La Locanda di Alia a Castrovillari
Via Ietticelli, 55
Telefono e Fax +39 0981 46370 Mobile +39 333 5701332
info@locandadialia.it
Chiusura domenica sera e lunedi. Ferie : settimana di ferragosto
Costo del pranzo (vini esclusi) 40,00-50,00 €uro Carte di Credito: Tutte
di Michele Polignieri
“Ci sono persone che hanno il dono.
Hanno il potere di far risuonare alcune note dentro all’anima, svoltarti l’umore, convincerti che la vita non è così brutta quando gira male ed è bellissima quando invece sì.
E forse non serve neppure che siano grandissimi o tecnicamente perfetti, o geniali. Semplicemente hanno il dono supremo di saper toccare le corde giuste delle emozioni come il chitarrista sa esattamente dove sfiorare le corde della chitarra*”.
La sua cucina è garbata, fine e delicata, come il suo sorriso; un sorriso che non t’aspetti abituati come siamo alla saccenteria di suoi colleghi, che allontanano anziché avvicinare: ecco com’è Gaetano Alia; ha il dono, quel talento cioè che non si apprende, e non si impara in nessuna scuola di cucina; è pura inventiva senza ricorso a iperboliche declinazioni e sciupìo di tecniche che, il più delle volte, esprimono banali effetti speciali, insipienza pura, cioè, senza sostanza; quel potere innato che gli consente di farsi apprezzare ed amare a prima vista. Lui losa e lo scrive anche sul banner di benvenuto del ristorante.
Non si puo comprendere la cucina di Gaetano senza una conoscenza sulle provenienze delle culture territoriali;
tra i luoghi inventati dal Buon Dio, questo scorcio dI Calabria “Pollinica”, abbondantemente permeata dalle etnie albanesi nei territori definiti appunto “arbëreshë” ed identificata come Calabria Citeriore, ci regala una agricoltura e cucina fatte di delicate vibrazioni, non invasive cioè della natura delle matrici alimentari (pensate alle Lagane e Latte, cioè un semplice tagliolino cotti direttamente nel latte di pecora o di mUcca per il pranzo del giorno dell’Ascensione di Nostro Signore), che qui hanno casa, senza stravolgere, e tutto ciò si ritrova in accordo mirabile alla leggerezza dell’uomo che nel suo locale inventa ricette i cui tocchi rimandano alla leggenda di Re Mida….Una cosa semplice nelle sue mani diventa un pezzo unico….Rifletteteci su… quando andrete a trovarlo e ditemi se non ricorda ricorda Pietro Paolo Virds, il centravanti del Milan che quel furbaccio di Lihedolm rubò alla Juve con un piatto di lenticchie, colui che entrava in area di rigore come in cerca di un tabaccaio in una città straniera….guardava l’avversario , il portiere, e poi il suo tocco di palla…… Gol!
Le materie prime di Alia vengono assecondate, non stravolte nè trasformate in pacchiano substrato, e per questo rispetto piace la sua cucina cosi come il disuso della Cottura a Bassa Temperatura, artifizio da troppi abusato come calciare la palla in tribuna quando l’azione diventa pericolosa e non sai cosa farne…….
“Il dono non è legato a quello che sai ma a quello che sei, persino quando non sai di esserlo e non riesci a governarlo con la mente…. Il dono è l’anima più profonda che esce e tocca quelli che ti stanno intorno, come la luce illumina e ridefinisce i contorni degli oggetti, delle emozioni, te li fa vedere davvero”.*
Le Due Calabrie.
La Calabria Ulteriore, sottesa dalla Città metropolitana di Reggio Calabria per intendersi, è distante, troppo distante per non consentire a questo territorio cucine diametralmente differenti poichè dominate dalle rispettive derive etniche; la cucina è greca qui, come il capicoddu Azze Anca Grecanico del mio amico Francesco Riggio, e parla dialetti differenti ma che si unificano con il Cosentino sotto l’ombrello delle poche, ma stratosferiche, ricette e matrici condivise: nduja – capocollo – sopressata, acciughe sottosale, novellame di alici sotto peperoncino, “ ciancianiedi” (e tutta la teoria dei prodotti della pesca) , stocco vero (no molva , ling e brosme), da un lato e pasta ‘ncasciata, pasta con le alici,
zafarane chine bocconotti e cannariculi, dall’altro, che rendono intrigante il caleidoscopico orizzonte che qui ci appare.
Tradizione e semplicità fatta gastronomia trasversale in questo piatto.
Non uscite dal locale senza averli provati. Classe allo stato puro
La Locanda di Alia a Castrovillari
Una terra baciata….Non solo mare, non solo montagne.
Una immagine opulenta di questa terra schiacciata tra due mari, mi soccorre per lo straordinario successo della enologia targata CIRO’ E POLLINO, della olivicoltura di qualità indiscussa dalle cultivar Carolea, Tonda di Rossano ed delle alloctone Biancolilla e Nocellara del Belice (specie nel versante jonico verso Vaccarizzo Albanese), ed ancora Cedro, Bergamotto e gli onnipotenti fagioli Poverelli Bianchi del Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Mormanno, Aieta, Scalea, Morano Calabro)………..Un farmaco piu’ che un alimento, così come i suoi rosoli…
..e tutto questo si trova qui da Gaetano, nei piatti e nell’aria che si respira, Stella Michelin per 10 lunghi anni, ingranaggio perfetto e collaudato con Fernando Martino e Daniela Alia, Daniele Vitale (pulcino del vivaio del locale di cui si considera “il secondo” );
ai dolci la bravissima Lucia Alia, classe 1985, fresco conio da “pasticcere” blasonato targato Iginio Massari.
Ecco l’ anima Bizantina del locale, quella propria dei popoli qui arrivati tra il XV e il XVIII secolo dall’Albania, figlia dei collivi o panaghie (grano bollito simbolo della vita che continua condito con cacao, caffè, cannella, chiodi di garofano),
cosi come si fa a Bari nella Basilica di San Nicola in onore del vescovo di Mira; la ricetta di questo dolce di Gaetano, fichi freschi o secchi secondo stagionalità, è un tripudio per voluttà e finezza stilistica.
La cantina è ricca, con decisa sterzata a SUD, tra vigneti calabresi anzicchennò….
Bravo Gaetano, hai vinto su tutto arrivando dove sei, collocando il tuo Ristorante tra le maggiori attrattive gastronomiche italiche e, maggiormente, per aver resistito e non esserti unito a quella terza fetta di Calabria, l’Exteriore, irrimediabilmente persa sotto il peso dell’emigrazione forzata.
Ad Altiora!
“Bello avere il dono!
Che tu scriva, o canti o realizzi un manufatto facendo risuonare la grazia dentro, l’eleganza ma anche forse una profondità sconosciuta a chi ha solo mestiere e tecnica. Cogliere l’attimo e saperlo sintetizzare alla perfezione e forse soffrire come un cane quando non ti riesce, perché il lato oscuro del dono è lo sconforto di arrovellarsi sempre per essere all’altezza”*.
*Lucia Calia – “Senza Oggetto” ( Suoni della Murgia edizioni-2017)
La Locanda di Alia
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