di Pinuccio Alia
La prima volta che incontrai Fulvio, avvenne alla Locanda.
Era venuto a cena in compagnia e si era fermato anche a dormire. Il nostro incontro avvenne al mattino, a colazione. Ci parlammo a lungo, mi raccontò la sua cucina ed io rimasi affascinato dalla semplicità delle sue parole e dai suoi occhi lucidi, commossi ed anche preoccupati per la sfida che stava vivendo.
Aveva appena aperto la “Taverna Kerkira”
Mi raccontò e mi rimase impressa una bellissima storia d’amore, quella tra il suo papà Rosario, bagnarota insegnante elementare e Capitano dei Bersaglieri che, da volontario, venne aggregato alla divisione Acqui, di stanza nell’isola greca, e la sua mamma corfiota, MariKa, figlia di un ufficiale della guardia Reale che ostacolava, per motivi ovvi, questa storia.
Rosario, dotato della sola divisa estiva ,sbarcò, sul fronte greco-albanese. Arrivò l’inverno gelido ed inclemente e subì il congelamento di due dita del piede .
Per questo motivo venne trasferito a Kerkira e lì conobbe una bellissima ragazza di nome MariKa ,dieci anni più giovane.
Se ne innamorò perdutamente, nonostante le contrarietà della famiglia. Subito dopo l’armistizio, la Divisione Acqui, è storia, fu quasi completamente sterminata nel settembre ’43 dalla Wehrmacht a Cefalonia e a Corfù. Ai superstiti i venne consigliato, o di sciogliersi ed aggregarsi ai tedeschi, oppure tornare con mezzi di fortuna in italia .
L’esercito era allo sbando, Rosario riuscì a salvarsi perché la famiglia di MariKa lo tenne nascosto nella casa della zia.
Il nascondiglio non era sicuro e dovette sobbarcarsi a tante peripezie. Arrivò a nascondersi anche nel caveau di una piccola banca, vicina al porto .
I bombardamenti erano continui e la clandestinità era diventata complicata a causa delle tante spie che fornivano informazioni per ottenere qualche piccolo beneficio.
Papà Rosario, accompagnato da uno zio della sua futura sposa, cercava disperatamente di aggregarsi all’esercito italiano che si pensava fosse sulle territorio albanese. Vi si recarono con grandi peripezie senza trovarne traccia, le fine le forze erano allo stremo e decisero di tornare a Corfù,
Trovarono una barca di pescatori che dapprima non vollero trasportarli perchè li scambiarono per partigiani comunisti.
Rosario aveva al collo una catenina con una medaglietta di Santo Spiridione, vedendola i pescatori si convinsero del loro racconto e li riportarono a Corfù.
Era il 1944, Settembre stava per finire, Rosario e Marika finalmente poterono sposarsi.
Con la guerra ancora in atto, a MariKa, incinta di Domenico, venne consigliato di trasferirsi in Italia. Avvenne grazie ad un passaggio di fortuna su un peschereccio.
Papà Rosario, nel frattempo, si era finalmente aggregato al nuovo Esercito Italiano e dovette rimanere sull’isola
A maggio del 1945 a Bagnara nacque il primo figlio.
Per fortuna la guerra stava per finire ed a Rosario venne data la possibilità di trasferirsi in Puglia come addetto al vettovagliamento. Le possibilità di incontrare la moglie erano aumentate.
Finita la guerra la famiglia si ricompose a Bagnara e Rosario tornò a fare l’insegnante.
Fulvio nacque nel 51 e nel 54 Rosa-Evita.
Ad agosto del 1983, Fulvio aprì la Taverna Kerkira evocativa di questa incredibile storia d’amore.
Una domenica di tanti anni fa, andai, con Daniela, a Bagnara a pranzare presso il suo Ristorante molto accogliente con i suoi pochi tavoli e nel quale regnava una bellissima atmosfera . Mangiammo in maniera deliziosa e rimanemmo affascinati da questa cucina un pò calabrese ed un pò greca ma fatta con abile maestria. La trovammo tradizionale e innovativa, particolare ed eccentrica , leggera ed oltremodo delicata.
Concordo con Gianfranco Manfredi che ama follemente questo Ristorante: ”Lo spontaneo stile minimal di questo ristorantino conquista sempre per la sua naturale eleganza, direi la sua poesia, che fa sentire tutti a proprio agio”
Ogni piatto è pensato, tende all’essenziale con accostamenti che non sono mai banali, perché è Fulvio che non è banale.
Studia, riflette, si mette in discussione e crea le sue contaminazioni.
Il suo carpaccio di merluzzo al torroncino è ancora oggi un piatto
indimenticabile.
Procuriamoci per quattro persone un filetto di merluzzo freschissimo, tre etti o poco più. Riduciamo a filetti una cipolla rossa di Tropea e di quattro arance ricaviamo un bicchiere di succo.Qualche foglia di basilico tagliata a julienne e del buon olio di uliva come qualche grano di pepe rosa e del sale alla lavanda, sono oltremodo necessari.
Come pure sei torroncini, rigorosamente di Bagnara, che tritureremo.
Aiutandoci con un coltello bene affilato, riduciamo il filetto di merluzzo in fettine sottilissime, mettiamole a marinare per mezz’ora nel succo di arancia.
Al momento di andare in tavola disponiamo il carpaccio nel piatto di portata, condiamo con la julienne di cipolla e con altro succo di arancia, spolveriamo con il tritato di torroncino , il sale aromatizzato, il basilico ed un filino di olio di uliva.
Sarete conquistati dalla complessa armonia di questi sapori.
La storia di Papà Rosario e di Mamma MariKa, oggi ancora splendida e fiera dei suoi 94 anni, ci aiuta a capire, se ce ne fosse bisogno, che l’amore è il concetto universale che è scritto nel DNA di questa famiglia.
Fulvio unitamente alla sorella Rosa Evita , regina dei dessert ed a Maria Luce, la nipote, che governa la sala, giorno dopo giorno regalano questo Amore, con il quale sono cresciuti, ai pochi fortunati che trovano posto in questa suggestiva Taverna.