Iovi Tonant, l’Aglianico di Masseria Frattasi

Pubblicato in: I vini del Mattino

L’Aglianico del Taburno mostra i muscoli: a fare da contraltare al Taurasi di Molettieri, intendiamo la potenza, la concentrazione, l’alcol, la struttura, la freschezza, sinora c’era il Grave Morae di Libero Rillo. Adesso c’è lo Iovi Tonant, citazione di ciò che resta di una antica iscrizione latina in quella Valle Caudina dove i Sanniti umiliarono come mai nessuno le legioni romane. Prima ancora che del colore, rosso rubino intenso con unghia purpurea, dobbiamo citare la bottiglia scelta da Pasquale Clemente, viticoltore e giornalista, una borgognotta extra con cui si delizia, sempre nel Taburno, anche Paolo Cotroneo, e l’etichetta elegante in peltro, unica in Campania. Masseria Frattasi non è nuova a belle perfomances, del resto fummo i primi a scrivere della Falanghina di Bonea ripresa dall’enologo Maurizio Caffarelli, allievo di Luigi Moio, bianco saporito e di grande personalità come abbiamo verificato con il 2005 spendendolo sulla mozzarella aversana. Già, ma con questo caldo di cui si parla tanto su cosa mai si può bere l’imponente Aglianico riserva voluto da Pasquale? La risposta l’ho trovata con lui e altri amici in un ristorante fuori da tutti i consueti percorsi delle guide specializzate, la Campagnola a Cancello Arnone il cui proprietario, Angelo Caputo, è appassionato cacciatore di beccacce sul Massico. Oppure, ancora, su una costata di maiale nero preparata nel ristorante di Torre Gaia a Dugenta: insomma, siamo davvero in uno di quei casi in cui l’abbinamento consigliato alla selvaggina o a sapori assimilabili può essere la soluzione migliore. Sicuramente il millesimo 2003 non riesce ad ispirare vini eleganti in Italia, ma l’Aglianico riesce a controbilanciare con la freschezza e la mineralità alla eccessiva polposità del frutto di quella vendemmia: il bicchiere è vivace, lungo, intenso, con il finale asciutto e pulito, autorevole. Un «vinone», insomma, prodotto solamente in duemila bottiglie dal quale ci aspettiamo bella evoluzione e ulteriore elevamento verso interessanti sentori terziari mentre i tannini sono già stati felicemente risolti dall’enologo grazie all’uso dosato del legno. In tal modo Masseria Frattasi si conferma azienda di punta sul Taburno, un terroir sempre molto interessante, che dovrebbe puntare con decisione alla docg per ribadire come l’Aglianico ha molte possibili interpretazioni di territorio, tutte di grande successo. E questo non capita con molti vitigni autoctoni.


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