Ristorante Izu – Milano
Corso Lodi 27, Porta Venezia
20124 – Milano
Costo p.p.: 50/70 Euro
di Ugo Marchionne
Considerazioni e premesse
Un futuro colorato partendo da zero. Una storia di integrazione tutta italiana che parla di concetti che scaldano il cuore in questo freddo inverno del diritto che ormai attanaglia l’Italia ancora ricolma di speranze. Non sono un cabalista ma il 1993, il mio anno di nascita è anche l’anno in cui è stato aperto Izu Milano, il mio primo sushi da recensire a Milano. Izu rappresenta per me un esempio veramente virtuoso, in tutti i sensi. Nel 1993 infatti la progettualità della famiglia Hu, originaria della provincia cinese in cui siede Shanghai ha aperto il suo primo locale, benché arrivata a Milano nei primi anni Ottanta. Una storia di integrazione sino-italiana come tante in quel di Milano in cui Chinatown rappresenta come in tutte le metropoli del mondo una meravigliosa storia di operosità ed integrazione, in cui il diverso non è mai stato un problema in una città che tempo fa non lasciava che nessuno rimanesse indietro e sosteneva davvero tutti. Da uomo del Sud sto cercando di entrare nella cultura della mia nuova città cercando di capirla e di accoglierla come lei ha accolto me. Nuove generazioni quindi, come di nuova generazione è il trentasettene Jin Hu, lo Chef di Izu Milano, il ristorante nipponico che la famiglia Hu ha aperto con innumerevoli sacrifici, una passione per la cucina giapponese tradizionale dettata non dalle prospettive di guadagno con gli All You Can Eat, ma dai molteplici viaggi a Tokyo e dallo studio critico della cucina del Sol Levante, ben consapevole che Ramen, Sashimi, Yakitori e Gyoza sono piatti originariamente derivanti dalla cultura dei mercati cinesi.
Ti accoglie un’atmosfera calda e lignea, Izu troneggia con i suoi 10 ingressi su Corso Lodi in zona Porta Romana.
Decoro delicato e raffinato, classicheggiante, luci calde e soffuse all’ingresso che ospita un maestoso Hoshizaki che ospita 4 sushimen, lo Chef Jin e dietro le quinte altri quattro ragazzi a prendersi in carico i piatti caldi.
Il menù di Izu è veramente ampio ma al contempo molto furbo, nessuna materia prima, per quanto pregiata essa sia, viene impiegata per la preparazione di un solo singolo piatto, anzi ogni di ogni singolo ingrediente viene esaltata la versatilità. Si comincia il percorso, in un insieme di piatti veramente interessanti si parte da un Calamaro fritto impanato nel Pop Corn di riso soffiato e pastella in tempura leggera. Cottura veramente interessante, poiché precedentemente tagliato secondo la tecnica Kakushi-Bocho per donargli morbidezza e facilità nella masticazione.
Si passa dunque ad una tartare di tonno rosso veramente particolare. Avevo parlato precedentemente su questo archivio delle varie tipologie e tagli del tonno, ma raramente mi è capitato di assaggiare qualcosa di simile.
Una semplice tartara di tonno, con ponzu leggerissima agli agrumi, olio extravergine d’oliva e sesamo tostato, ma che in realtà nasconde un duplice taglio di una duplice sezione del pesce stesso. Maguro a cubetti più grandi e Otoro finissimamente preparato. Una delicatezza veramente fuori dal comune che restituisce un morso veramente sussurrato ed armonioso, che denota una grande mano, tecnica oltre che negli abbinamenti da parte dello Chef.
Una Fusion e non Confusion da parte dello Chef Jin che viene fuori soprattutto nelle selezioni di Nigiri e Gunkan. Una vera e propria tavolozza di colori e sapori che esplodono in un morso di gioia. Amaebi e Pomodoro in Concassè, Otoro scottato e Foie Gras, Salmone e Kataifi, Ricciola e Miso leggera e poi i deliziosi Gunkan. Le linee guida della cucina di Izu sono appunto quelle della semplicità e quelle della tradizione, veicolata peraltro da un riso di grande bontà chr da un lato si dimostra aromatico per i Nigiri e dall’altro abbastanza plastico per i Rolls che rappresentano il prossimo capitolo di questo percorso.
Una lunga conversazione quella che ho fatto con lo Chef, circa un’ora dopo il servizio, era tanto tempo che non rimanevo cosi colpito, sicuramente tornerò a provare la cucina calda che ahimè non ho provato e che secondo me merita veramente una seconda visita. Ciò che invece ho avuto modo di provare a fondo sono stati i Rolls, di cui due mi hanno veramente stupito. Uno Special con Carpaccio di Carabineros, Fiore di Zucca in Tempura e Agedama ed il secondo, l’Umami, un classico Dragon Roll impreziosito da una Concassè di Pomodoro marinato leggermente alla soia, ad accentuare proprio il carattere Umami, il senso elemento del gusto, a cui il Roll era appunto delicato.
Una storia veramente interessante che dimostra come da più di 25 anni il successo della qualità possa riempire i ristoranti, senza ricorrere alla pubblicità spasmodica dei social media o rincorrendo astri fumosi soprattutto nella cucina giapponese dove l’attenzione della Michelin all’Italia è ferma a 10 anni fa, ahinoi!
Conclusioni
Tornerò sicuramente da Izu, a provare la cucina calda della famiglia Hu che storicamente attratta dalle suggestioni giapponesi tradizionali ne ha fatta una vera e propria missione, con le seconde generazioni che spingono forte col piede sull’acceleratore con le braccia protese verso la modernità ma con le radici salde in un passato di cooperazione familiare, di viaggio e di ricordo.
Ristorante Izu – Milano
Corso Lodi 27, Porta Venezia
20124 – Milano
Costo p.p.: 50/70 Euro
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