di Enrico Malgi
La Stipula rappresenta sicuramente una delle migliori interpretazioni di spumante Metodo Classico nelle due versioni bianca e rosé, sfatando così il mito che al Sud non fosse stato possibile produrre ottime bollicine, soprattutto per motivi climatici. Perché si sa che le uve degli spumanti hanno bisogno di crescere in un ambiente non molto caldo per preservare l’acidità. E poi si è sempre pensato che le varietà nostrane non erano all’altezza delle specie francesi, soprattutto come il pinot nero e lo chardonnay che si usano con ottimi risultati in Trentino, in Franciacorta, nell’Oltrepò Pavese e nell’Alta Langa. Ed invece in Sicilia, in Puglia, in Campania, in Basilicata ed in Calabria gli esiti raggiunti recentemente sono molto soddisfacenti, utilizzando quasi soltanto varietà locali. In aggiunta poi al fatto che i vitigni sono coltivati quasi sempre in media ed alta collina, così da godere di una buona escursione termica e di una temperatura non troppo elevata.
E questo è proprio il caso dell’etichetta La Stipula Vino Spumante di Qualità Rosé Brut Metodo Classico di Cantine del Notaio, che col millesimo 2013 si è piazzata al secondo posto a Radici del Sud, così come hanno sentenziato i giudici dei Wine Writers.
Aglianico in purezza, coltivato sui fianchi del Monte Vulture. Fermentazione per quindici giorni e successivo passaggio in acciaio. Rifermentazione in bottiglia e poi un anno e mezzo di affinamento sulle fecce in grotte tufacee. Sboccatura senza aggiunta di zucchero e ricolmatura fatta con lo stesso vino. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale della bottiglia di 18,50 euro.
Pregevole il colore rosa antico. Bollicine piccole, calibrate, numerose e durevoli per un perfetto perlage, che nella classificazione francese si usa indicare come “mousse”, “ténue” e “cordon”. Bouquet espansivo e persistente, che riesce a sedurre le narici, “frizzicandole” a dovere. Deliziosi i profumi di piccoli frutti del sottobosco, in modo particolare di ribes nero o “cassis” come dicono i francesi, agganciati ad arieggianti rimembranze di mandarino, di pesca gialla, di vaniglia, di glicine, di sambuco e di salvia. Canonici poi i ricami di crosta di pane e di patisserie, che si avvinghiano a sussulti delicatamente sulfurei. In bocca subito aria fresca alitata da un sorso brioso, dissetante, morbido, secco, cremoso, sapido, slanciato ed elegante nel suo albagico portamento. Sontuoso, dinamico, effervescente, sgrassante e lungo l’appagante finale. Davvero un ottimo spumante da abbinare a finger food, molluschi, crostacei, crudité e latticini.
Bisogna dare atto a Gerardo Giuratrabocchetti, l’impagabile patròn aziendale, ed a tutto il suo staff con in testa il professore Luigi Moio di avere prodotto davvero un ottimo spumante e per di più ad un prezzo molto contenuto, che ha poco da invidiare a quelli più famosi dei vocati territori del nord Italia.
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Enologo: Luigi Moio
Ettari vitati: 30 – Bottiglie prodotte: 250.000
Vitigni: aglianico, malvasia, moscato, fiano, chardonnay e sauvignon blanc.