JOAQUIN
Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione ematurazione: acciaio e legno
Vi scrivo di un vino di mio gusto, ché adoro molto i bianchi strutturati e opulenti, impostori eleganti e fini, usi ad acidità competitive con il dolce della frutta, il corpo ingombrante e d’alcol temperato. Bianchi dal color giallo paglierino carico con riflessi d’oro, capaci di guardare negli occhi gli Chardonnay del Nord e poi di batterli nella maratona del tempo. Li adoro quanto i rossi magri e sofferti, possibilmente con antociani non pompati, già, perché poi, bianco o rosso, il mio modello è essenzialmente ermafrodita, tendenza David Bowie per capirci, nel quale ciascuno può essere usato quasi indifferentemente al posto dell’altro a seconda se prevalga in quel momento il bisogno tannico o quello acido. Il Fiano pensato da Raffaele Pagano non è ruffiano come la Falanghina, ma si stacca decisamente dalla tendenza minerale di roccia e sulfurea su cui si stanno incamminando alcuni produttori arditi senza per questo precipitare nella caricaturale vaniglia del rovere americano che trasforma il vino in una notte oscura in cui tutte le vacche sono hegelianamente nere. La resa di questo vigneto a 400 metri, vecchio dodici anni, è sui 60 quintali ad ettaro e la vendemmia 2007 è stata ultimata nella terza decade di ottobre. Dunque la materia è arrivata carica e concentrata dalla campagna per poi volgere in cantina ad una criomacerazione a freddo sugli otto gradi per quasi una giornata. Ultimata la malolattica, il vino è finito in barrique per un paio di mesi assorbendo diversi legni prima di finire in blend tra le diverse partite. Ancora tre mesi di bottiglia e il risultato è un Fiano dai profumi potenti di frutta bianca, ma anche di fiori secchi di camomilla, cedro, pizzichino di origano che avvolgono il naso in maniera sontuosa e avvolgente, caricandolo di promesse pienamente rispettate in bocca dopo la trama è sostenuta dall’acidità avvolta mella frutta, l’alcol ha quel grado che io giudico ideale per il vino, sui 12,5, molto lungo e piacevole, resta molto nella testa anche dopo che lo hai buttato giù. Un viaggio nelle possibilità espressive del Fiano in cui l’uva fa i conti con la tecnica, l’ambizione di fare una bottiglia capace di farsi ricordare, di non tirarsi indietro.
Lo definirei un bianco da meditazione, come il 2001 di Libero Rillo, da bere in un bicchiere da rosso invecchiato per goderne i profumi, ma soprattutto nella speranza di aspettare l’evoluzione, sicuramente interessante con questa materia prima talmente esaltata dalla tecnica da esprimersi con immediatezza e franca capacità di spiegare come le potenzialità delle terre d’Irpinia sia sinora stata sfruttata solo in minima parte da ottusi legionari del fresco e bevuto.
Va bene Raffaele, preparami i vini per la mia vecchiaia: ne hai facoltà. Orsù, datti da fare.
Sede a Montefalcione, località Carratri
Tel. 081.5189684
Sito: http://www.joaquinwines.com
Enologo: Sergio Romano
Bottiglie prodotte: 15.000
Vitigni: fiano, falanghina, aglianico
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