Krasì, il Primitivo di Carrozzo

Pubblicato in: I vini del Mattino

Incredibile, il Mezzogiorno può riservare ancora scoperte molto interessanti agli appassionati del vino. Il filone da seguire è quello delle piccole aziende autenticamente contadine che hanno deciso di fare il grande salto imbottigliando ed etichettando il loro prodotto. Intendiamoci, qui non si parla affatto del vino fatto alla buona spesso simile all’aceto «ma genuino» e «fatto solo con l’uva», termini antropologici post-metanolo ormai assolutamente privi di significato. Ma di bicchieri comunque pensati da un enologo con una differenza fondamentale rispetto alle aziende nate con l’anima commerciale: la sapienza nella cura del vigneto. Eccoci allora nel Salento, invece del Negroamaro scopriamo un Primitivo vero, capace di ricordarci il Gaurano presentato da Michele Moio all’inizio degli anni ’90: potente, alcolico, ricco di frutta, un po’ cotto dal sole ma bilanciato dall’acidità. Sull’argilla pura nasce il Krasì di Pino e Luigina Carrozza, Deucalione e Pirra, impegnati nell’azienda di famiglia a Carmiano, piccola frazione di Magliano alle porte di Lecce barocca. Un vino «vero», spontaneo, venduto dal produttore a quattro euro e mezzo, che significano meno di dieci in enoteca: rosso rubino carico impenetrabile, olfatto intenso e persistente segnato da dolci note di caffé, al palato ha un ingresso abbastanza morbido, l’alcol a 14,5 gradi quasi non si sente, bellissima struttura capace di sopportare anche i pecorini stagionati a lungo se non pure i caprini. Un gioiello della sapienza contadina nato da una vigna ad alberello molto vecchia. Pino e Luigia sono aiutati dai figli Alessandro, Elena ed Elisabetta nella produzione di altri vini: un rosato già andato esaurito, il Bonsignore, negroamaro passato in acciaio, proposto a meno di quattro euro e il Carminio, leggero passaggio in legno, che costituisce il bicchiere di punta dell’azienda. Niente bianchi, e non potrebbe essere diversamente visto che siamo in una delle zone più autenticamente rossiste d’Italia. La giusta combinazione tra il lavoro in vigna e la conoscenza dell’enologo, in pista qui c’è Fulvio Rosato, prezzi contenuti: questa è la formula magica che consente al vino italiano, meglio dire meridionale, di essere competitivo nel mercato. Le tecniche di vinificazione si possono imparare e riprodurre ovunque, ma la tipicità assolutamente no. Mai Chardonnay, Sangiovese e Montelpulciano pugliesi passeranno certo alla storia, questo Primitivo invece è quanto veramente vogliono le persone che davvero capiscono di vino.


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