CASABIANCHE
Uve: malvasia bianca, fiano e trebbiano toscano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Il compianto e insuperabile Totò soleva dire che “…nella vita di ognuno viene un momento in cui bisogna fuggire…”. Nel background di ogni persona esiste sempre un momento di fuga o di svolta nella propria vita. Una data che segna definitivamente il cambiamento totale della propria esistenza.
Ed è proprio quello che è capitato ai coniugi Pasquale ed Elisabetta Mitrano nel 2000, quando decisero di comune accordo di abbandonare la loro professione di architetti e fuggirono verso la “terra promessa”. Per loro l’Eden si è materializzato nella tenuta agricola di famiglia denominata Casebianche, nel comune cilentano di Torchiara. Qui, essi iniziarono subito ad occuparsi della cura della vigna, compiendo le prime fasi sperimentali per la vinificazione.
Ma è stato il 2006 l’anno della “fortunata” e definitiva svolta: l’incontro con il bravo enologo Fortunato (guarda un po’ che combinazione…) Sebastiano, che da subito ha preso in mano le redini aziendali. Egli ha impresso quella accelerazione indispensabile per il rilancio qualitativo della produzione vitivinicola, sull’abbrivo delle enormi potenzialità territoriali.
La proprietà si estende su 14 ettari tra il monte Stella e il torrente Acquasanta e con il mare limpido di Castellabate, che la sorveglia a poche centinaia di metri. La coltivazione è quella tipica di questa zona benedetta da Dio e dalla natura: alberi di ulivi, di agrumi e di fichi in modo particolare. In questo contesto ci sono poi 5,5 di ettari vitati, che producono eccellenti uve, posizionati in un fondovalle appena sopra il livello del mare e che godono di un’ottima esposizione, con giacitura est-ovest. Il terreno ha una matrice alluvionale, ricca di scheletro e con una composizione di natura argillosa frammista a sabbia silicea e limo. Il perimetro collinare difende il fondovalle dai venti caldi del quadrante meridionale e, inoltre, un effetto mitigante è assicurato dalle brezze marine provenienti da nord-ovest.
Altra fatidica svolta si è avuta con il passaggio ad un metodo di coltivazione biologico di tutta l’azienda agricola. E’ stato avviato, inoltre, un programma agrologico, che strizza l’occhio alla biodinamica. A questo proposito vengono adottate metodologie poco invasive, con lavorazioni meccaniche per ossigenare il terreno e favorire, così, lo sviluppo radicale in profondità, con concimazioni naturali a base di letame e, per mantenere la fertilità del terreno, si effettuano pratiche agronomiche come i sovesci. Le uve sono raccolte manualmente e subito vengono avviate in cantina, dove regna la massima igiene. Qui, poi, si fa un uso molto limitato di solforosa. La fermentazione avviene sempre nel rispetto della materia prima. Le follature sono manuali e i rimontaggi e i travasi, ove è possibile, avvengono per caduta. Insomma ci troviamo veramente alla presenza di un’azienda-modello.
I vini prodotti sono quattro: Cupersito Aglianico Cilento doc, Dellemore rosso Paestum igt (Aglianico e Barbera in misura paritaria e piccole percentuali di Piedirosso e Primitivo), Cumalè Fiano Paestum igt e Iscadoro bianco Paestum igt.
Riflettori puntati proprio su quest’ultimo vino con il millesimo 2008. Esso è frutto di un encépagement di tre vitigni diversi: Malvasia, Fiano e Trebbiano, cioè la rappresentazione classica del blend bianchista cilentano. Il fatto curioso è che in questo mix la parte del leone è appannaggio della Malvasia, che contribuisce con il 40% di uvaggio, mentre l’altro 60% è diviso in parti uguali tra Fiano e Trebbiano.
Dopo la vinificazione, con una parte del mosto in vasche di acciaio e un’altra in tino di castagno, l’affinamento avviene per sei mesi sui lieviti con 80% del vino ancora in acciaio e l’altro 20% in botti di legno di acacia. Alla fine poi si opera l’assemblaggio e il volume alcolico arriva a superare i 13 gradi. Le bottiglie prodotte sono appena tremila e vanno subito a ruba.
Il colore è di un paglierino intenso, con riflessi verdognoli. Al naso salgono effluvi floreali tipici del territorio cilentano, in modo particolare quelli di gelsomino e di ginestra e si colgono anche profumi agrumati ed aromatici. L’attacco in bocca è bello teso e richiama subito il sentore di pompelmo percepito al naso. Appare poi convincente la verve salina e al palato il vino regala uno sviluppo lungo, sottile e infiltrante e conserva, comunque, una godibile tensione che fa venire subito voglia di continuare a bere. Un abbinamento perfetto si può ottenere con piatti di pesce, anche un po’ grasso, con frutti di mare, crostacei, carpacci, verdure e l’immancabile mozzarella bufalina.
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Torchiara (Sa) in Via Case Bianche, 8 – telefono 0974/843244 – 3358147332 – Fax 0974/841491 – casebianche@tiscali.it – Enologo: Fortunato Sebastiano – Bottiglie prodotte circa 15.000 – Vitigni: Fiano, Trebbiano, Malvasia, Aglianico, Barbera e Piedirosso.
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