La Sardegna di Vinodabere: i migliori Vermentino di Gallura dell’evento sul vino sardo a Roma

Pubblicato in: in Sardegna
Li Seddi - Vermentino di Gallura

di Raffaele Mosca

Una panoramica sui vini dell’isola delle spiagge bianche e dei nuraghi nell’unico evento sulla terraferma italiana che permetta di esplorarla un in tutte le sue sfumature. L’anno scorso avevamo presenziato alla prima edizione, dove il protagonista era stato il Carignano del Sulcis.

Nella seconda edizione de La Sardegna di Vinodabere, un lungo approfondimento è stato dedicato al Cannonau, ma preferiamo partire dal bianco più importante dell’isola, il Vermentino, che è allo stesso tempo il vino sardo più conosciuto nel continente e quello che ha subito più stravolgimenti nel tempo. Questo perché il binomio acque cristalline = pesce e bianco leggero è un mero costrutto degli alloctoni che hanno colonizzato le sponde sarde per costruire alberghi e club esclusivi o che più semplicemente hanno sfruttato il brand “Sardegna” come traino per ristoranti di pesce tutto meno che sardi. “ Mi viene da sorridere quando vedo ristoranti etichettati come sardi che propongono solo cucina di mare – ha spiegato Maurizio Valeriani, direttore della testata Vinodabere – in realtà la cucina dell’isola è quasi esclusivamente di terra”.

Lo stesso problema lo ha il Vermentino, che nella tradizione locale sarebbe più un rosso camuffato da bianco che un bianco vero e proprio. Qualcuno, però, ha ricalcato lo stereotipo sopraccitato ed ha aumentato rese, espiantato vigne antiche e cambiato sesti d’impianto, adottato tecniche di cantina piuttosto invasive per trasformarlo in qualcosa di leggero ed aromatico: una sorta di piccolo Sauvignon in salsa mediterranea , con una bocca sottile e senza guizzi, un grado alcolico relativamente basso e un po’ di residuo zuccherino a foraggiare la sua “piacevolezza universale”. Un modello che ha avuto molto successo nella fascia più bassa del mercato, ma che in un momento in cui consumi calano  e l’inflazione erode i margini, rischia di trascinare chi lo segue in un baratro.

Per fortuna qualcuno ha già cambiato target e, in effetti, il quantitativo di vini più che discreti assaggiato in quest’occasione è stato superiore rispetto al previsto. La rivoluzione ha attecchito sia in zone meno battute, come ad esempio la Romangia, nel sassarese, che in territori “clou” come la Gallura interna e il Golfo dell’Asinara..

Il Vermentino sardo nella sua accezione meno “edulcorata” è un bianco carnoso, avvolgente, mediterraneo al 300%. L’ abbraccio alcolico lo rende tutto meno che gracilino, a maggior ragione se proviene da vigneti vecchi. Ma la potenza è solitamente abbinata ad integrità, freschezza adeguata e salinità esplosiva: dire che a volte ci sente dentro il mare non è solo retorica.

Pesci grassi come tonno, branzino o cernia possono tenere testa a tutta questa ricchezza, ma con la cucina di terra sta anche meglio: l’alcol può aiutare molto, per esempio, nell’accoppiata con zuppe di verdure e legumi.

Quanto all’invecchiamento, certamente un bianco sardo non può eguagliare un grandissimo Chardonnay di Borgogna o un Riesling di Mosella. Ma non è neanche detto che debba essere consumato subito: anzi un paio d’anni in più di riposo in cantina consentono al frutto di lasciar spazio ad aromi più complessi. Diciamo che, in linea di massima, l’ alcol contribuisce ad un evoluzione stabile per almeno quattro-cinque anni e la salinità compensa l’acidità non elevatissima. Il vino più “invecchiato” in degustazione, un 2015 in format magnum, sembrava aver raggiunto il suo apice massimo di godibilità: buonissimo adesso e per qualche altro annetto.

Detto questo, ecco i tre Vermentino di Gallura – più un intruso – da non perdere:

 

Fara –   Jolzi Bianco IGT 2022

Cominciamo proprio dall’intruso nel quintetto, ovvero l’etichetta di un piccolo produttore della Romangia, storico areale vitivinicolo nel nord-ovest della Sardegna. Le vigne hanno più di 30 anni, si trovano su dune sabbiose a due passi dal mare e non hanno bisogno di trattamenti perché il vento le sferza da mattina a sera. Il vino nel calice tende al dorato ed esprime con grande veemenza il calore della zona: pesca gialla, albicocca, gelsomino, soffi iodati e di macchia mediterranea. Estroverso e avvenente – ma senza dolcezze – l’alcol è una presenza discreta che rinvigorisce la struttura senza compromettere lo sviluppo, che scorre preciso fino alla chiusura marina. Non facilissimo da reperire, ma se vi capita di trovarlo non fatevelo scappare.

 

Li Seddi – Vermentino di Gallura Li Pastini 2022

Sempre vigne vista mare, battute dal vento, ma la zona è quella della costa tra Castelsardo e Santa Teresa Gallura, che lambisce il golfo dell’Asinara. Il vigneto ha più di 60 anni ed è piantato a piede franco, su sabbie granitiche che tengono lontana la fillossera. Ha un profumo abbastanza austero, di agrumi e iodio con fondo di pompelmo e origano, senza concessioni sulla dolcezza. Il condensato di iodio, macchia mediterranea e frutta a guscio estiva ritorna puntuale anche al palato: camuffa bene i 14 gradi alcolici e lo fa sembrare molto più snello e dinamico di quanto s’immaginerebbe. Sarà anche meglio tra un anno.

 

Jankara – Vermentino di Gallura Superiore 2022

Il Vermentino nella declinazione di una delle aziende che con più convinzioni e da più anni puntano sulla qualità senza compromessi in terra gallurese. La zona è quella della Vena di San Leonardo, un’ insieme di colline tra il Lago Liscia e il Monte Limbara che hanno fama di “Grand Cru” del Vermentino. L’altitudine delle vigne – circa 300 metri sul mare – plasma un profilo freschissimo: quasi balsamico in apertura, poi soave di gelatina di agrumi, gelsomino e mandorla dolce. Tonico si, salato senz’ombra di dubbio, ma con struttura ampia, smussati da ritorni glicerici, incalzata da rimandi agrumati nella chiusura di precisione encomiabile. E’ agli albori del suo percorso: la 2015 assaggiata in sequenza dimostra che, nell’arco di qualche anno, comincerà a sviluppare quelle sfumature idrocarburiche e mielate che fanno andare fuori di testa gli amanti – come il sottoscritto – dei bianchi invecchiati.

Vigne Surrau – Vermentino di Gallura Montidimola Vendemmia Tardiva 2021

Uno brand più conosciuti del vino gallurese: forte di una qualità mediamente molto buona che va di pari passo con la facilità reperibilità dei vini sul mercato nazionale. Questo è il cru aziendale da uve raccolte in ritardo, con breve macerazione sulle bucce seguita da un affinamento “ibrido” tra botti grandi, cemento e anfora. Rispetto agli altri tre vini lascia emergere con più immediatezza la parte evolutiva del vermentino: pietra focaia, curcuma e marzapane su fondo di albicocca e miele d’acacia. Estremamente tonico e agrumato in apertura; poi più glicerico e avvolgente, con chiaroscuri minerali e rimandi di frutti secca che danno tridimensionalità a un finale di splendida profondità.


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