di Monica Caradonna
Al tempo del Coronavirus e della quarantena forzata, senza voler necessariamente scomodare Schopenhauer e la sua teoria sulla giusta distanza, una questione oggettiva e neanche secondaria che vive il mondo della ristorazione è la convivenza forzata in casa. Matrimoni che per anni si sono fondati su quella che oggi chiamano – in una declinazione cittadina – LAT, ovvero la Living apart togheter relation, quel vivere bene ma a distanza, oggi si trovano a vivere una nuova quotidianità. Da quando è scoppiato il bubbone del Covid-19, dopo una iniziale fase di paura, si è passati alla presa di coscienza e dopo lo spaesamento oggi si fanno i conti con nuove modalità, con un tempo infinito da gestire e con un inquilino in casa che, come recitano tanti Meme che imperversano nelle chat e sui social network, ti fanno scoprire che quell’estraneo che vive in casa con te è davvero una brava persona.
Ma come vivono ristoratori, chef, maitre, pizzaioli questa nuova condizione?
Un tema che ritorna è l’uso nuovo del tempo, la riscoperta delle relazioni, la nuova frontiera della convivialità virtuale e il bisogno di avere certezze prima ancora che economiche nella gestione sanitaria del problema. Su una cosa non si discute: il richiamo alla responsabilità. L’invito è a rimanere in casa, a non uscire e a usare tutto questo tempo per ricominciare da se stessi e dalla coppia.
Parte così un viaggio nelle case e nell’intimità dei ristoratori italiani. Un viaggio fatto di contenuta leggerezza alla scoperta di quel fattore umano di cui tanto si parla e che oggi, nella gestione dell’emergenza, viene fuori in tutta la sua fragilità e creatività.
Marco Civitelli è socio amministratore di Ceresio 7 a Milano. Una delle più belle terrazze meneghine dove la cucina di Elio Sironi si associa a un servizio di altissimo livello in un contesto di indiscussa bellezza.
Laura Vedani, sua moglie, è titolare con la sua socia di un bellissimo negozio di gioielli e accessori a Varese.
Già prima del blocco totale voluto dal Governo, Marco, a seguito del continuo confronto con i colleghi riuniti nella mega chat su whatsapp dei Ristoratori Responsabili, aveva deciso di chiudere il suo ristorante con l’idea che chiudendo tutto si poteva contribuire alla mancanza di socialità per risolvere il tutto più in fretta. Dal 10 marzo è a casa e lui e Laura giurano di non esser mai usciti se non per le emergenze. E allora, come va la convivenza? Domande secche a entrambi i quarantenati.
Nome e professione:
Marco, socio amministratore di Ceresio7.
Laura, titolare di Botanic Shop, un negozio di gioielli e accessori a Varese.
Da quanti giorni sei a casa?
M: Dal 10 marzo, dopo aver fatto il giorno prima una riunione con il personale, abbiamo chiuso Ceresio7 e da quel giorno sono a casa.
L: Abbiamo chiuso il negozio mercoledì 11.
In casa, pigiama o outfit ricercato?
M: Tendenzialmente pigiama o tuta. Solo per andare a buttare la spazzatura metto il piumino.
L: sotto pigiama, sopra outfit ricercato, ma solo per scattare le foto da usare per l’Instagram del negozio(@botanic.shop) che, da quando lo abbiamo chiuso, si è trasformato in una vetrina per la vendita online.
Cose fatte per la prima volta in casa.
M: Noi lo chiamiamo il riordino mattissimo, ovvero quando inizi come un pazzo a riordinare stanza per stanza. Mia moglie, che ha la malattia dell’accumulo, si focalizza sui dettagli e sulle cose più piccole quindi succede che in casa talvolta ci siano cassetti ordinati con precisione maniacale e magari poi le stanze son tutte disastrate.
L: anche io riordino mattissimo e pulizia del bagno. Ho pulito la doccia con lo spazzolino da denti.
Chi fa la spesa?
M: Compriamo tutto sull’applicazione di Gloovo adeguandoci alla possibilità di comprare solo 12 pezzi per volta. Io sono andato una volta in farmacia ed è stato come simulare una missione speciale in guerra, con la paura per chiunque tossisse e alla ricerca di strade vuote.
L: non usciamo neanche per la spesa, ma solo per la “monnezza”.
Chi cucina?
M: Cuciniamo a turno. Laura fa i dolci, io le ricerche classiche. Ho fatto anche il pane. Qualche sera fa alle 19 abbiamo provato a ordinare una pizza ma la consegna era prevista per le 22 e abbiamo desistito.
L: Io ho preparato una lasagna terrificante. In casa avevo solo latte di soia e di riso ed è venuta una lasagna semivegana orrenda, ragù e latte vegetale.
Chi fa le pulizie?
M e L: Insieme in quel processo divertentissimo che chiamiamo riordino mattissimo.
Cosa ti manca?
M: uscire, andare in giro e soprattutto andare a cena al ristorante come cliente.
L: mi manca la rilassatezza mentale.
Cosa non ti manca?
M: andare a letto tardi. Prima ero abituato a rientrare tra le 2 e le 3 del mattino, dormendo non più di cinque ore a notte. Ora al massimo a mezzanotte sono a letto e soprattutto dormo 7 ore.
L: alzarmi presto. Ora si dorme di più.
Cosa hai riscoperto avere un valore?
M: una cosa che in realtà ho pensato ma non sto facendo è leggere libri. So che avrei il tempo di farlo, ma poi non lo faccio perché sto sempre a chattare con gli amici. (Ride – ndr)
L: avere mio marito a casa, ma anche i contatti con la famiglia. Faccio partite online con i miei cugini a “whist” (gioco di carte in voga nel diciottesimo secolo-ndr) basato sulla briscola, faccio ginnastica su skipe con mia cugina e mi accorgo che ci sentiamo più che in pre-reclusione.
Petting o letti separati? Letti separati solo all’insorgere del mal di gola.
Cose che detesti dello stare in casa.
M: a un certo punto finiscono le cose da fare e ti accorgi di non poter uscire. Anche quando trovi una routine non sai che fare. La cucina ti aiuta moltissimo perché impegna diverso tempo nella giornata, ma dopo un po’ arriva la noia.
L: io in realtà non mi sono ancora annoiata. Col fatto che sto lavorando con la vendita on line ho da fare, anzi paradossalmente mi sembra di non avere abbastanza ore a disposizione.
Prima cosa che farai quando tutto sarà finito.
M: mega cena di gruppo con un sacco di amici con baci e abbracci. La convivialità di persona. Oggi c’è quella virtuale, noi giochiamo a carte e facciamo le video chiamate ma è diverso dalla convivialità diretta. Voglio aprire grandi bottiglie con gli amici.
L: la stessa cosa, penso di voler fare un aperitivo con le mie amiche. Poi, ho diversi regali di compleanno arretrati da consegnare.
Se potessi parlare a un politico cosa gli diresti?
M: di continuare sulla via che è stata intrapresa e di essere più forti a livello decisionale. Ora che la cosa si aggrava servono le decisioni forti in termini di scelte sanitarie. Oggi è il momento di scegliere una linea più articolata rispetto al semplice state a casa. Anche quella di serrare l’Italia e perché no prevedere screening a tappeto in vari punti delle città.
L: chiederei di inasprire i controlli per chi se ne frega della richiesta di quarantena perché i sacrifici devono essere per tutti. Pensa che ancora oggi c’è gente che organizza feste clandestine. Come fai a controllare tutto questo?
Il primo abbraccio a chi lo darai?
M: a mia moglie. Sarà un mese e mezzo che non ci baciamo! Prima del Coronavirus aveva il raffreddore (ridono – ndr).
Il primo vero abbraccio – devi scriverlo mi dice – spero di darlo presto ai miei nipotini.
L: in casa ci abbracciamo di continuo e possiamo farlo perché lui è molto alto. Lo abbraccio sul petto, ma il mio primo vero abbraccio desidero darlo a mia mamma e mio papà che sono un po’ malmessi.