di Antonella D’Avanzo
Ho iniziato a conoscere la provincia di Avellino, una terra appartata fatta di monti piuttosto che di mare, ricca di panorami unici e talvolta sconosciuti, custode di tesori storici, di prodotti straordinari e sapori dimenticati, piena di sorprese e di eccellenze come quelle vitivinicole, ma anche di salumi, formaggi, ortaggi e molto altro ancora, attraverso “la penna” di un uomo verace, genuino e anche un po’ mattacchione. Un uomo a cui l’Irpinia gli scorre nelle vene, disegna i suoi lineamenti, ne caratterizza la parlata; il suo vino è il Fiano del contadino ed è follemente innamorato di una cipolla che reputa sia la regina delle cipolle italiane: la ramata di Montoro, “la rossa tra le rosse”!
Vive a Forino, dove con la sua meravigliosa famiglia gestisce un agriturismo, ma la vera colonna portante dell’azienda-famiglia è sua moglie Flavia: una grande donna, bella e allegra, solare e dolce, di forte energia e anche molto paziente…credo non sia facile “gestire e sopportare” l’irpino 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 :-). Chi lo conosce e legge queste righe sa bene che sto parlando del grande e caro amico Lello Tornatore un mito nel mondo del food&wine avellinese, e non solo! Qui lo presento, scherzosamente, in veste di “Don” (titolo conferitogli di recente in segno di riverenza, come accadeva nella Napoli Spagnola). Questa è una storia che vi farete spiegare quando lo incontrerete.
Per conoscere di persona lo straordinario quadro di Tenuta Montelaura una sera, insieme al mio compagno Antonio e alla mia cara collega Novella, sono stata a Forino.
Cosa abbiamo trovato? Una calorosa ed affettuosa accoglienza e l’Irpinia genuina a tavola, dove tra un argomento e l’altro, Flavia ci ha deliziati e coccolati con alcuni dei suoi piatti: zuppa di cipolla ramata al caciocavallo podolico irpino, zuppa di fagioli neri del formicoso all’olio di ravece, treccia di broccoli di Paternopoli e polpette schiacciate di broccoli di Paternopoli (queste non potevano mancare).
A seguire, un primo piatto: zuzzeri, melenzane e pomodorino di Montecalvo alla ricotta salata di Carmasciano.
E ancora, broccoli di Paternopoli scoppiettati all’aringa affumicata, provola di podolica alla brace nelle foglie di limone della “costiera di Montevergine”, involtini di cotica di maiale pesante imbottiti con frittatina di uova di galline allevate a Fiano del contadino, una buonissima e stuzzicante insalatina di cardilli e ramata al mix di mosto cotto e aceto di Taurasi e per finire, un assaggio di caciocavallo de “La Bruna Alpina” stagionato 14 mesi.
Il dolce: caprese alla nocciola condita con salsa di cioccolato all’arancia.
Quanto ai vini, la cena è stata accompagnata con Fiano del contadino 2012 Tenuta Montelaura, Aglianico di Paternopoli Vigna Salici riserva 2009 Selezione Megaron, Costa d’Amalfi Tramonti rosso 2009 Apicella e Fiano Spumante del contadino 2011. Io li ho degustati tutti, tanto non dovevo guidare.
Ma la protagonista della serata è stata mozzarella di bufala campana dop. Io e Novella non potevamo andare da Tornatore senza il prodotto principe delle nostre province, Caserta e Salerno.
Cosa è accaduto? Abbiamo improvvisato una disfida, esaminando le mozzarelle (Caserta-Salerno) dal punto di vista visivo e organolettico. Il risultato? Ottime entrambe, ma quella di Caserta si è presentata con qualcosa in più nelle note olfattive ed aromatiche. Nel gusto, più salato e corposo.
In conclusione: a Tenuta Montelaura si mangia benissimo e si sta favolosamente bene. Spero di ritornarci presto anche perché devo provare il neonato liquore di broccolo aprilatico di Paternopoli.
Lello Tornatore ha un irraggiungibile sense of humor che è come il cibo, genuino, sostanzioso e sdrammatizzante. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Siccome c’è, bisogna conoscerlo!
Foto di Antonella D’Avanzo
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