Con Salvatore di Gennaro ho conosciuto le vacche del sole, quelle che furono divorate da quei miserabili compagni di avventura di Ulisse incapaci di guardare oltre l’istinto del momento. Mangiucchiavano sui prati di Punta Campanella di fronte a Capri, la porta di accesso dalla Terra al Cielo per produrre il fantastico latte del Provolone del Monaco.
Feci poi un servizio a tutta pagina su questo formaggio. Il giorno dopo l’allora direttore del Mattino, Paolo Gambescia, a cui sarò eternamente grato per avermi fatto capire quanto ingiusta sia la vita, mi telefonò urlando: ma ti rendi conto? Abbiamo la foto di un provolone in pagina!
Da fine giornalista qual era e poi ottimo politico che ha lasciato il segno in Parlamento, considerava ingiurioso occuparsi di queste cose su un quotidiano. Lo posso capire, era il lontano 2000 e ci voleva davvero molta sensibilità, fine intelligenza e tanta vicinanza alle correnti profonde della società per prevedere quello che tutti avrebbero rincorso dieci anni dopo. La sua già tarda età non dovette aiutarlo molto.
Io non ero più bravo. Ma stare sul marciapiede tra la gente aiuta a capire cosa si muove davvero dietro l’ufficialità dell’informazione, si coglie l’enorme distanza ormai indifferenza tra le persone, la politica e i suoi organi ufficiali. Insomma: non ci voleva molto a comprendere, girando tra vacche, stalle e contadini, che lì si giocava la partita vera del futuro in Penisola e in Campania e che il giornale leader del Mezzogiorno avrebbe dovuto avere almeno una pagina al giorno su questi argomenti.
E che Salvatore di Gennaro era, ed è, un grande scout di territorio, di cui adesso gli amici romani possono verificare odori e sapori al Settembrini.
Salvatore e Annamaria hanno trasformato l’antica macelleria di famiglia fondata da papà Pasquale in uno dei posti più buoni da mangiare di tutto il Mezzogiorno. Siamo a Seiano, non lontano dalla Torre del Saraceno di Gennaro Esposito e qui, mentre si percorre la statale in direzione di Sorrento le Sirene ci distraggono: salumi, formaggi campani e lucani oltre naturalmente al Provolone del Monaco adottato da tutta l’alta ristorazione regionale, paste artigianali, pane, conserve e infine i migliori vini. Un tavolo, un coltello, e via anche per un semplice tapas partenopea.
Chi ha la passione della carne trova qui massima soddisfazione: c’è cura per la frollatura come purtroppo pochi al Sud sanno fare, si trovano bistecche di vitellini di razza podolica, salumi, salcicce, prosciutti, lardo e tanto altro. L’assortimento dei formaggi comprende il meglio delle produzioni nazionali ed estere.
Così, accanto al caciocavallo podolico è possibile trovare fontina, “ubriaco” (formaggio conservato nelle vinacce), pecorino di fossa, montasio, vezzena, robiole, caprini, tome e gorgonzola. E per accompagnare i formaggi ecco le confetture e le mostarde, da qualle di frutta a quelle di ortaggi fino ad una accurata scelta di mieli nazionali. Un intero reparto, poi, è quello riservato alla pasta, con il meglio della produzione artigianale di Gragnano.
Infine buone birre e una buona carta dei vini. Qui ha fatto un bello spuntino Adrià lunedì prima della cena al saracino, il ristorante del papà di Vittoria Aiello.
Venite qui, è il backstage degli stellati.
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