
di Tonia Credendino
Dopo una breve sosta a Mirabella Eclano, ho deciso finalmente di visitare Calitri, un borgo che da tempo mi incuriosiva. Ogni volta che percorrevo l’asse viario che unisce l’Irpinia alla Basilicata, mi capitava di scorgerlo da lontano: appollaiato su una collina, con le case colorate che sembrano affacciarsi nel vuoto. Una visione che cattura, e che aveva alimentato la mia immaginazione per anni.

Calitri è un borgo di frontiera, sospeso tra due regioni e due culture, e per questo doppiamente affascinante. Viene spesso soprannominato la “Positano dell’Irpinia”, e devo dire che questa definizione non è solo un vezzo turistico: la vista è davvero mozzafiato, e il colpo d’occhio è pittoresco e sorprendente. Non me lo aspettavo così bello, così vivo, almeno nella sua anima.
Un borgo che resiste, tra grotte e cultura
Perché sì, come molti borghi dell’entroterra, anche Calitri soffre: tante case chiuse, tante abitazioni in vendita o in affitto, soprattutto lungo la strada che conduce alla storica caciocavalleria, una zona di grande valore identitario. Qui, molte case custodiscono ancora le grotte scavate nella roccia, un tempo utilizzate come cantine, depositi, e addirittura come ricoveri per animali. Una testimonianza viva di una vita contadina che resiste nella pietra.
Ma nonostante tutto, Calitri non si arrende. Anzi, sorprende per la sua vitalità culturale. Dalla storica Festa di San Canio (25 maggio e 1° settembre), al suggestivo evento “Calici in Grotta” (il 16 agosto), passando per presentazioni letterarie, concerti, festival teatrali e il celebre Sponz Fest ideato da Vinicio Capossela, questo borgo combatte il silenzio con la cultura, con la memoria e con il desiderio di rimanere vivo.
La Gatta Cenerentola: sapore, accoglienza e identità
Per il pranzo, ho scelto un locale che già dal nome prometteva atmosfera e identità: “La Gatta Cenerentola”, incastonato in una grotta del centro storico. Il ristorante è gestito con grande passione da una coppia di Calitri, affiancata dalla loro giovane nipote. L’ambiente è caldo, intimo, autentico: pareti in pietra, tocchi di bordeaux, luci morbide. Un luogo che riesce a essere elegante e genuino allo stesso tempo, senza forzature.
Ad accoglierci, Filomena, la proprietaria, con il suo sorriso aperto e quella gentilezza naturale che fa subito sentire a casa. Il servizio è attento, premuroso, mai invadente. C’è passione vera in ogni dettaglio, dalla mise en place alla selezione dei vini, che include anche uno sfuso, l’Aglianico di Barile, senza etichetta, ma con un’anima decisa e contadina. Sorprendentemente buono.
Abbiamo iniziato con un antipasto della casa, dove spiccavano le deliziose patate alla ualanegna – cotte secondo l’antico metodo contadino direttamente sotto la cenere del camino – assieme a gustose polpettine e un eccellente prosciutto locale.
Il primo piatto è stato una vera scoperta emozionale: le cannazze, pasta spezzata a mano, cotta in un ricco ragù tradizionale, denso e profumato, che sa di domenica e di memoria. Le cannazze sono un piatto simbolo di Calitri, preparato ancora oggi secondo le ricette tramandate nel tempo. In alternativa, abbiamo assaggiato anche degli gnocchi con zucca e salsiccia al finocchietto: un connubio sorprendente di dolcezza, aromaticità e sapidità, tipico della cucina contadina locale.
Per secondo, abbiamo scelto la braciola di vitello, cotta nella stessa salsa delle cannazze, servita con piselli. Un piatto che riporta alle tavole della domenica, dove il tempo ha ancora valore e il cibo racconta storie. E per concludere, una zeppola fritta della casa, semplice e golosa, perfetta con il caffè.
Lasciando il ristorante, con ancora il profumo del ragù che sembrava seguirmi tra i vicoli in pietra, mi sono ritrovata a pensare a quanto queste esperienze siano preziose. In un luogo che a tratti sembra sospeso nel tempo, è proprio la cura dei dettagli, l’accoglienza sincera e la forza delle tradizioni a fare la differenza.
Una bellezza che ci appartiene
In un’epoca in cui spesso si va alla ricerca di borghi “instagrammabili” all’estero, dimentichiamo che l’Italia ne è piena, e che ciascuno di essi ha qualcosa da raccontare. Calitri, con le sue pietre consumate, le sue grotte che custodiscono memoria, la sua cucina sincera e chi ci vive con passione, è uno di quei luoghi che non chiedono di essere scoperti per moda, ma per scelta consapevole.
Scegliere i borghi italiani significa sostenere territori che resistono, significa ascoltare storie vere, sedersi a tavola con chi non ha bisogno di stupire perché ha già molto da offrire. Significa guardarsi attorno e riconoscere che la bellezza ce l’abbiamo sotto casa — spesso dimenticata, ma viva e pronta ad accoglierci.
E allora, prima di cercare altrove, facciamo un passo indietro per fare un passo dentro: nei vicoli, nelle cucine, nei sorrisi dei nostri borghi. Calitri, con la sua anima ruvida e gentile, è il luogo perfetto da cui cominciare.
La Gatta Cenerentola
Via Giuseppe Tozzoli, 83045 Calitri AV
Per orari e prenotazioni contattare:
Tel 0827 38480
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