Ischia, l’isola di terra
Ischia è un puzzle di fazzoletti di terra che non si incastrano tra loro. Interrotti dall’asfalto e dal cemento sembrano zattere alla deriva su un plastico cuscinetto di pomice e tufo. Strati di bianco, grigio e verde si alternano come in una meravigliosa meringa variegata galleggiante a zuppa nel mare salato e dalla chioma spettinata dalle correnti ascensionali.
Ma sebbene non si possa davvero parlare di un paesaggio, antropizzata com’è la più grande isola dell’arcipelago campano, convulso paradiso estivo, ogni volta che salti su una di quelle zattere ti lasci andare alla deriva e pensi di poterci restare per sempre. E mentre ti godi il lento dissolversi della costa dei tuoi pensieri ordinari, scopri che c’è chi come te è intento in un’altra deriva e perlustra l’isola palmo a palmo calzando scarponcini e imbracciando un bastone per sostenersi. Lo vedi mentre si allontana diretto sicuro verso un luogo dove non ti aspetteresti di vedere mai nessuno.
Su, a Campagnano
L’ascesa verso Campagnano, frazione di Ischia Porto è superba. Si sale e sale, con le vecchie Panda e con gli altri mezzi 4×4 sbucciandosi le portiere. La vernice colorata e la plastica nera degli specchietti retrovisori si disegna sulle mura troppo vicine, dei palazzotti d’epoca tinteggiati di colori pastello.
I fratelli Nicola e Vera Mazzella, stamani, mi aspettano quassù. Questi giovani trentenni che segnano la svolta di una tradizione familiare antica iniziata con il nonno, hanno il sorriso franco della terra e lo sguardo vispo di chi ne ha quel tanto di distanza dall’ambito ristretto della propria isola dall’essere aperto al mondo.
La cantina dei Mazzella, dai vini da tavola alle selezioni
La loro cantina, fondata nel 1940, è stata condotta avanti dal padre Antonio per abbeverare i compaesani con semplici e beverini vini da tavola.
Ischia, isola contadina mortificata dall’industria turistica, fino a una decina di anni fa non conosceva che, per la grandissima maggioranza, questo genere di vini. Forse per via dell’impossibilità di dare all’agricoltura specializzata lo spazio che meritava.
Il risultato è che sono poche le cantine che meritano nota.
Ma una di queste è senz’altro quella dei Mazzella, che otto anni fa hanno intrapreso un percorso del tutto nuovo: la messa a valore dei vigneti di famiglia.
Oggi l’uva di fratelli, cugini, zie e zii confluisce nelle etichette che Nicola e Vera, con grande amore, accompagnano sul mercato.
L’immagine di Nicola con il ciuffo spettinato dal vento mentre guarda “abbasso” verso le vigne o l’altra del padre che affonda le mani nell’uva appena torchiata che dondola sopra a un gozzo, dopo la vendemmia, sono di quelle che cancellano via i più tristi clichè della villeggiatura partenopea.
Perché sono qui. Oggi e ora
Vigna del Lume – una dei due bianchi selezione della cantina – è un vino che mi ha affascinato dal suo primo battito nel mio bicchiere alcuni anni fa. Anche per questo sono qua.
E’ un blend di Biancolella e Forastera, atipico secondo le coordinate che si vogliono affibbiare ai vini dell’isola. Dalla strada che, in località San Pancrazio, punta verso Piano Liguori questa vigna di 1 ettaro e mezzo, che conserva anche ceppi di oltre 50 anni, si vede appena. Nicola la indica puntando un dito verso il mare.
L’agricoltura, con l’allevamento di piccoli animali, è una cosa scontata ad Ischia. E’ nelle pieghe della vita degli ischitani. Non altrettanto lo è la disponibilità del terreno per dedicarcisi.
Quello, occorre ricercarlo con fatica e strapparlo alla morsa degli elementi, ordinarlo con cura perché non precipiti nel nulla su dagli stretti terrazzi. I pendii sono sbalzati come in una scultura futurista.
Le vigne e il progetto di famiglia
I Mazzella – per lo più condotti ad alberello basso con pergola di castagno (sistema che storicamente serve a contrastare i venti di Scirocco e Libeccio, particolarmente intensi nella zona di San Pancrazio) – posseggono, tra dolci declivi verso il mare e burroni immersi nella vegetazione, circa 3,5 (2 ettari a Grotta di Terra e 1 ettaro e mezzo la Vigna del Lume, come detto). Ma, oltre a 2 in conduzione, sono 10, in totale, quelli che i Mazzella , con i loro 30 conferitori (un terzo dei quali familiari) mettono insieme.
Per l’80% le uve trattate dalla cantina sono a bacca bianca. I Mazzella sono fondamentalmente bianchisti: il piedirosso proviene tutto da conferitori (tra cui i due ettari a San Pancrazio di un giovane agricoltore che possiede 800 piante di un varietà di olive poco nota, dal nome di Biancolillo) e da acquisti di uve; mentre le uve d’aglianico vengono dal beneventano.
I terreni, tra i 150 e 450 metri sul livello del mare, sono, per la maggioranza, remoti, raggiungibili attraverso sentieri o da mare.
A meno dei trattamenti indispensabili per contrastare l’oidio, insidioso per la Forastera, l’azienda, anche per le avverse condizioni logistiche che non incentivano le lavorazioni, limita al massimo i trattamenti. “I venti a San Pancrazio, soffiano da nord, nord est e tengono asciutta la vigna. Ma l’ estate è siccitosa qui. I terreni composti di pomice compattata e in sfaldamento, sotto la quale troviamo ossidiane anche grandi come meloni, alimentano la vigna” racconta Nicola Mazzella.
Delle vigne si occupa Antonio, che giunge, con il supporto di una squadra di collaboratori, ogni anno, a totalizzare circa 1200 ore di lavoro.
Al tempo della vendemmia, che si svolge per 20 giorni a partire dal 20 settembre, “Mazzella e company” si spostano in trenta, tutti insieme, da una vigna all’altra per raccogliere l’uva a mano trasportandola, fin dove si può, verso la strada oppure calandola giù verso il mare. Le giornate di vendemmia si concludono con grandi tavolate rumorose in cui si fa festa.
L’uva viene trasportata in cantina e lavorata sul gran piazzale su cui si affaccia il capannone dotato di tutto quanto la tecnologia ha pensato.
Con i consigli dell’enologo Alessandro Mancini, Nicola ha il controllo del processo. Lo segue con competenza e con gran sicurezza. E’ lui a sviluppare il progetto dei vini. Tutti sottoposti a semplici travasi e a decantazione statica a freddo per la leggera chiarifica.
Ogni etichetta rappresenta, nella lucida visione dei Mazzella, un tassello e mostrano gran coerenza.
I vini
Biancolella e Forastera -oltre che nel Vigna del Lume e nel Villa Campagnano (le due selezioni bianche) – sono interpretate dalla Cantina Mazzella in due efficacissime etichette (rispettivamente 36000 e 7000 bottiglie) solo acciaio che strabiliano per l’esuberante croccantezza della frutta e la perfezione olfattiva. I campioni di vasca delle annate pronte per la commercializzazione di tutte le etichette sono concordi: Mazzella, è top sull’isola.
La Biancolella e La Forestera in purezza, base, sono l’espressione solare e esaltante di questi due vitigni ischitani. L’una più sintonizzata sui sentori di frutta a polpa gialla, succosa e croccante, sapida e rigenerante; l’altra con una nota più floreale e di macchia mediterranea.
Tra le Biancolella in purezza che l’isola offre, questa dei Mazzella è tra le più tipiche e ben eseguite di sempre. L’ annata 2012, ancora in vasca è esaltante: semplice, succoso e a schiena diritta. Con i suoi circa 7 euro di prezzo a scaffale, regala un’emozione quotidiana.
Il Vigna del Lume 2011 (6200 bottiglie) e l’Ischia Doc Bianco Superiore Villa Campagnano (6000 bottiglie), l’uno più sobrio ed elegante, l’altro più possente e grasso, sono il frutto di un progetto lucido e portato avanti con chiarezza: mostrare le potenzialità dei vitigni bianchi locali con l’uso del legno, anche laddove Nicola ami, di base, l’espressione solo acciaio.
E qui il Vigna del Lume (un cui terzo delle uve fa criomacerazione) – ricco e ampio (nette le note di cedro candito, fico bianco, erbe mediterranee), lungo e goloso – gioca con i grandi vini bianchi da invecchiamento francesi. Un vino dallo strepitoso rapporto prezzo qualità, con i suoi circa 9 euro a scaffale. Non a caso va a ruba.
Tra i rossi, merita una menzione per la sua interpretazione semplice e di carattere, l’Ischia Per e Palumm (3000 bottiglie), provato in vasca (annata 2012): un piedirosso da bere, ricco nei rimandi di frutta rossa, fresco e sapido. Incantevole nella sua semplice concezione, così rara da incontrare. Ma l’azienda produce anche il Vigna del Levante (85% piedirosso e restante aglianico), affinata in botti di rovere da 10 a 12 mesi, in 3000 esemplari.
1500 bottiglie per Nero 70 (2011), metà e metà Piedirosso e Aglianico. Le uve, raccolte tardivamente, sono in parte passite e il vino elevato in botti di diverse tostature.
Un vino spiazzante: sontuoso, eppure non greve, ricco nelle note pepate e di mirtillo maturo.
Gradevole il passito, fresco e polposo, ma appena appena segnato dal legno. Interessante perché derivante dalla lavorazione dell’uva proveniente da 600 piante di uva Levante, vitigno dal grappolo spargolo e dagli acini allungati.
Ma i fratelli Mazzella hanno voglia di crescere e far crescere la coscienza agricola e vitivinicola della propria isola. Dopo una serie di lavori impegnativi, nella frazione San Michele, un nuovo spazio consentirà, con la vigna attigua di 2 ettari, di ospitare le scolaresche per seminari e incontri formativi.
E’ una Ischia che va quella che ci troviamo davanti. Non c’è un solo vino della cantina Mazzella che non meriti di essere esplorato. Non c’è una sola parola di Nicola – benvoluto e rispettato sull’isola per il contributo che sta dando alla terra e per il suo approccio umile e serio al lavoro – che suoni stonata. Andateli a trovare.
Cantina Mazzella
via Campagnano, 2 – 80077 – Isola d’Ischia – Tel. +39081901541 – ischiavini@ischiavini.it – www.ischiavini.it
Vitigni: Biancolella, Forastera, Piedirosso, Aglianico Ettari: 3,5 + 2 in conduzione + 6 di con feritori Enologo: Nicola Mazzella con i consigli di Alessandro Mancini
Foto di Monica Piscitelli
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