di Marco Milano
Ha visto i suoi natali, a Vercelli, “Quanto”, la “start up del riso che promuove la conoscenza scientifica sui temi dell’alimentazione (e non solo)”, spin off dell’Università dell’Insubria, lancia sul mercato “Ebano”, il riso nero ecosostenibile corto che non ha bisogno di trattamenti e consuma poca acqua. “Il nostro compito – ha spiegato la founder, la professoressa Anna Cecilia Rosso – è diffondere la cultura della conoscenza”. Il riso nero “Ebano Quanto”, ultimo nato della start up, cresce in modo biologico e veloce, è sostenibile, ha bisogno di poca acqua ed è naturalmente resistente alle malattie e parassiti, quindi, non deve essere trattato. “Piace molto perché, per essere un riso medio – viene spiegato – ha una consistenza diversa rispetto ai soliti risi integrali grazie anche alla sua capacità di assorbire meglio i sughi. Inoltre, dal punto di vista nutrizionale è molto bilanciato perché, così come il rosso, è un riso integrale”. Rispetto agli altri risi integrali neri questa nuova varietà è la più precoce nei tempi di maturazione. Può essere seminata anche a fine giugno inizio luglio e nel giro di novanta giorni è pronta per la raccolta. La pianta arriva a poco più di sessanta centimetri di altezza. Ha una bassa capacità produttiva ma una buona resa alla lavorazione. Si semina fino ad inizio luglio a file interrate, in terreni di medio impasto e sabbiosi.
Inoltre, ci sono le tipologie di riso “Carnaroli Quanto”, ideale per risotti, insalate e timballi ed il riso “rosso integrale Quanto”, perfetto per accompagnare verdure, vellutate e zuppe. La start up ha deciso di selezionare per la distribuzione del proprio riso solo una nicchia di negozi, quelli più sensibili al quadro di valori aziendali, l’ecosostenibilità e la passione per la scienza. Per garantire la distribuzione anche a livello nazionale è stato aperto un ecommerce e sono presenti anche su Amazon (sito internet www.quantoriso.com). “La filosofia di Quanto è quella di credere che la mente, e non solo il corpo, deve essere correttamente e sufficientemente alimentata, per affrontare le sfide del futuro, nel rispetto non solo del nostro pianeta, ma anche delle persone che lo abitano.
Aiutandosi e relazionandosi con maggiore rispetto, si può migliorare, dal basso, l’intera società. Un bene di largo consumo, come il riso, si impegna a divulgare la ricerca scientifica, portandola sulla tavola di tutti. Avvicinare il cittadino alla scienza significa creare una nuova coscienza sociale, promuovendo così un percorso comune che, attraverso l’opinione pubblica, possa raggiungere anche le istituzioni o comunque una nuova dimensione nel rapporto sociale”. La founder Anna Cecilia Rosso è riuscita ad unire una storica tradizione familiare (è originaria di Vercelli, e la sua famiglia sia da mamma che da papà, produce riso da diverse generazioni) alla sua passione per la divulgazione dei valori della scienza. La famiglia Rosso, va detto, si è dedicata fin dall’inizio del Novecento alla coltivazione del riso nella campagna del vercellese. La storia familiare arriva al trisavolo Pietro Rosso, il pioniere. Nel corso degli anni, molti dei discendenti si sono occupati più o meno direttamente del riso. L’ultima erede è, appunto, la bis-nipote di Pietro, Anna Cecilia, nata in Canada, ha studiato economia alla Bocconi, emigrata a Londra nel 2007 per un dottorato all’University College of London, oggi professore universitario e vive a Milano. La start up che ha fondato con il marito Andrea Bracchi “è di nicchia, produce poco più di mille scatole all’anno di riso, differenziate in tre linee – questa la presentazione – Parte della produzione di riso è della famiglia, la start up si occupa di selezionare le migliori varietà, della commercializzazione del prodotto finito e di comunicare come opera e quali sono le caratteristiche del riso”. E non va dimenticato che è proprio l’Italia, con i suoi oltre duecentomila ettari coltivati tra Piemonte e Lombardia, a detenere la palma di maggiore produttore europeo di riso. “La passione per il riso è nel mio dna e io l’ho coniugata con il mio amore per la scienza – spiega Anna Cecilia Rosso – Mi sono resa conto che, per colpa di noi ricercatori, tutto quello che noi sappiamo e studiamo non viene recepito nella nostra società. Ho pensato allora ad un modo semplice e alternativo di portare i messaggi della ricerca, sfruttando la capacità aggregativa del cibo, in questo caso il riso. E così è nato QuantoRiso.com. Quanto non è solo riso, ma è anche un portale finalizzato alla divulgazione scientifica. La capacità di comunicare la ricerca rimane un tema molto importante nella nostra società, il cui limite è emerso per esempio durante il covid, quando i principi della scienza sono stati più volte messi in discussione”. E ora dopo il varo del riso “Ebano” a breve arriverà un nuovo riso “Quanto” rosso. “Una varietà prodotta in maniera più sostenibile – aggiunge Anna Cecilia – sarà annunciata nei prossimi mesi. Quindi non solo diffusione di conoscenza ma anche di nuovi prodotti che possano rispettare la natura”.
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