di Annito Abate
Chi ha detto che la tinta dominante di Halloween è l’arancione? Per una “Halloween Cena” perché è scontato pensare alla zucca?
Sia ben chiaro adoro la zucca ed i modi in cui si può preparare, ne amo le sue tinte intense, i suoi profumi tenui, il suo sapore delicato, la sua espressività con la dolce piccantezza.
Mi piacciono le “deformazioni” spazio temporali che hanno “trasportato”, ai giorni di oggi, le tradizioni dei popoli…ed anche quelle enogastronomiche!
Halloween è una festa “alleggerita” e “svuotata” di significato come la zucca che la rappresenta nel Mondo; in Italia, poi, si assiste alla “diluizione della diluizione” della tradizione del nord Europa.
La “conoscenza” può essere un ingrediente per dare “più sapore” e la “verità” una combinazione di possibili “realtà” e “giunge a noi” come “commistione” tra tradizioni e riti, tra paganesimo e cristianesimo, coraggio e timore, luce e tenebre, fuoco e ghiaccio, storia e leggenda.
Ogni popolo ha voluto, fortemente, il suo tipo di “oppio”!
“Halloween”, quindi, ha origini cattoliche, anzi, pagane; in inglese “hallow”, “Eve” ed “Even” significano, rispettivamente, “santificare”, “vigilia” e “sera”. “All Hallows’Day” è l’antica denominazione di “All Saints’Day”, “Ogni Santi”, festa celebrata una volta dal tramonto dell’ultimo giorno di ottobre, chiamata anche “All Hallows’ Eve“, ma anche “All Hallows’Even“, abbreviato prima in “Hallows’Even” poi in “Hallow-e’en” ed infine in “Halloween”.
Ma la notte tra il 31 ottobre ed il 1° Novembre era anche il momento più solenne dell’anno druidico, per i Celti la celebrazione più importante, la “notte di Samhain” che, nel tempo, ha “narrato” di cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie, re ed eroi, fertilità della Terra, transizione tra estate ed inverno, tra la luce della stagione più calda e l’oscurità di quella invernale. In questo momento dell’anno la vita cambia radicalmente, le greggi vengono spostate dagli alti pascoli estivi ai bassi ripari d’inverno, la gente resta chiusa in casa in lunghe attese e ricerca di calore; è il momento dell’artigianato e del racconto di storie e leggende.
La “metà oscura dell’anno” è attesa con grande timore e viene “esorcizzata” in ogni modo, in questo giorno il tempo resta sospeso; il Popolo delle Fate prepara gli “scherzetti” da fare agli “umani” che cercano di ammaliarle con cibo o latte posato all’uscio di casa. Nei villaggi si spengono tutti i focolari, si assiste al rito dell’estinzione del “Fuoco Sacro” ed a quello del “Fuoco Nuovo”, riacceso il mattino dopo dai Druidi che si incontrano in cima alla collina nella foresta oscura di querce.
Tre giorni di festeggiamenti vestiti delle pelli di animali sacrificati e strane maschere, tornando al villaggio alla luce di lanterne fatte con cipolle intagliate e circondate dalle braci del “Nuovo Fuoco Sacro”.
L’origine del detto “Trick or Treat” (scherzetto o dolcetto) è una “deformazione” dell’elemosina che i primi cristiani facevano, di casa in casa, chiedendo un pezzo di “dolce dell’anima“, cioè un morso di pane in cambio di una preghiera per i defunti, per facilitar loro la vista delle porte del Paradiso.
In Bretagna i Romani importano, il 1° Novembre, la Festa di “Pomona”, dea dei frutti e dei giardini offrendo mele in cambio di “Terra fertile”.
Con il tempo si unificano i culti di “Samhain” e “Pomona” e l’uso di mascherarsi da fantasmi e streghe diviene parte del cerimoniale.
La Chiesa cattolica non riuscì a sradicare il rito celtico-romano, così come rivisitato, ed allora “escogitò” uno “stratagemma” per far perdere il profondo significato all’inossidabile e radicata tradizione.
Nell’835, infatti, Papa Gregorio, spostò la festa di “Ognissanti” dal 13 Maggio al 1° Novembre e, vista la “resistenza” delle Celtiche Tradizioni, nel X secolo venne creata anche la festa del “Giorno dei Morti” del 2 Novembre. Il “caro defunto”, manco a dirlo, si “festeggiava” accendendo grandi fuochi, mascherati da santi, angeli e diavoli. Il 5 novembre, in Inghilterra, si celebra il “Guy Fawkes Day”, di fatto una sopravvivenza dell’antico rito celtico del “Fuoco Sacro”.
Ma la “Zucca”, attuale simbolo di Halloween, dov’è finita? Svuotata dalla polpa, faccia intagliata con tanto di sogghigno, illuminata all’interno dalla luce di una candela, l’ortaggio della paura, sembra allontanare streghe e spiriti dalle case.
“Ne’er-do-well”, traduzione pseudo britannica di “non ne combina una giusta” è il soprannome dato a Stingy Jack, fabbro irlandese “incline” alle scommesse ed alle bevute, diventato famoso come colui che incontrò ed ingannò il diavolo per ben due volte nella notte tra l’ultimo giorno di ottobre ed il primo del mese di novembre.
La prima notte Satana, in forma di moneta, fu imprigionato da Jack nel borsellino e liberato solo sulla promessa, da parte del maligno, di evitare “tentazioni” per dieci anni.
La seconda notte il Celtico Fabbro bloccò il diavolo su un albero dopo aver scolpito una croce sul tronco; questa volta la posta in gioco fu la definitiva “liberazione” dell’anima dell’uomo.
Ma la morte “imprigionò” Stingy Jack negandogli sia il Paradiso (per la vita vissuta), sia l’inferno (per impedimento di Lucifero).
Jack, solo ed al buio, ottiene dal diavolo un carbone ardente (forse come riscatto di tutte le braci di “fuoco sacro” portate in processione dai suoi avi intorno alle cipolle) per illuminare la sua strada. Il fabbro irlandese “scommette” sulla durata della lanterna ricavata da una rapa dentro la quale infilò il carbone ardente ricevuto in dono.
Sembra che “Jack o’ Lantern”, in cerca di una “via di fuga” vaghi da allora tra le tenebre e, “defunto di eccellenza”, torni nella “notte dei morti viventi”.
La massiccia immigrazione irlandese in America di inizio ‘900 ha trasformato, oltreoceano, le scarseggianti rape nelle abbondanti zucche, quelle di Halloween.
Come spesso accade, tutto, alla fine, confluisce in scommesse, bevute e grandi mangiate.
Ed allora, se si deve organizzare una cena per “Hallows’Even” oltre all’arancione frutto di Cucurbitaceae, si potranno utilizzare gli altri ingredienti che la storia ci consegna: latte, cipolle, pane, rape e mele.
Pensando alle Montuose Terre d’Irpinia, luoghi densi di tradizioni ed a volte misteri, si potrà scegliere latte dei verdi ed alti pascoli dell’Appennino, Cipolla Ramata di Montoro, Pane di Montecalvo, Rape e Broccoli di Paternopoli e Mele di Grottolella.
Con questi ingredienti innumerevoli sono le possibilità di preparazioni dolci e salate e, trattandosi di cibi ad evidente tendenza dolce, si consiglia un abbinamento con un vino bianco a spiccata acidità, ovviamente “attingendo dai serbatoi” della Provincia di Avellino.
Per festeggiare Halloween, allora, va usata la “testa”…non solo la “zucca”!
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