A San Valentino si celebra l’amore, ci prepariamo ad approfondimenti di ogni genere sul famoso Vescovo di Terni ma resteranno comunque ancora incerte le origini e l’evoluzione di questa festa dedicata agli innamorati.
Scorrendo su Wikipedia trovo una cosa interessante, il 14 febbraio 1400 veniva istituito a Parigi l’Alto Tribunale dell’Amore (sì, è nota la millenaria democrazia francese). Era un’istituzione ispirata ai principi dell’amor cortese. Il tribunale aveva lo scopo di decidere su controversie legate ai contratti d’amore, i tradimenti, e la violenza contro le donne. Mi ha colpito l’associazione amore e violenza, due concetti opposti, ma quante volte capita che il possesso e la gelosia vengano confuse per quello che non sono?
I ristoranti, per la ricorrenza più sdolcinata dell’anno, propongono menù dedicati più o meno indovinati. Io per questa serata mi auguro di fare una cosa per me inusuale: cucinare e mangiare a casa, meglio se a lume di candela. Solo il dessert lo lascerò alla fantasia altrui.
Intanto metto insieme i ricordi degli ultimi mesi per estrapolare i piatti che secondo me potrebbero comporre un menù ideale per la festa di San Valentino, leggerezza, sorpresa, consistenze voluttuose e setose, eleganza. Così immagino una cena perfetta da concludersi tra soffici cuscini.
Ciro – Pepe in Grani. Si chiama Ciro il conetto di pizza fritta ideato da Franco Pepe e farcito con fonduta di Grana, pesto di rucola e polvere di olive. Serviti insieme sono come un bel mazzo di fiori, si parte così con un goloso e caldo abbraccio sostenuto dalle leggere note erbacee ed amaricanti.
Tartare di Cetriolo con avocado, pinoli, mela verde e granita di cetriolo – Tosca. Uno dei piatti di apertura nel menù di Saverio Sbaragli a Ginevra che più mi è piaciuto. Un classico l’abbinamento tra tonno e avocado ma le consistenze burrose di questi due elementi rischiano di impastare troppo la bocca e rendere il tutto monotono. In questo caso non succede, i pinoli sottolineano il gusto dell’avocado, mela e cetriolo rinfrescano e ridanno tensione alla struttura degli ingredienti principali. Un piatto equilibrato e perfetto.
Ostriche con patate, friggitelli e salsa allo Champagne – Seta. Quando uno chef tocca una materia prima così importante come le ostriche, lo dovrebbe fare solo se capace di renderle ancora più buone del loro consumo al naturale. Per me ci riescono in pochi. Qualche anno fa mi aveva colpito l’ostrica di Luigi Taglienti al Lume con le cime di rapa. Poche settimane un altro grande piatto sempre a Milano, quello di Antonio Guida al Seta. Varie sfaccettature di acidità che virano nella iodica sapidità, il friggitello crea uno stacco vegetale e la crema di patate equilibra e riposa la bocca. Un piatto di magistrale equilibrio e piacevolezza.
Linguine con aragostine del Cilento – Pescheria. Presa la direzione del pesce continuiamo con un primo piatto, pasta secca, linguine, le mie preferite. Dopo un inizio così raffinato e tecnicamente perfetto sulla pasta non ho dubbi. Voglio un piatto di materia prima unica e ben fatto. Affondo nei ricordi dell’infanzia quando anche nel mare di fronte ad Agropoli se ne pescavano in quantità e non mancavano a casa mia, oggi sono un vero lusso e non facili da trovare, le aragostine del Cilento. Ci riescono i Fratelli Esposito a Salerno. Piccole, succose, dolci, un sapore non comparabile con nessun, seppur ottimo, crostaceo. Qui in un piatto di pasta tirato al dente ad opera dello chef Luigi Iapigio.
Il mare dentro, Uliassi. Ci avviciniamo alla fine della cena con qualcosa di non banale, effetto sorpresa con “il mare dentro”, una sorta di zuppa realizzata con le frattaglie dei pesci. Mai avrei pensato che un piatto composto da tali ingredienti mi potesse piacere tanto da chiederne il bis. Vero mare, gusto forte giusto leggermente ingentilito dalle intuizioni di Mauro Uliassi che, quando tratta il pesce, c’è veramente da alzare le mani. Un piatto profondo che tocca la pancia e la mente, che invita a riflettere sull’ecosostenibilità. Un’onda in faccia che ti arriva mentre, beato, ti godi il sole sul bagnasciuga.
Gelato alla rosa bulgara, Enrico Bartolini MUDEC. E’ da un po’ che non lo mangio ma ogni tanto ci penso. E’ al vertice dei miei dessert da fine pasto preferiti. Una chiusura perfetta per chi ama il floreale. L’aroma della rosa è intenso ma non stanca, gli zuccheri sono giusti, le temperature perfette. Una coccola per il palato e nutrimento per l’anima dei poeti.
Il giorno dopo, quello successivo ad una bella serata, la passeggiata di quando assolutamente non si vuole tornare alla routine ma godere ancora un po’ di romantiche emozioni, gli innamorati intrecceranno le loro mani in riva al mare alla ricerca di zuccheri e calorie per recuperare le energie. Caffè e una bella deliziosa del bravo pasticcere del Gran Caffè Napoli, Angelo Mattia Tramontano, a Castellammare di Stabia.
Purtroppo, finita la pacchia, è ora di tornare al quotidiano.
La cena perfetta per San Valentino
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