Tignanello e Solaia nascono in un momento difficile per il vino toscano, quando la reputazione del Chianti non era certo quella attuale. Fu così che Pietro Antinori e Giacomo Tachis lanciarono questi due supertuscans negli anni ’70 con l’introduzione dei vitigni internazionali che affiancarono il sangiovese e le altre uve. A quell’epoca Tachis preferì affidare la scommessa a vitigni considerati affidabili perché studiati e collaudati in tutto il mondo. La storia di una grande sperimentazione che è riuscita a diventare uno spettacolare classico italiano.
La degustazione si è tenuta a Borgo Egnazia nell’ambito della due giorni organizzati dalla Fis con Antinori nel corso dei quali si è tenuta anche la prima verticale di Bocca di Lupo, l’Aglianico di Castel del Monte. Entrambe condotte da Daniela Scrobogna con Piero Antinori e Renzo Cotarella.
Antinori ricorda che il Tignanello nasce per dare una risposta alla crisi di un momento storico difficile, mentre il Solaia (è un toponimo, non di fantasia) nasce quasi per caso, con la vinificazione di una produzione eccedente di Carbernet Sauvignon. Un vino che ha regalato grandi soddisfazioni, soprattutto a partire dal 1997 quando su dichiarato primo al mondo da Wine Spectator.
Solaia 2001 /voto 90
75 Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese, 5% cabernet franc
Annata regolare e interessante. Il vino è figlio di una fase in cui si ricercava la potenza più che l’eleganza. Il colore ha un rubino ben concentrato con sfumatura granata. Il naso è austero, quaso introverso, va atteso. Il centro del naso è occupato da note catramose e speziate, china, grafite, rabarbaro. Note arumata. Al palato è scattante, veloce, piacevole, lungo, di corpo. Fresco, sapido. Sensazione ben bilanciate tra freschezza e tannino. Con il tempo c’è una nota tostata che si fa largo. Nessun segno di stanchezza.
Solaia 2004 /voto 94
Si conferma una delle annate più interessanti di tutto il decennio. Una vendemmia lunga, con un paio di settimane di ritardo rispetto alle altre. Il Cabernet prevale nettamente, con note di menta, violetta, ancora grafite. In generale è più sottile e più elegante del precente. In bocca è splendido, freschissimo con frutta croccante, in perfetta corrispondenza con il naso. Un vino che, dice Daniela, si berrebbe a secchiate. Incredibile come tanta materia abbia la capacità di essere così scattante al palato.
Solaia 2006 / voto 89
Annata non perfetta, recuperata solo a settembre. Annata buona ma non eccezionale. Il naso è più cupo, l’assaggio corrisponde al naso come tannino e acidità ancora in cerca di equilibrio. Comunque chiude bene ed è un vino sicuramente molto interessante. Difficile, però, prevedere un invecchiamento evolutivo.
Solaia 2010/ voto 95
Annata sicuramente positiva. Colore rubino lucente. Naso dolce molto elegante con una fusione tra note mentolate e frutta, grafite, floreali di viola e rosa. Dopo un po’ macchia mediterranea e mirto. Anche in questo caso è un vino che si beve con piacere, spettacolare grazie all’equilibrio e la fusione tra il tannino e la freschezza con una dominanza sapida, ferrosa e lunghissima. C’è alcol (14,5) ma è molto ben bilanciato. Un vino giovane ma ben maturo.
Solaia 2012 / voto 92
Annata siccitosa che ha inciso sulla scarsa concentrazione ed è per questo che il livello di alcol un po’ più bassa. Vino giovanissimo, colore rubino violaceo. Il naso non è complesso ma profondo, segnato dalla ciliegia e da frutti di sottobosco con lampi di china e liquirizia e il ritorno della grafite. Un tannino piacevole, ben equilibrato, lungo, al palato dominano sapidità e freschezza. Una lunghezza incredibile e piacevole.
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CONCLUSIONE
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Il Solaia è un grande classico italiano che nasce da una pignola e impegnativa gestione delle vigna sin nella impostazione del terreno e da tato lavoro in cantina dove ogni particella viene vinificata a parte. Un riferimento per chiunque voglia fare un vino di qualità indipendentemente dall’uva e dal territorio in cui si avvia il progetto.
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