“Mentre i nostri politici litigano per una poltrona calda, gli imprenditori sono lasciati soli in mezzo alla giungla energetica. Per lavorare 15 giorni di Luglio, mi tocca pagare una bolletta di gas di 978.000,00 a fronte di circa 120.000 dello scorso anno (per 20 giorni di lavoro) Non era meglio andare al Mare?????? #votantonio!”
Una foto e poche amare parole: così l’imprenditore Francesco Franzese, amministratore delegato della Fiammante, fabbrica di conserve storica di terza generazione ormai ha sfogato la sua amarezza quando è arrivata la bolletta che quasi decuplica la spesa e accorcia la scadenza di pagamento. Tutto questo mentre l’Eni passa dai 3,37 miliardi di euro di utili del 2021 agli 11,03 miliardi del primo semestre 2022. Ovviamente non è il solo aumento: +80% scatole, +30% pomodoro, +25% imballi in plastica etichetta, cartoni, poi ci sono i trasporti.
C’è una battuta napoletana, che diciamo in italiano, che rende bene l’idea: i politici italiani per obbedire agli ordini americani hanno giocato con il sedere degli imprenditori e di tutti i cittadini.
Mi domando: era davvero interesse dell’Italia mettersi in prima fila, fare i soldatini di Biden quando la nostra dipendenza energetica era quasi tutta proveniente dalla Russia? Forse a Draghi gli americani hanno prospettato scenari che noi non possiamo neanche immaginare talmente è evidente che siamo andati contro i nostri interessi pur di dimostrarci fedeli alleati.
Di fatto a pagare il conto siamo noi, chi più e chi meno, in ogni famiglia ogni mattino bussa (per modo di dire, in realtà lasciano direttamente l’avviso che obbliga a recarsi alle Poste per far elunghe ora di fila) il postino per le bollette, le multe, i ricalcoli dell’Agenzia delle Entrate, soldi che vanno pagati perchè il ceto politico, per pagare lo stipendio a circa un milione di persone che in Italia vivono di politica, ha creato un meccanismo incredibile: prima paghi, poi si discute. Tutti d’accordo.
Può sembrare strano che in un sito gastronomico trattiamo queste tematiche. Ma se non c’è ricchezza non può esserci gastronomia. Ecco perchè la cosa ci riguarda. E il rischio che la burocrazia divori completamente il Pil prodotto dagli imprenditori ci sta.
Stavolta non si scherza, i fatti parlano chiaro.
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