Colpo di scena durante la strepitosa degustazione di Taurasi 1999 organizzata dal nostro gruppo Slow Wine al Castello Marchionale di Taurasi: prende la parola Antonio Caggiano per commentare il suo fantastico Macchia dei Goti:
“Mi fa piacere stare qui, prima di me Taurasi era un vino, non un comune. Ho avuto la fortuna di realizzare il mio sogno, ho creato insieme a Luigi Moio la prima cantina di accoglienza e la gente a cominciato ad arrivare qui. Tanto è stato fatto, tanto avrebbe potuto essere fatto e purtroppo è rimasto una chiacchiera. Voglio però dire che la docg così com’è non va bene. Il Taurasi Montemarano è diverso dal nostro, non dico se sia meglio o peggio, dico che è diverso. Allora questa cosa andrebbe sottolineata, si facesse un’altra docg. Taurasi deve essere identificato con il nostro comune o con l’area immediatamente limitrofa”.
Una posizione che ha dominato la serata: contrario Ciriaco Cefalo (I Capitani) e Sandro Lonardo: “Ancora dobbiamo far conoscere l’Aglianico e il Taurasi in Italia e nel mondo, sarebbe assurdo dividerci. Non ci servono ritorni al campanilismo e al medioevo”.
Forse però l’individuazione di sottozone, come è stato fatto per la doc Costa d’Amalfi (divisa tra Furore, Ravello e Tramonti). Ma il tema è talmente delicato che sarà difficile passare dalle chiacchiere a una decisione concreta.
Dai un'occhiata anche a:
- Meloni usa il bazooka contro il cecatiello paupisano che, nel suo piccolo, s’incazza
- Selvaggia Lucarelli e il selvaggio social West: il caso di Giovanna Pedretti
- Una serata NI in una trattoria di mare
- O la critica gastronomica è positiva o viene rifiutata. Perché cuochi e pizzaioli non accettano le critiche?
- In Italia mancano 250mila figure professionali, ma la colpa è dei titolari
- Congresso Assoenologi a Cagliari: cinque cose sul mercato da mandare a memoria
- Ristoranti, gli aumenti dei prezzi sono giustificati?
- Dieci incazzature estive che fanno restare a casa i clienti