di Paolo Mazzola
Un pubblico numeroso ha seguito il laboratorio sulla birra artigianale tenuto nel corso della manifestazione Irpinia da amare all’Hotel de la Ville di Avellino il 5 marzo.
Si presentava una novità irpina, il brewpub “Birrificio Irpino” di Manocalzati, nato nell’agosto 2010. Per fare conoscere a fondo questa realtà, nei suoi aspetti di produzione birra e di ristorazione, si è scelto di proporre un abbinamento fra le 3 birre di loro produzione e i fingers food realizzati con molto buon gusto e capacità tecnica dallo chef “Carmine della Bruna” socio del birrificio, responsabile della ristorazione e chef di “Gino e la Giraffa “ ad Avellino.
Relatori del laboratorio : Paolo Mazzola, Stefano Doria, giovane birraio che nella sua attività è affiancato da Luigi Serpe, affermato birraio di Malto Vivo, e Carmine Della Bruna. Defilato Roberto Moschella altro socio del birrificio, che ha gestito sapientemente la sala. Nobile il parterre partecipante alla degustazione, 3 fiduciari, gli irpini Giustino Catalano e Francesco Archidiacono e Giuseppe Capacchione del Cilento, e molti operatori del settore, degustatori, blogger e appassionati.
Dopo un’introduzione sullo stato dell’arte della birra artigianale, arrivata a rappresentare il 2% e più del mercato nazionale, con uno sviluppo geografico concentrato al Nord e Centro Italia, e solo qualche punta d’eccellenza in Puglia e Campania e con un trend in crescita al contrario della birra industriale, che presenta in Europa consumi in diminuzione, si è passati alla degustazione.
Iniziamo con Duemiladieci una belgian pale ale di poco più di 5 ° alc., una birra chiara di approccio immediato , con importante componente morbida, sensazioni di miele e camomilla derivanti dal malto d’orzo, e una speziatura al coriandolo che dona vivacità olfattiva e gustativa e permette insieme ad un moderato utilizzo del luppolo, l’inglese East Kent Golding e il tedesco Hersbrucker da amaro, una chiusura equilibrata. Sono stati adoperati lieviti abbastanza neutri per far prevalere le sensazioni delle materie prime e mettere in risalto spezie e malto d’orzo. Ottimo l’abbinamento proposto, in una cornice abbastanza coreografica come si può vedere in foto, involtino di verza ripieno di pecorino bagnolese in riduzione di duemiladieci. Componente sapida del formaggio ben equilibrata, così come quella grassa, a fine abbinamento il pecorino prevale un po’ e distanzia la birra.
Proseguiamo con Ramera, dal nome di un vecchio opificio di San Potito che lavorava rame , una pale ale ambrata di ispirazione britannica di poco più di 5 gradi alcolici.
In questo caso la luppolatura è più aggressiva e bilancia le sensazioni maltate, quasi sconfinanti nell’affumicato, donate dai malti tostati adoperati. Chiusura secca, come si addice ad una birra più attenuata, e piacevolissima sensazione finale luppolata di lunga ed articolata persistenza gustativa . Anche in questo caso prevalenza di sensazioni da materie prime, malti tostati e luppolo , anche grazie all’utilizzo di lieviti abbastanza neutri. East Kent Golding in beata solitudine come luppolo a donare più di 30 IBU d’amaro.
Abbinamento : crostino di pane (realizzato con malto d’orzo) con tiano irpino saporito e ben abbinato. La durezza del luppolo e le sensazioni acide del pomodoro e speziate del cotechino presente nel “tiano” si potenziano e viene fuori una sapore , non da manuale dell’equilibrio, ma interessante ed originale.
Terza birra proposta Toppole, che in
dialetto indica la parte alta del paese, a ricordare che Manocalzati
è la città dai cinque colli. Finalmente il lievito si prende il suo spazio in questa belgian ale di poco più di 7 gradi alcolici. Frutta matura, tropicale e mela matura le sensazioni predominanti, buona morbidezza, equilibrata da una luppolatura non trascurabile, 35 IBU e da una speziatura di coriandolo e cannella, appena percepibile.
Come finger food delle ottime polpettine cotte in birra Toppole ; secondo me è l’abbinamento migliore, ma condivido anche il parere di chi avrebbe voluto proporla con la verza ripiena di pecorino bagnolese, con la morbidezza e la parte dolce della birra a competere con maggior successo con al sapidità del formaggio.
Chiusura d’elite per una birra fuoriclasse assoluta, la Memoriae del birraio Luigi Serpe di Malto Vivo, una base dark strong belgian ale maturata in botte per 12 mesi che ha contenuto aglianico dei Feudi di San Gregorio.
Molto modificata dalla maturazione, sembra un barley wine, sensazioni vinose, alcoliche da sherry, con una lieve venatura acida e con la tostatura del legno che dona struttura e notevole complessità. Un pecorino bagnolese a media stagionatura ha convinto tutti e ha stimolato il desiderio di saperne sempre di più di questo pianeta delle birre artigianali.
Foto di Mena d’Avino, Roberto Moschella e Lello Tornatore
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