– KRUG –

Pubblicato in: Champagne e Vini francesi

Ogni volta che avete a portata di mano un Krug, date retta al Guardiano, stappatelo. Sai che novità direte, tutti lo farebbero, ma non è vero, molti no. Perché no? Perché le emozioni potrebbero essere troppe. Per molti è troppo, per molti potrebbe essere troppo. Troppi rischi da prendere, troppo intenso, troppo legno, troppo vecchio, troppo impegnativo, troppo caro, troppo immaginativo, troppo emozionante. Poi che fai di fronte al troppo? Jumanji ti ha fatto paura?

A questi dico, andatevi a bere una Perrier, perché alcune cose allora non tornano, lasciate le banalità, Krug è una cosa più profonda.

Krug non è “troppo”,  Krug è tanto, Krug  è l’evoluzione di un idea, è l’evoluzione di un pensiero, è l’evoluzione del gusto, è la maturità del gusto, non è lusso fine a se stesso, è un lusso necessario. Krug è tutto quello che sapete già e non volete ammettere, inutile proseguire con la lettura se questo messaggio non è passato, Krug non ha  bisogno né di me né di voi.

Smettete di leggere qui se già avete avuto problemi con una “normale” Cuvée di Krug e le inevitabili conseguenze, perché il seguito sarà ancora più  pesante da sopportare, non lo digerirete facilmente.

Per chi avesse deciso di proseguire nel trip, di andare oltre, mettete sotto Teardrop, quei  sei minuti dovrebbero bastare se vi lasciate trasportare dalla corrente petillant.

Krug Collection 1961. Una bottiglia che per un alcolista sensibile come me potrebbe essere la definitiva, indipendentemente dal fatto  che quel giro  di numeri: 1 9 6  1  buttati li dritti  o rovesciati possono formare la medesima combinazione che ho scelto per uscire dalla cassaforte e venire fuori a rivedere il mondo, la ritrovassi, ma la derniere l’ho venduta, un momento di debolezza, tanto sconforto, ma è andata, mi aveva accompagnato a lungo in questa  passeggiata, sapete com’è, certe notti, un giro di balaustra, una ringhiera bassa, il faro , la scogliera, ma ho deciso di aspettare ancora prima di cambiare di nuovo l’abito. L’ultima volta devo averli rotti molto io agli altri, diversamente non si spiegherebbe perché di notte mi sveglio sempre convinto di aver preso un sacco di botte. Di giorno va meglio, Krug Collection 1961, nella piramide di plexiglass, con la lettera imbustata dentro, Monsieur Mostini! Oh! Santa Maria, cosa avrò fatto tanto di bene al mondo per meritare tanta grazia. Niente ho fatto, molto ho cercato, il Riedel trema, vibra quando gli versi dentro un Collection, lo sa il Riedel, è stato fatto apposta per ricevere la grazia, l’Impitoyable invece fa il superiore lui deve sempre cercare il difetto, ma qui cosa cerchi, sei a casa tua, smettila anche tu, vatti a fare un Cristal senza difetti ne carattere.

Di più non si può,  questo è il limite da non superare, ma ormai l’hai acceso, è Teardrop dei Massive Attack, è ipnotico, ci stai dentro perchè non ce la fai più a venirne fuori, ma perché devi venirne fuori, è così bello starci dentro, nel 1961.

Una notte con gli incubi, si salverà? Si, si è salvata, ma ha solo rimandato, non è questo il momento, ma per chi ha scelto il suo destino ormai è andata, e infatti se ne andrà. Lacrime nella pioggia. I ricordi di vetro si spezzano, quelli in plexiglass no, sono sempre integri e sfaccettati, un po’ rigati, la plastica si riga diversamente dal vetro, gli sfregi non si cancellano, le parti lisce però riflettono  un piccolo corso d’acqua che fiancheggia un hotel dans les Domber, lui mi si rivolge con la gentilezza confidenziale del  barman di Shining: Monsieur, voici votre Krug dix neuf cent soixante un.  Monsieur, vous aimez les bonnes choses de la vie. Faccio il possibile, merci! Bien,  alors per lei ci sarebbe anche un ultimo confidenziale Laurent Perrier 1967. E grazie ancora ruffiano, di qui non mi posso muovere comunque, ma così ci resto più volentieri a coltivare il mio senso di colpa. Anche se rimanere è  come farsi tutte le mattine la barba a secco e con una lametta arruginita . Però  qualcosa di buono avrò fatto anche se non riesco a prendermi il merito. Perché bere altro dunque? Ancora un vecchio Krug che mi graffia la gola come un  Cognac con le bollicine.

E di nuovo la piramide di cristallo che ora è vuota e non è di cristallo, svuotata del suo significato e del suo contenuto  per lasciar andare quello che sembrava un amico, quello che te l’aveva regalata e tu pensavi in buona fede, invece fece cambio con la tua fiducia, poco male, certi schiaffi fanno meno male di altri, non si porge l’altra guancia, si cambia sentiero e ci si ritrova in un bosco pieno di cose nuove da scoprire e da  affrontare, gli costò caro quel gesto, ma scelse lui,  nessun rimpianto.

Un angolo in darsena, si dice corner, ma non la vede ancora la luce d’angolo, la via di uscita luminosa, è ancora li riflesso ,  gelido sull’acqua che lo riflette e lo fa riflettere, è molto arrabbiato, di più,  disperato, il compagno d’avventura sparito, la cantina piena di quello Champagne maledetto,  tutte le etichette lasciate malamente a marcire, abbandonate al loro destino, tante  fatture ancora da pagare, troppi tappi saltati ma mai saldati, troppo per digerire un altro Krug, un Vintage 1988?  Non qui  però, non ce la fa proprio, e allora me li prendo io, io do una mano a te, e tu due a me, sei debole in questo momento, ne approfitto.

Smetti di bere Sambuca, e smetti di pensare, perchè se non sarà la tua mente ad ucciderti sarà l’alcol. Ma quale sommelier,  io posso avere tutti quelli che voglio. Stai bevendo troppo, è tardi, vai a dormire, ti abbraccio e ti bacio. Smettila Sophie, sei finta, ci stavo cascando, il gioco psicologico lo volevo tessere io, invece mi hai girato la frittata, ed adesso sono io sulla fiamma. Ma non ci resto un solo secondo, se non posso vincere come dico io ribalto il tavolo da gioco, ok, stop Sambuca, datemi un Krug, la terrazza dove berlo da solo so dove trovarla, tu dovrai accontentarti di continuare a vincere facile, la superficialità ti fa bella, ma non puoi avere tutti quelli che vuoi,  sparisci Sophie!

Champagne trasgressivo, vendicativo, definitivo, perchè quelli che ci tolsero il sogno di mezza estate la dovevano pagare, e anche cara, e così è stato, champagne giustificativo che non sei altro, nessun altro poteva porre miglior fine allo stillicidio. Freddo, ma a caldo, acido il giusto ma troppo amaro, durissimo e ghiacciato, appena sboccato, come me, molto sboccato nei loro confronti, ma mi sembrava giusto così, invece forse non ci eravamo capiti, molto probabilmente non ci eravamo capiti, non serve urlare per capire, io  però nel dubbio me ne vado sbattendo la porta e in ogni  caso questa volta pagate voi.

Una cassa di piccoline abbandonate in un enoteca che aveva fatto il suo tempo, si, Krug anche da 0.375, altri numeri buttati li, e da un pezzo, i tappi uscivano senza neanche tirare e somigliavano ormai a funghetti senza vita. Sapevano anche di funghetti, di champignon, succede con il tempo, champignon e Cognac con le bollicine, se un Krug lo riconosci anche da piccolo sarà  da vecchio che avrà tante cose da dirti, i maltrattamenti che ha subito, le angherie, le carenze affettive. Troppo tardi stavolta. Dommage!

E adesso cosa beviamo ? Cosa vuol dire cosa beviamo, quando è festa è festa,  bevono tutti alla grande stasera. Li guardo come attraverso un vetro a specchio, ma che grande festa è stasera! Bella,  ma manca così poco perchè cada nella banalità di sempre,  e io non  so ancora cosa voglio fare domani, tra pochi minuti si volta pagina sul calendario, l’ultima pagina, io stavo decidendo quale delle due dovesse essere la mia costosa festa per il futuro, e voi  invece cosa volete ? Volete bere ancora dopo quello che avete bevuto?  E allora andiamo, Krug Rosè! Dopo quello che avete bevuto vi posso stappare solo un Krug Rosè!  What else? Si, ma solo se lo bevo con voi? Ma accidenti a voi, ma io lo bevo volentieri con voi sconosciuti, anche se probabilmente non ci vedremo mai più, confidenze ad uno sconosciuto,  Sesso, Bugie e Videotape,  a voi lo dissi, breve rewind alle due del mattino, non è la prima volta, ho già cambiato vita una volta con Krug Rosè, non ho mica paura, era già successo,  bastarda la storia che si ripete,  erano le sei, all’alba, la panetteria apriva, la focaccia era calda,  il marciapiede dove sedersi era tiepido , la bottiglia era in macchina,  non era Fandango ma a quell’ora e in quelle condizioni di non sonno da 36 ore ci si  poteva anche credere, ma non ci poteva credere che io avessi nel baule un Krug rosè in piena estate, non il deserto del Texas, non il Dom Perignon , non terra per armadilli, ma era veramente troppo caldo per non esplodere e lavarci la faccia ,  svegliando il quartiere.

Non si può continuare a fare ciò che non si gradisce, perchè poi ti viene il mal di testa, smettila di mettere sul tavolo questo cavolo di  Clos des Mesnil 1979 e basta con la  scatola di latta blu con lo storione, stappare e aprire per compensazione, per falsa soddisfazione, andando poi a letto con le mani che sanno di ossido e di salmastro, tanto la mattina dopo è di nuovo tutto uguale, tanto la mattina dopo non ti ricordi neanche  bene se quell’odore che hai nelle mani è di lei o del caviale , è tutto da riaffrontare, quanti compromessi devi fare oggi per ri-poterti permettere la stessa cosa della sera prima. Prima però un optalidon con il caffè del mattino,  ma hai finito anche quella scatola, perché la mente è stanca di mandarti segnali,  l’ha detto al corpo quali segnali  mandarti, e se continui a non ascoltarli poi ti colpirà da un’altra parte, smettila di scappare, hai visto  Bill Murray nella giornata della marmotta, è sempre uguale se la vuoi vivere sempre uguale , e deve smettere di essere sempre uguale, e basta con  le pastiglie, e basta con il mal di testa!

E’ ora di lasciare andare tutto il passato, il cielo si sta aprendo sull’orizzonte e sta rompendo il buio cupo e piovoso di Blade Runner, possiamo finalmente atterrare e stappare un Krug.

I sei minuti dei Massive Attack sono scaduti.

Qualcosina da ascoltare mentre sorseggiamo un Krug 1995 sul filo del precipizio ?

Qui ci poteva stare la frase lapidaria del finale di Blade Runner, io ho visto cose che voi umani , è tempo di morire, ecc… ecc… ma le cose di noi umani sono tutte eccezionali e uniche, quindi lasciamo perdere Vangelis e Love Theme e rilassiamoci, non vale proprio la pena di arrabbiarsi, per nulla.

http://www.youtube.com/watch?v=VT-SFgkVlno

E se a qualcuno fosse invece rimasta in mente una qualsiasi Barbie, una Sophie falsamente disperata, allora direi questa, ricordi sfumati in bianco e nero:

http://www.youtube.com/watch?v=UXMroiUoBAc

A bientot les amis.
gdf


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