La margherita di Cracco
Da Fanpage e da Scatti di Gusto abbiamo visto la margherita di Cracco che è ben lontana da quella, codificata, della Stg Napoletana. L’impressione? Che spesso la deriva gourmet porta ad una regressione culturale. Come se noi ci vestissimo di nuovo con le pellicce di animali. Dove sta la scioglievolezza delle pizze di Ciro Salvo, la gioia espressa da Sorbillo, il ragionamento di Pepe sull’equilibrio tra gli ingredienti della margherita sbagliata, la ricerca dei prodotti di Enzo Coccia?
La deriva del termine gourmet ormai è abusata: a quando i tortellini gourmet, la bagna cauda gourmet, la carbonara gourmet, il babà gourmet?
La verità è una sola: che la perfezione raggiunta dai piatti della tradizione italiana sedimentata nel corso degli ultimi due secoli, molto rararmente viene superata dalla cucina d’autore. Si contano davvero pochi casi, e la gente si è stancata di queste esagerazioni che riportano, in questo caso, la pizza ad un semplice pane e pomodoro.
E l’abuso del termine gourmet tradisce il passato togliendoci la gioia del gusto senza portarci nel futuro perché quello che cammina nel mondo globalizzato è il modello identitario.
La margherita di Cracco
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