di Fabiola Pulieri
Non tutti sanno che esiste un’oliva bianca, la Leucolea, che è un’antica varietà di olivo da qualche tempo riscoperta nelle nostre regioni, specie in Calabria, tra le province di Reggio Calabria e Cosenza, in Toscana e nell’area della Tuscia nel Lazio. Si tratta di una pianta di olivo unica al mondo che produce frutti dal colore chiaro da cui si ottiene un olio molto particolare usato in tempi antichi come unguento, specialmente nelle cerimonie religiose. La bellezza della leucolea, che significa appunto bianca oliva, è irresistibile e ha suscitato la curiosità di studiosi e appassionati che, anche per per fini decorativi, ricercano questa varietà da inserire nelle proprie coltivazioni e nei giardini.
L’oliva bianca si ritiene sia originaria dell’isola greca di Kasos motivo per il quale è anche nota con il nome di Leucokasos. Venne importata in Italia nel VI secolo d.c. ed iniziò la sua diffusione grazie ai Monaci basiliani, ordine religioso molto attivo nelle nostre regioni meridionali tra il VII e il X secolo. La coltivazione di questa varietà di olivo grazie ai Monaci fu molto estesa e il suo prezioso olio usato nelle cerimonie religiose. Ai tempi della Magna Grecia la leucolea era particolarmente diffusa in tutta la Calabria ma fu via via abbandonata in seguito all’abbandono dei monasteri ed è sopravvissuta allo stato selvatico.
Il colore bianco delle drupe della leucolea è dovuto ad una particolare reazione al momento dell’invaiatura cioè appena prima della raccolta dell’oliva. Durante il suo ciclo annuale la leucolea infatti produce normali olive verdi, ma quando arriva il momento dell’invaiatura la buccia non riesce a pigmentarsi e assume il tipico colore bianco che la contraddistingue. Di solito nelle altre varietà di ulivo le olive si colorano passando dal verde al nero e questo accade per via della degradazione della clorofilla e dell’aumento nella produzione di antociani. Nell’oliva bianca invece questo normale processo non avviene. La clorofilla diminuisce, ma non aumentano gli antociani e il risultato è che la drupa prodotta dall’albero di leucolea cambia il suo colore dal verde al bianco avorio. Da queste olive bianche si ricava un olio di colore molto chiaro che in passato era usato nelle funzioni religiose e per questo motivo era noto anche come olio del Crisma, da cui ancora oggi la cerimonia cattolica della Cresima. Nello specifico gli usi “sacri” di quest’olio trasparente erano molteplici: unzione dei prescelti alle alte cariche imperiali bizantine; olio cerimoniale per l’incoronazione degli imperatori; olio sacro nelle funzioni religiose, come il battesimo, la cresima, l’unzione dei malati e l’ordinazione di nuovi sacerdoti e vescovi. Inoltre l’olio di leucolea era impiegato come combustibile nelle lampade ad olio perché quando brucia produce poco fumo. Dopo circa cinque anni dalla messa a dimora, la pianta di leucolea inizia a produrre i suoi frutti che, a maturazione avvenuta, sono albini (perché privi di pigmenti), hanno forma ovale e polpa carnosa e possono rimanere sulla pianta più a lungo di altre varietà, anche fino a primavera.
Dal punto di vista organolettico l’olio dell’oliva bianca non è molto pregiato. La sua qualità è inferiore rispetto a quella dell’olio extravergine di oliva, è molto chiaro e insapore e le olive, anche se messe in salamoia o sotto sale, risultano sempre senza gusto. Forse questo è il vero motivo per cui la coltivazione di questo antico albero, col tempo, si è via via persa. Oggi si sta puntando molto sul recupero della pianta di leucolea per capire i suoi effetti salutari e l’impiego nella cosmesi.