di Gianmarco Nulli Gennari
In Friuli Venezia Giulia è stato ridefinito il concetto del vino bianco italiano di qualità. Qui alcuni produttori, dagli anni ’80 in poi, hanno impresso una svolta, lavorando sulla gestione dell’ossigeno, sulla fermentazione malolattica e su una gestione spesso calibrata del rovere tostato francese; utilizzando uve autoctone come il tocai (ora “friulano”), la ribolla gialla, la malvasia istriana, e alloctone (ma sauvignon, pinot blanc e gris, chardonnay, sono vitigni che ormai si possono considerare di casa nelle province di Udine e Gorizia).
Negli ultimi anni va registrata una certa divaricazione stilistica: da una parte bianchi grassi e burrosi, sul modello della Borgogna, ispirati o meno; dall’altra interpretazioni più semplici, non “dimostrative”, giocate sulla freschezza e la mineralità.
I vini rossi, di contro, considerati spesso la cenerentola del territorio, ottenuti anch’essi da varietà indigene (refosco, schioppettino) e francesi (cabernet, merlot), hanno acquisito negli ultimi anni una certa grazia olfattiva e un palato ricco di suggestioni, dinamico, tutt’altro che banale, anche se i picchi qualitativi sono ancora pochi.
Queste le impressioni ricavate dagli assaggi al Kursaal, la cui top ten, arricchita da diversi outsider, è la seguente:
Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto 2010 – Petrussa. Nella piccola enclave di Prepotto i produttori hanno ormai decisamente puntato su questa varietà autoctona (chiamata schioppettino o ribolla nera) e da qualche anno hanno ottenuto il riconoscimento della sottozona nella Doc. Questo bicchiere dimostra le potenzialità enormi di un vino-vitigno considerato fino a qualche tempo fa poco più che una curiosità locale. Al naso si susseguono note nette ed eleganti di spezie orientali, di pepe, di chinotto, balsamiche. Il sorso è vibrante, il tannino è perfettamente integrato, c’è polpa e frutto (di bosco), l’acidità dona ritmo, la persistenza è notevole. 92/100. Da segnalare anche un Merlot molto personale (il 2010 è “verticale”, il 2003 ancora in ottima forma) e un fragrante Friulano 2012.
Rosazzo Docg Abbazia di Rosazzo 2011 – Livio Felluga. La famosa cantina della carta geografica ha rilevato nel 2009 gli storici vigneti dell’abbazia di Rosazzo, decidendo di riunire le uve (60% friulano, poi sauvignon, pinot bianco, ribolla gialla, malvasia istriana) in un unico blend che viene affinato un anno in botte grande. Ottimo il risultato: sentori vegetali, minerali e di frutta secca all’olfatto; bocca fresca e piena, profondità gustativa, bel succo, lunga chiusura su note agrumate (pompelmo). 90/100. Molto gradevole e bevibile il Nuarè 2011, vin de soif in salsa friulana.
Colli Orientali del Friuli Friulano Vigne Cinquant’anni 2010 – Le Vigne di Zamò. L’annata in commercio è la 2011, ma il produttore ha presentato al banco anche questo esemplare e il 2009, dimostrando le capacità evolutive del vitigno (che facciamo ancora fatica a non chiamare più tocai…). Al momento è il 2010 a esprimersi meglio, ma solo di misura: al naso definite note di salvia, più sfumati i toni di mandorla e nocciola; al palato è molto elegante ed equilibrato, il finale è luminoso, con continui rimandi agli agrumi, alle spezie e alle erbe aromatiche. 89/100
Colli Orientali del Friuli Rosso Solsire 2009 – Aquila del Torre. Azienda prevalentemente bianchista (il sauvignon Vit dai Maz 2011 è buonissimo), stavolta colpisce con questo blend di Merlot (60%) e Refosco dal peduncolo rosso (40%). All’olfatto presenta intriganti note di cenere spenta, spezie orientali, corteccia; in bocca è molto pulito, con tannino di buona grana, carattere originale, un riuscito mix tra un rosso mediterraneo e uno nordico; chiude lungo sul chinotto e la macchia. 88/100
Colli Orientali del Friuli Friulano 2012 – Vigna Petrussa. Per ora lo preferiamo allo Schioppettino, fiore all’occhiello dell’azienda (il 2009 è un bel vino, con note di pepe verde e tannino importante, ma ha bisogno di un po’ di bottiglia). Al naso questo friulano presenta accenni delle tipiche note di mandorla ed erbe aromatiche; più grintoso al palato, bel frutto croccante, classica chiusura amarognola. Un anno in botte grande. 87/100. Una nota di merito per il dolce Desiderio 2010, al momento più pronto del Picolit di pari annata.
Collio Friulano Ris. 2009 – Renato Keber. L’appartato vignaiolo di Zegla ci ha abituato da anni a vini seri, maturi, generosi, lasciati a lungo nel vetro prima di essere proposti al pubblico. Non fa eccezione questa riserva, affinata per 12 mesi in botte grande, con note balsamiche e di frutta secca al naso, di gran carattere in bocca, polposo e sapido, di buon allungo in chiusura, dove emerge (ed avvolge) il fraseggio tra una schietta mineralità e la tipica mandorla del miglior tocai. 87/100
Colli Orientali del Friuli Bianco Sauvignon 2012 – Dorigo. Cantina e gran parte dei vigneti nuovi per una storica firma del vino friulano d’autore. Questo esemplare, affinato in acciaio, è lontano dal modello adottato da diversi produttori in regione, che prediligono esaltare le classiche note erbacee della varietà aggiungendo i toni dolci e vanigliati del rovere. Questo, al contrario, è un fresco bianco d’annata, dall’olfatto magari riservato, ma molto equilibrato al palato, strutturato, di bella beva e personalità. 86/100. Interessanti le ultime annate 2010 e 2009 di Montsclapade, il noto rosso di punta della casa, davvero ottima la 1996.
Isonzo Pinot Grigio Gris 2011 – Lis Neris. Ad Alvaro Pecorari va un grazie per aver portato a Merano una piccola verticale di questa etichetta (che comprendeva il 2010 e un sontuoso 2007) e spiegato in dettaglio l’evoluzione del suo pinot grigio, affinato per 10 mesi in tonneaux usate. Il 2011 presenta una risoluta traccia balsamica all’olfatto, con sfumatura di erbette aromatiche e frutta bianca matura; bel ritmo al palato, succoso, una scia minerale accompagna il finale ricco e quasi piccante. 86/100. Da non perdere anche il Friulano 2011 La Vila.
Collio Bianco Col Disôre 2009 – Russiz superiore. In primo piano note di balsami e spezie, poi emergono la frutta liofilizzata e la buccia d’agrume; bocca molto sapida, ritmata, coinvolgente, agile e tenera. In chiusura emerge la frutta matura e torna la nota speziata del legno. Un vino legato ai parametri degli anni Novanta, però ben fatto. Pinot bianco in prevalenza, poi friulano, ribolla gialla, sauvignon. Un anno in botte grande. 85/100
Isonzo Pinot Grigio Dessimis 2011 – Vie di Romans. Mette in fila (e non è la prima volta) le più blasonate etichette della casa, a base di chardonnay e sauvignon. Che potrebbero però prendersi la rivincita dopo un po’ di affinamento. Bel colore ramato, lievi note minerali e floreali al naso; sapore intenso e articolato, conserva slancio e ritmo anche in persistenza, con sottili rimandi aromatici e speziati. Ha una raffinatezza un po’ algida, ma il vino c’è. 85/100
Da segnalare anche: Sauvignon Cicinis 2011 di Attems, Bianco Broy 2011 di Collavini, Carso Merlot Dileo 2007 di Castelvecchio, Riesling Afix 2012 di Jermann, Friulano 2012 Torre Rosazza.
Peccato non aver potuto degustare i vini della gran parte degli artigiani del Carso, non presenti al Merano Wine Festival
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