanto alla pesa dell’uva in cassette prima di mandare le uve in cantina a Montefalcione, dove attende impaziente l’enologo Sergio Romano per quella che sarà un’operazione che porterà in giro l’intuizione di un genio.
E infatti qui siamo in presenza di un genio che ama le grandi sfide, e i geni o si seguono o si contrastano, io personalmente preferisco seguirli.
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