di Marina Alaimo
Questa splendida uva tardiva e dalla buccia coriacea ha dovuto attendere più di un lustro per ottenere l’igt Catalanesca del Monte Somma e poter quindi essere finalmente menzionata in etichetta.
Il fatto che fosse tanto buona da mangiare aveva condizionato il proprio utilizzo unicamente ad uva da tavola, non era quindi possibile vinificarla ed ancor meno nominarla in etichetta. Ma la catalanesca è l’uva regina dell’areale che cinge il vecchio vulcano, introdotta dagli Aragonesi nel XV sec. dalla Catalogna, fu subito ben accolta dalle popolazioni locali e velocemente diffusa grazie al suo facile attecchimento su questi terreni particolarmente fertili, ed alla sua capacità di resistenza.
Anche se i vigneti sono frazionati in numerosi piccoli moggi, dal suo arrivo ad oggi il culto di quest’uva e del vino da essa ricavato è molto radicato nelle popolazioni locali. I fondatori delle Cantine Olivella, Domenico Ceriello e Andrea Cozzolino, si sono caparbiamente battuti per sbloccare l’ottusa e lenta burocrazia che impediva il rilancio della catalanesca e quindi della vitivinicoltura sul Monte Somma. In seguito ad uno studio della Sersica, diretto dai professori Luigi Moio e Michele Marzo, nel 2006 si ottiene la possibilità di vinificare la catalanesca, ma non essendo prevista in alcun disciplinare di produzione, continuava a non poter essere menzionata in etichetta. Proprio nel 2006 le Cantine Olivella immettono sul mercato le prime bottiglie e si inventano un nome di fantasia, Katà, per ricordare comunque che quel vino è fatto con catalanesca in purezza. I risultati sono subito piuttosto interessanti, anche perché comunque in casa di Andrea Cozzolino, figlio di coltivatori di Somma Vesuviana, si era sempre prodotto e bevuto il vino da catalanesca, anche se per uso strettamente personale, come del resto facevano, e fanno tutt’ora, numerosi vignaioli.
La vitivinicoltura nell’area vesuviana è molto sentita, del resto affonda le sue origini in una storia antica e di notevole importanza. Proprio a Somma Vesuviana è stata ritrovata una villa rustica, erroneamente attribuita a Cesare Ottaviano, dotata di un impianto imponente per la produzione del vino. Tra l’altro i lavori di restauro di questa villa sono affidati alla Missione Archeologica dell’Università di Tokio, praticamente i giapponesi hanno saputo cogliere l’importanza storica e culturale di questo singolare sito archeologico di epoca romana, mentre l’Italia ha mostrato totale indifferenza. Proprio lo scorso anno, le Cantine Olivella hanno tenuto la loro festa annuale finalizzata alla promozione della cultura della vite nel vesuviano presso questo splendido sito archeologico, dando la possibilità a centinaia di persone di visitarlo. Ritornando all’agognato riconoscimento, il Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni tipiche dei vini ha espresso parere favorevole per il riconoscimento della IGT Catalanesca del Monte Somma, pubblicato sul n°94 della Gazzetta Ufficiale del 23 aprile 2011.
Trascorsi i trenta giorni previsti dall’iter burocratico, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha trasformato il riconoscimento in decreto. Il disciplinare di produzione prevede la produzione del vino bianco e passito nei nove comuni sul Monte Somma: San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, tutti in provincia di Napoli. Ed anche questa volta l’azienda Cantine Olivella sarà la prima a nominare in etichetta la sospirata IGT Catalanesca del Monte Somma.
Tra l’altro proprio di recente abbiamo visitato gli splendidi vigneti in Tenuta Moscone, posti ad oltre 500 mt. s.l.m, una vera rarità da queste parti. Ci si può arrivare solo con fuoristrada essendo qui la natura ancora felicemente selvaggia, una vera e propria oasi di bellezza custode di un ricco patrimonio di biodiversità, praticamente alle porte della città di Napoli. Non lontano dalla Tenuta Morcone si trova l’antica sorgente Olivella, dalla quale prende il nome la cantina. Tra l’altro le antichissime origini della città di Partenope, in seguito Neapolis, devono la propria esistenza ad un fiume che ha avuto grande importanza per le prime popolazioni preelleniche stanziatesi lungo le coste di Posillipo, il Sebeto, che sorgeva proprio dal Monte Somma.
E lo stesso Monte Somma, vulcano sterminatore, con la furia delle eruzioni, ha stravolto più volte l’assetto geografico della città e della sua storia nel corso dei millenni.
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