di Carmen Autuori
Teresina e Nicolina Ormando in paese erano considerate delle vere e proprie sacerdotesse della tradizione gastronomica montesanese. A casa loro ferricieddi (fusilli), cavatelli, lagane e fagioli detti “abbotta pezzienti” venivano realizzati in quantità industriale e sempre con grande maestria. Erano i tempi, gli anni ‘50, in cui il vero lusso era quello di avere la dispensa piena di uova e di farina, di salumi realizzati dalle loro abili mani, strumento di una sapienza antica.
Le sorelle erano anche delle abili pasticciere e, in un’epoca in cui i dolci erano preparati solo in pochissime occasioni (Natale, Pasqua, matrimoni o battesimi), sulla loro tavola non mancavano mai Pan degli Angeli, pastarelle o Pizze di Crema.
Non era raro che in un gelido pomeriggio invernale, come quelli che solo Montesano – l’ultimo paese della provincia di Salerno a confine con la Basilicata – sa regalare, si decidesse di accendere il forno a legna e con l’aiuto di Rosa ‘a Fasola, una sorta di planetaria umana che riusciva a montare anche cinquanta uova solo con la forza delle braccia, si sfornassero enormi quantità di biscotti da condividere con il vicinato perché “le bocche sono sorelle”, amava ripetere Teresina, e dunque il cibo andava condiviso soprattutto con i meno fortunati.
Agli inizi di marzo era solita tornare a casa Antonia, la nipote preferita, che studiava filosofia a Roma. Pensando di fare cosa gradita, Antonia portò in regalo a mamma Teresina una torta che in quegli anni stava riscuotendo grande successo nella capitale soprattutto per il suo valore simbolico: la torta mimosa. Il dolce, come pure la Festa della Donna, era totalmente sconosciuto a Montesano, e la torta fu accolta con grande diffidenza: la crema chantilly con la quale era farcita venne immediatamente catalogata come stucchevole, la panna non era gradita ai palati di Teresina e Nicolina, e non solo.
A nulla valsero le spiegazioni di Antonia su quel dolce tutto al femminile assurto a simbolo della Giornata della Donna. L’unica farcitura possibile per una torta era, per loro, solo la crema pasticcera al limite arricchita da cioccolato rigorosamente fondente.
Non si perse d’animo Antonia, d’altra parte buon sangue non mente, e con la ricetta di famiglia del pan di Spagna e quella collaudata della crema pasticcera sperimentò la “sua” torta mimosa, uguale nella forma ma non nella sostanza a quella romana.
Manco a dirlo, il sapore del dolce – che era poi quello della memoria – incontrò immediatamente l’approvazione di tutta la famiglia e anche quella del vicinato. Così, dagli anni ‘70 in poi a Montesano a cavallo dell’8 marzo si fa la torta mimosa di Antonia, mia zia.
Torta Mimosa
Di Antonia Di Giuseppe
Ricetta raccolta da Carmen Autuori
Tempo di preparazione: 40 minuti
Tempo di cottura: 30 minuti
Ingredienti per 10 persone
- Per il Pan di Spagna
- 6 uova
- 180 g di zucchero
- 150 g di farina
- 1 bustina di Pan degli Angeli
- 1 pizzico di sale
- Burro e farina per la teglia
- Buccia di limone grattugiata
- Per la crema
- 8 tuorli
- 240 g di zucchero
- 100 g di farina
- 1 l di latte intero
- 1 buccia di limone (intera)
- Per farcire
- 400 g di ananas sciroppato
- Per la bagna
- 1 l di acqua
- 200 g di zucchero
- 1 limone buccia
- 150 ml di liquore limoncello
Preparazione
Per il Pan di Spagna
Montare, con l’aiuto delle fruste elettriche, i tuorli con lo zucchero ed il sale e separatamente gli albumi.
Aggiungere a cucchiaiate la farina precedentemente setacciata con il lievito nei tuorli.
Mescolare molto delicatamente il composto con gli albumi montati a neve, aromatizzare con la buccia di limone e versare in una teglia precedentemente imburrata e infarinata. Infornare a 180° per circa 30 minuti. Una volta intiepidito, sformare il Pan di Spagna.
Per la crema
Portare a bollore il latte con la buccia di limone. In una casseruola dal fondo spesso, montare tuorli e zucchero e setacciarvi la farina. Aggiungere il latte caldo e far addensare la crema su fiamma dolcissima rimestando continuamente.
Per la bagna
Bollire per circa 15 minuti acqua, zucchero e bucce di limone. Spegnere il fuoco e lasciar intiepidire, quindi diluire con il liquore.
Tagliare la parte superiore del pan di Spagna che si userà una volta farcito il dolce a mo’ di coperchio.
Scavare delicatamente il pan di Spagna avendo cura di conservare l’interno che servirà da decorazione.
Bagnare con lo sciroppo preparato in precedenza.
Farcire con 3/4 della crema pasticcera e l’ananas sciroppato tagliato a pezzi piccoli.
Ricoprire con il disco di pan di Spagna.
Spalmare la restante crema sia alla sommità che ai bordi del dolce e ricoprire il tutto con l’interno della torta ridotto in grosse briciole.
Dai un'occhiata anche a:
- Il rito del caffè
- La mia Charlotte alle ciliegie
- La ricetta del Trionfo di Gola, il dolce più opulento della pasticceria siciliana
- I triiddi di Rofrano: il futuro è nella tradizione
- Il migliaccio di donna Bettina
- È (ancora) il tempo migliore delle alici
- Lasagna d’autunno
- L’insalata di riso alla cilentana: una ricetta “cuoncio cuoncio”