E’ un Paolo Marchi insolitamente pungente sui temi di politica gastronomica più che di gastronomia quello che si rivolge alla newsletter di Identità Golose inviata oggi.
Leggete un po’ qui.
Non ho assolutamente idea di chi salirà o scenderà nel firmamento stellato. Non sono io che decido e nemmeno i tanti che si pavoneggiano di incidere sulle scelte e, purtroppo, trovano chi dà loro corda e credito. Non mi riferisco a chi si diverte a divinare le sorti degli chef più in vista, il loro come il mio è un passatempo da bar sport, ma a quei pr che riescono ad abbindolare un ristoratore facendo credere loro che, in cambio di diverse decine di migliaia di euro, sanno spiegare loro i passi da fare per arrivare così in alto. E’ molto italiano questo credere che gli amici degli amici possano cambiare il corso delle cose, che sia premiante ungere determinati meccanismi. Come disse un giorno uno chef, “se le stelle sono in vendita, ditemi dove che ne acquisto un paio”.
Fenomeni di millantato credito sul tema Michelin esistono da sempre e c’è chi si è fatto una fortuna su questo. Ma quello che ci colpisce è la dimensione della cifra: decine di migliaia di euro. Mi chiedo, un ristorante con 30-40 posti quanto dovrà farsi pagare il menu per rientrare con la spesa? Davvero esistono ristoratori così ingenui da caderci?
Voci simili, ma non provate, io le ho raccolte per 50 Best Restaurant, anche in questo caso si è parlato di cifre altissime giustificate dai costi per fare lobby
Che dire, complimenti a chi si è inventato questo lavoro. La colpa di questo nuovo fenomeno è tutta degli allocchi che ci cascano.
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