La castagna di Acerno e i prodotti in mostra alla sua festa

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Monica Piscitelli

Seconda e ultima giornata di festa ad Acerno (Salerno) per la sagra delle castagne promossa dalla locale Pro loco. E’ un appuntamento fisso per me quello con le castagne di questi tempi. Lo scorso anno era stata a Stio, nel Cilento. Al mio arrivo, dopo la ricognizione nella bella azienda agrituristica Terra di Vento, l’aria in paese è satura di fumo perché in piazza si stanno accendendo i fuochi che riscalderanno le centinaia di persone che di fronte alla chiesa madre assisteranno allo spettacolo di musica dal vivo per tutta la notte. Le castagne sono in cottura.


La temperatura è scesa bruscamente. Al mattino, intorno ai 200 mslm di Montecorvino Pugliano, avevo contato 22 gradi, la sera ad Acerno, a poco più di 700 mslm e a 20 chilometri da lì, erano 9, i gradi. La musica volerà alta tutta la note, tra un cartoccio di castagne, una bruschetta con il formaggio e un bicchiere di vino.
L’atmosfera è quella giusta: accogliente e genuina. E’ senza troppe pretese, questa festa che ha due pregi: il primo, l’estrema simpatia della comunità (tutti sorridenti e disposti alla chiacchiera i negozianti e i “locali”) e una scelta ben assortita scelta di prodotti, tutti di buon livello: d Acerno ma anche dei comuni vicini, con qualche spazio per quelli del Sud, tra cui formaggi potentini.

Le signore preparano per ore sotto lo sguardo degli avventori i fusilli con il ferro. Per 1 kg, prezzo fiera, 8 euro. Tra le specialità, tutte intorno ai 3 euro, ci sono i “Fusilli con il ragù di cinghiale”, “O pancuotto” (pane cotto raffermo con fagioli), la Sfrionzola (patate con peperoni e carne di maiale) e la Zuppa di porcini, tartufo e fagioli.

Raccolti non lontano da Acerno i tartufi neri girano per fiere. Un tartufo delle dimensioni di una noce costa 3 euro (1/3 rispetto all’equivalente venduto a Bagnoli Irpino alla sagra dell’omonimo tartufo). Il contadino che li raccoglie mi racconta che i migliori cani sono bastardini, con le zampe corte anche se “se non fossero cosi’ delicati i migliori sono i coker”. Si stancano facilmente i cagnolini con le lunghe orecchie pendenti. I tartufi si trovano a 15 cm, circa, sottoterra.

Fungo ipogeo, dunque. E i tuberi ?

Non mi sono fatta mancare neanche quelli. Persone simpatiche che lavorano con amore sono i contadini della società cooperativa Alfonso Sansone di Acerno. “Non irrighiamo, se quindi non piove niente prodotto” mi racconta uno di loro. Tra le loro patate gialle, bianche e rosse troverete soluzioni, per un crocchè compatto, una minestra o una pasta e patate. Un sacco da 5 chili 4 euro.
Intenso e lievemente piccantino il Provolone con latte d’asina, un 30% del caseificio Di Palma di Lavello (Potenza).

Pasta compatta e liscia e lieve piccantezza per l’enorme provolone stagionato 22 mesi del Salumificio Di Chiara Antonio di Muro Lucano. Una coppia simpaticissima mi parla dei fasti della bella città lucana e del suo castello.

I Caciocavalli fatti con latte di Podolica dell’azienda La Regina di Cassano Irpino (Avellino) penzolano sulla brace per poi finire spalmati sulle fette di pane. “Abbondiamo con il formaggio” mi dice uno dei tre giovani titolari – “tanto è tutto prodotto nostro”. Una produzione di 2 quintali circa in questo caseificio.
Dolci.

Panzarotti ripieni di crema di castagna al cioccolato, fritti in olio extravergine. Spolverati di zucchero a velo sono tra i dolciumi tipici di ogni festa dedicata alle castagne e anche i miei preferiti in assoluto, che amo il gusto di questi frutti. Li propone il Panificio Salerno che si affaccia sulla Via duomo e che propone al suo interno pani , prodotti da forno (taralli di ogni tipo) e farine per la preparazione in casa di paste fresche e pane. Un sacchetto da 1 kg di farina 00 e semola per il mio prossimo pasticcio alla modica cifra di 1 euro.
Il castagno e la castagna di Acerno
Il castagno è un albero benedetto, importante. Siamo abituati a pensare ai suoi frutti come simpatico street food invernale, come fine pasto al pari dei formaggi o, infine, o come compagni delle feste, essiccati al forno o sotto spirito. Una collocazione ingenerosa. Infatti, come ha ricordato in un suo recente articolo Corrado Barberis: “il castagno è un vero albero del pane, visto che per secoli e secoli i montanari hanno dovuto alla loro sopravvivenza al vario trattamento di questi frutti bolliti, arrostiti, rinsecchiti e chiamati allora mosciarelle. Dovendo cuocere lungamente nell’acqua per meritare questa seconda denominazione (…). L’economia del pane d’albero era cosi’ prezioso per le popolazioni medievali (un Medioevo alimentare protrattosi fino alla Seconda Guerra mondiale) da far emanare ai comuni interessati ( ndr. Bologna) severissime disposizioni in materia di raccolta. Ad assicurarsi i frutti dovevano essere innanzitutto i proprietari, poi i raccoglitori dello stesso comune”.
La castagna di Acerno, detta “nzerta” o “enzerta”, è un prodotto censito tra quelli della regione Campania e apprezzato. La fioritura degli alberi – che sono diffusi nel comune di Acerno ma anche in quello Montecorvino Rovella e Campagna, tutti in provincia di Salerno-inizia intorno al 10 giugno, mentre la maturazione delle castagne va da inizio ottobre fino ai primi giorni di novembre.
Per concludere. Forse, volendo fare un appunto all’organizzazione:, il gran ruoto sistemato in piazza per arrostire le castagne – nei cui pressi due ragazzi, dotati solo di guanto ignifugo, le rivoltano di continuo – per quanto suggestivo non si è rivelato sufficiente a darne da mangiare a tutti e nelle quantità che una festa della castagna esigerebbe.


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