di Gaspare Pellecchia
La grappa e Salerno, direte voi (ricordando l’espressione di un celebre magistrato molisano): “e che ci azzeccano?”. Bene, forse vi ho incuriosito.
Il mese scorso ho avuto per le mani una copia del mensile “Il mio vino”. Qui, in un piccolo trafiletto, leggevo la recensione al libro di Piero Valdiserra (che ringrazio per la signorilità dello scambio di idee intrattenuto col sottoscritto) “50 calici di un bevitore curioso”, vale a dire un calice per ogni anno della sua vita, in quanto il celebre importatore di vini, ha da poco compiuto proprio cinquanta anni.
Nella recensione del libro si parlava anche dell’invenzione della grappa per opera della Scuola Medica Salernitana: giustamente, allora, ho cercato di procurarmi una copia del libro (poi gentilmente donatomi dall’autore). Tralasciando le numerose citazioni a Napoli, a Salerno e più in generale alla Campania, vi segnalo che uno dei calici-paragrafi di questo simpatico volumetto è dedicato proprio al distillato oggetto di questa nostra nota: la grappa, liquore che poco sembrerebbe “azzeccarci” con l’Italia meridionale. Sembrerebbe.Difatti nel paragrafetto, a pagina 53, Valdiserra scrive una cosa non poco interessante: “La grappa pare esser stata concepita dalla Scuola Medica Salernitana”. Caspita, essendo io, tra le altre cose salernitano (e quindi esasperatamente campanilista) occorre indagare!
Mi sono fatto così due conti: Salerno al tempo della Scuola Medica (siamo nel 12° secolo) ospitava un cenacolo, una koiné culturale medico-scientifica di massimo livello mondiale, accogliendo, nei suoi dipartimenti universitari, docenti cristiani, ebrei e musulmani.
Proprio a questi ultimi si deve la scoperta dei processi di distillazione (difatti la parola “alambicco”, proviene dall’arabo “al ambic”) che, sommandosi con la cultura tutta occidentale del vino, dovette in quegli anni così remoti (eppure così evoluti. Altro che medioevo!) portare a brevettare la grappa, in pratica il distillato di vinacce, proprio qui da noi, a Salerno, grappa che veniva poi, chiaramente, impiegata per la preparazione dei medicamenti.
Oggi che Salerno ha riavuto la sua Facoltà di Medicina dopo due secoli di buio (vi ricordo che la Scuola Medica fu chiusa all’inizio del 1800) e che non si può più quindi parlare sempre e soltanto in termini di rimpianto per questo glorioso passato salernitano, mi permetto di lanciare un’idea: perché non si organizza un bel workshop sulla grappa, e più in generale sugli effetti benefici delle bevande alcoliche -assunte moderatamente- sull’organismo umano, proprio alla Facoltà di Medicina di Salerno? Sarebbe un evento “azzeccato”, non trovate?
Corsi e ricorsi: non sarà forse allora un caso che il maggior collezionista mondiale di grappe, nel libro del Guinness dei primati, è il professore salernitano De Crescenzo? (l.p.)
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