16 gennaio 2003
La tenuta è degli Svevi, il re è Manfredi, il terreno argilloso sempre arido quest’anno è straordinariamente inzuppato d’acqua. Qui a Venosa oraziana e ricca di bello, sorvegliata dal placido Vulture ricoperto di boschi, c’è la cantina lucana del Gruppo Italiano Vini, il più grande produttore vitivinicolo del Belpaese che con la formula «tante piccole aziende in una grande azienda» cerca di interpretare i mille volti del vigneto nazionale. Sicilia, Puglia e Basilicata appunto fanno parte del progetto Sud partito cinque anni fa e si capisce perché: nel Mezzogiorno la quantità e il buon rapporto con il prezzo non costituiscono un problema e consentono anzi di affrontare spavaldamente il mercato globale.
Globale la vendita, tipica però la produzione. Quanti vini da tre bicchieri, giriamo la domanda ai panel corazzati di Slow Food e Gambero Rosso, superano di slancio le centomila bottiglie, sì da non creare ansiose difficoltà a chi le compra? Non sarebbe forse questo il momento di offrire certezze produttive agli appassionati invece di inventare ogni anno vini che non ci sono e di cui si favoleggia bevendo altro?
Re Manfredi, questo l’austero Aglianico del Vulture interpretato da Nunzio Capurso (nella foto) che è anche presidente di Tenuta degli Svevi (telefono 0972.374175), esiste davvero, non è solo il nome del figlio di Federico II che da queste parti si è sbizzarrito a costruire castelli per sottolineare meglio in eterno il fallimento del suo progetto politico nazionale. Parliamo di 120.000 bottiglie nate dalle uve degli 84 ettari risistemati a Pian di Camera la cui conduzione è seguita passo dopo passo da Giovanni Montrone, appena appena fuori il centro abitato, che arrivano facili vino ai 14 gradi, un vino del Sud dunque, di corpo, molto concentrato ma anche, e qui c’è lo scarto rispetto alla massa di bicchieri da masticare, di assoluta eleganza di profumi fruttati e di grande equilibrio speziato in bocca. Ora dobbiamo aspettare l’evoluzione, sperando nel tempo per un ulteriore scatto di complessità. Abbiamo, ci dice il produttore, circa vent’anni di tempo.