Johnny Take Ué Milano
Viale Regina Margherita 1/ Viale Bligny 42 20122 Milano
Aggiornamento – novembre 2019
di Ugo Marchionne
Dopo le visite in quel di Napoli da parte mia e lo splendido report di Monza di Marco Galletti, ho portato recentemente alcuni colleghi di lavoro da Johnny Take Uè in quel di Milano, una volta in Regina Margherita ed una volta in Viale Bligny. Mi chiederete forse perché? La risposta è presto detta, per le stesse ragioni per le quali lo ho provato a Napoli, ovvero l’estrema semplicità della proposta, il livello di dettaglio fra pizzeria e cucina, ma anche l’assenza di quell’alone di celebrità che di sovente attanaglia frotte di pizzaioli e pizzerie. A Milano trovare una buona pizza non è una missione impossibile, generalmente da Renato Bosco a Lorenzo Sirabella, da Pizzium a Cocciuto fino ai mostri sacri Da Michele e Sorbillo, passando per il giustamente celebrato Paolo De Simone di Da Zero, tantissimi offrono un prodotto pizza di estrema qualità. Spesso però le lungaggini del servizio così ricercato delle pizzerie moderne mal si accoppiano alle necessità di rapidità e velocità proprie del pubblico milanese. Si replicano le linee guida dei punti sparsi per l’Italia divenendo assolutamente un must. Gli innesti di cucina fra cui i tris di parmigiane e le selezioni di salumi, così come i primi piatti della tradizione ed il pescato rappresentano un gustoso complemento alle pizze super tradizionali di Johnny Take Uè.
Le certezze delle quali ognuno può aver bisogno sono del tutto differenti, ma ho trovato come Marco Galletti prima di me quella continuità progettuale qui al nord apportata ad esempio dalla famiglia Oppressore in Viale Bligny che riporta a quell’identità di brand che dall’essere una costola di Rossopomodoro si è fatta singola, arrivando ad affermarsi persino a Londra.
Veramente sensazionali i fiori di zucca ripieni in Viale Regina Margherita, al forno, non fritti, con ricotta e salame, nati per sbaglio, per l’assenza della friggitrice e diventati se possibile ancor più gustosi dell’originale. Non solo Shoreditch a Londra, ma anche Milano, la City italiana apprezza il lusso di una pizza veloce durante la pausa pranzo, ben fatta, leggera, con un impasto adeguatamente maturato, oppure il lusso di una pasta al pomodoro, di una pasta e patate e via discorrendo.
Cosa manca a Johnny Take Uè Milano, sia a Viale Bligny? Forse un po’ più di consapevolezza di se. La consapevolezza di essere una realtà innanzitutto utile, utile alla concezione che i milanesi hanno dei prodotti della cucina napoletana, che possono essere anche consumati in fretta o durante una normale pausa pranzo dal lavoro.
Sempre affollate le due sedi milanesi e pizza è assolutamente di matrice classica come si richiede a Napoli.
Una delle prime catene a passare da pizzeria napoletana a “esperienza” napoletana tout court. Una napoletanità che non è di facciata, ma che impregna di sé il reparto pizza e cucina.
di Marco Galetti
Tutte le foto, tranne quella del pizzaiolo, sono di Max Pallock
Da Napoli arriva un messaggio inequivocabile.
Non faccio l’indiano metropolitano, colgo il segnale di fumo, ma azzardo timidamente: rischio di scrivere un mare di c@zzate.
Non ce l’avete il mare, mi sento rispondere, poi, sbuffando e borbottando, aggiunge: una più una meno…
Preferisco aspettare il giorno dopo, ha da passa’ ‘a nuttata, provo a controbattere.
Il bello della diretta dove lo mettiamo…dammi retta, ne vale la pena, poi, con sole tre parole, sfidandomi, sputa lava incandescente nella mia direzione: tieni paura milanese, mi dice.
Allora entro, il cartello col divieto di fumo non vale per o’Vesuvio, che mi strizza l’occhio e mi manda un ultimo sbuffo: famme sapè…poi mi sveglio, sono tutto agitato, sarà il sogno, sarà l’ansia da prestazione, sarà che stasera andrò a visitare una pizzeria e friggitoria artigianale napoletana, Johnnytakeuè, in Viale Bligny, la mente torna inevitabilmente a “Johnnytengapistola” e a Graziella, la mora, molto ma molto sopra media della Milano degli anni novanta, ma questa è un’altra storia…
A Milano non fa freddo, ma nemmeno Marotta poteva fare previsioni meteo a lungo termine, la sera del diciotto dicembre duemilasedici, l’umido attraversa le strade e gli strati di tessuto, anche quello corporeo, entro.
Tieni freddo, milanese, mi apostrofa Giuseppe Giannino, l’allegro e simpatico gestore, vomerese DOCG.
Il Napoli ha appena rifilato cinque pere a merenda al Torino, Giuseppe tutto contento mi offre una montanarina e mi invita a togliermi il piumino…io vorrei non vorrei ma se vuoi evitare di farmi pagare colpe non mie me lo tolgo, per l’occasione indosso la nuova maglia del Pipita che non è un traditore, sono solo finiti i tempi di Michel e Diego Armando, che uccellò Tacconi con una punizione indimenticabile, ah ecco perché si chiama punizione…
C’è confusione, un rumore di fondo profondo, se in sottofondo ci fosse un mandolino non lo potrei sentire, ma non posso non notare il sontuoso lato B a mandolino delle studentesse della Bocconi, bocconi amari quelli della montanarina, sarà la birra rossa o forse la certezza che le studentesse malesi, cinesi, giapponesi e baresi, hanno occhi solo per queste splendide pizze, elastiche ma nient’affatto gommose, preparate con prodotti che arrivano direttamente dalla Campania e, dopo una lunga lievitazione, 36 ore dichiarate, e una brevissima cottura, arrivano fragranti e fumanti al tavolo, il cornicione sembra un parapetto, il petto delle bocconiane sembra marmo, non si muove di un millimetro nonostante il percorso tortuoso per arrivare al tavolo, chiedo un’altra birra, per annegare in un solo boccale i dispiaceri del cuore e i piaceri del forno napoletano.
UE’, la base, per un’altezza notevole, insieme alla marinarella della foto d’apertura, le pizze necessarie a tastare il polso al malato di pizza
UE’, la pizza fritta di Donna Carmela, ne’ unta ne’ bisunta, da bis, anzi da terno secco sulla ruota (rotta) Milano-Napoli
UE’, dolce chiusura, pasta pizza fritta con zucchero a velo e crema alla nocciola, si, poi ci sono i dolci non dolci, acidi, con frutta, verdura ed improbabili ingredienti, quelli osannati dalla critica, ma la critica gastronomica, quella sul tacco dodici, quella che una volta finito il compitino esce con le amiche, non ne lascerebbe nemmeno una nel piatto di queste gioie per la gola
Se, superati a pieni voti i regionali di mangiatori di pizza, dovessi incontrare un napoletano agli italiani, probabilmente penserebbe di avere vita facile, dove vuoi andare milanese, io mangio pizza a pranzo e a cena, mi direbbe, beh, ho doti nascoste, io la pizza la mangio anche a colazione, non sempre ma da sempre…
Sui titoli di coda cala implacabile la nebbia, ma io so che stavolta non è solo nebbia, o’Vesuvio manda un ultimo sbuffo, tra le righe, a metà strada tra la scighera e il fumo del vulcano, mi sembra di leggere, che t’avevo detto milanese…
Viale Bligny, 16, 20136 Milano
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