di Ilaria Oliva
“Come Chagall, vorrei cogliere questa terra
dentro l’immobile occhio del bue.
Non un lento carosello di immagini,
una raggiera di nostalgie: soltanto
queste nuvole accagliate,
i corvi che discendono lenti;
e le stoppie bruciate, i radi alberi
che s’incidono come filigrane.” (Leonardo Sciascia, “La Sicilia, il suo cuore”)
371 ettari vitati e 2,4 milioni di bottiglie prodotte in sette cantine dislocate in cinque territori (Menfi, Vittoria, Noto, Etna e Capo Milazzo), 151 ettari di oliveto, 5 strutture dedicate all’ospitalità e ai wine tour: questo è, in numeri, Planeta, uno dei principali attori della scena vitivinicola siciliana, che raccoglie un’eredità storica pluricentenaria per creare uno dei più importanti brand vinicoli d’Italia. Oggi l’azienda è portata avanti da Alessio Planeta, nel ruolo di amministratore delegato, affiancato da Francesca, Santi e da 270 collaboratori.
Il viaggio tra i territori parte dalla costa sud occidentale intorno a Menfi, da cui ha avuto inizio tutto il nuovo corso, e dove svettano Chardonnay, Merlot e Syrah: qui, oltre Tenuta Ulmo, ci sono anche Tenuta Dispensa e la cantina di Monte Cirami; nella zona di Vittoria, dove la terra è sabbia rossa come il suo Cerasuolo, e dove trionfano gli indigeni Frappato e Nero d’Avola, c’è la tenuta di Dorilli dedicata anche all’ospitalità; nell’enclave barocca di Noto nasce la “cantina invisibile” Buonivini, dove il Nero d’Avola la fa da padrone; sul versante nord dell’Etna la tenuta Sciaranuova amplia il progetto di ospitalità e racchiude anche la cantina Terre di Mezzo; a Capo Milazzo, piccolo promontorio sul mare nel messinese, la tenuta La Baronia con la sua “cantina smontabile” porta avanti la ricerca su tre varietà reliquie, il Vitraruolo, la Lucignola e la Catanese Nera. E così, oggi, Planeta conta 30 etichette da cinque diversi territori.
Tra vini ormai iconici, come lo Chardonnay e il Santa Cecilia, osannati dalla critica mondiale; premi di ogni genere (per citare solo gli ultimi, Alessio Planeta recentemente insignito del titolo di “Winemaker of the Year”, riconoscimento internazionale assegnato annualmente dalla rivista Wine Enthusiast; “Wine family of the year” durante la 18ª edizione dei “Meininger Awards Excellence in Wine & Spirit”, il 9 marzo scorso); tra l’impegno costante per la sostenibilità e una capacità di accoglienza che comprende un wine resort tra le vigne a Menfi, con il suo Ristorante e il suo Beach Club, le Suite Apartment Hotel nel cuore del centro storico a Palermo, una casa d’artista a Sambuca di Sicilia e le case sparse a Noto, etc., tra tutto si potrebbe pensare che non ci sia spazio per altro.
E invece, nel 2003, Planeta tira fuori un asso dalla manica: Viaggio in Sicilia diventa una residenza artistica itinerante tra le tenute aziendali, e dal 2004 pittori, fotografi e scrittori, italiani e stranieri, vengono ospitati per le vigne e le cantine, nei giorni di vendemmia, nella totale libertà di raccontarle per immagini ed emozioni, catturando l’anima dei luoghi. Al termine di ogni viaggio (una sorta di Grand Tour tra vigne, vestigia degli antichi fasti isolani e socializzazione con la popolazione locale) gli artisti sono accolti in una delle cantine, affinché comincino il loro lavoro creativo: nel giugno dell’anno successivo, tutte le opere convergono in una mostra e una loro selezione contribuisce al corpus della collezione di famiglia. Anima di queste iniziative è stato il compianto Vito Planeta, con la curatela di Valentina Bruschi, che oggi prosegue il suo lavoro anche con l’omonimo nipote Vito Jr.
Da questo progetto partono negli anni ulteriori collaborazioni, come quella con la Fondazione Merz, da cui è nata l’idea di allestire “Fibonacci Sequence, 2002” di Mario Merz nella cornice di Sciaranuova Festival 2019 – Teatro in Vigna, il 27 luglio 2019, durante la 5° edizione della rassegna teatrale nel “Teatro in Vigna”. Perché, per non farsi mancare proprio nulla, all’interno di un teatro naturale nel cuore dei vigneti, nei luoghi dove nascono i vini del Vulcano, da otto edizioni viene organizzata una rassegna teatrale per coniugare il mondo del vino e quello dello spettacolo.
Sempre nella tenuta etnea, per l’ottava edizione di Viaggio in Sicilia, il collettivo Claire Fontaine ha realizzato l’installazione luminosa “Ettore Majorana”. Quest’opera site-specific, una scritta al neon lunga venti metri, cita una frase dal romanzo di Leonardo Sciascia dedicato a Majorana: “si divertiva a versar per terra e disperdere l’acqua della scienza sotto gli occhi di coloro che ne erano assetati”, sottolineando il legame tra arte, scienza e territorio.
Nella Cantina Buonivini di Noto, invece, si trova l’installazione site-specific “Patriarchy = CO2”, ancora Claire Fontaine, esposta come parte della mostra collettiva Àlma Venùs. Originariamente concepita per Dior nell’autunno del 2021, è stata adattata di comune accordo per le iniziative culturali di Planeta, integrandosi perfettamente con l’estetica architettonica del tetto della cantina progettata da Maria Giuseppina Grasso Cannizzo. L’installazione, mimetizzata col cielo durante il giorno, al buio mette in evidenza simbolicamente gli impatti invisibili ma pervasivi del patriarcato e delle emissioni di carbonio nel nostro ambiente naturalmente coltivato intensamente.
Il nuovo corso ha visto l’inaugurazione, il 2 agosto 2023, nella cantina Buonivini di Planeta a Noto, della mostra “A Dilemma for a Starry Night” dell’artista Emiliano Maggi, curata da Vito Planeta jr., una selezione di opere che riflettono sul tema matematico del dilemma e le ambivalenze tra passato e futuro, giorno e notte, in un dialogo creativo con la Sicilia.
Sempre nel 2023 a Menfi nella tenuta Ulmo è nato il progetto VERSOTERRA per sensibilizzare il pubblico sul tema del cambiamento climatico, sempre attraverso installazioni artistiche site-specific di artisti internazionali.
E infine, la scorsa estate, “Costellazione d’arte“, da un’idea di Valentina Bruschi, Vito Planeta jr. e Ignazio Mortellaro, un percorso che fonde la bellezza del paesaggio siciliano con la creatività di rinomati artisti nazionali e internazionali, creando un’esperienza immersiva che celebra l’interazione tra arte e natura, nella tenuta di Buonivini a Noto.
Ho chiesto a Vito Planeta JR. “Che linea pensa di dare per il prossimo futuro alla sezione arte contemporanea dell’azienda? Resterà aperto il progetto di residenza itinerante Viaggio in Sicilia o si va verso una nuova progettualità anno per anno?”
Ha risposto così: “La nostra intenzione è muoverci all’interno di tutta la Sicilia su diversi binari che legano letteratura, arte contemporanea e teatro, vecchi e nuovi percorsi, per restituire al territorio e a chi lo visita la nostra visione. Nella Sicilia orientale proporremo anche il prossimo anno il Festival di Teatro, in un anfiteatro di terrazzamenti lavici negli spazi dell’Etna. Ci sarà la costituzione e messa a regime di Costellazioni d’Arte, la collezione d’arte contemporanea frutto di anni di relazioni con gli artisti e residenze portate avanti da Valentina Bruschi e Ignazio Mortellaro insieme a Vito Planeta, che con lungimiranza hanno visto nell’Arte Povera, e in Claire Fontaine i due cardini dei due luoghi dove la collezione si sviluppa. A Sciaranuova, sull’Etna, si trova un Fibonacci di Mario Merz, attualmente esposto alla Bourse de Commerce di Parigi per una grande mostra dedicata all’Arte Povera. A Noto, Buonivini, sono presenti due neon dei Claire Fontaine, che con il loro lavoro, a partire dalla Sicilia hanno dato il nome all’attuale Biennale di Venezia, Foreigners Everywhere, e ai quali noi siamo solidali in quanto artisti neo-siciliani. La nomina di Agrigento, Capitale della Cultura nel 2025, sarà importante per valorizzare le attività culturali di Planeta sul territorio, dove si trovano l’Ulysses Studiolo, biblioteca dedicata alla memoria di Vito Planeta, a Sambuca di Sicilia nel cuore della cantina Ulmo, e la cantina madre dell’azienda, a Menfi.”
A tal proposito, non ho avuto il piacere di conoscere Vito Planeta (Senior), ma, da quel che leggo, deduco sia stato un uomo illuminato dalla mente poliedrica e vulcanica; anche per questo trovo estremamente poetico l’omaggio che gli è stato reso: uno studiolo che custodisce i suoi libri, le sue passioni, il suo spirito, uno spazio aperto a tutti, per leggere, riflettere e viaggiare, anche solo con la mente. L’allestimento deriva dall’adattamento di un’installazione di Ignazio Mortellaro, Corpo fragile (2023), incentrata sul tema della desertificazione, trasformata dall’artista stesso in un’opera ibrida, tra arte e design, contenitore dei libri, tavolo conviviale per la degustazione di un buon vino, luogo di lettura, di riflessione e di conversazione. Lo spazio sarà sempre fruibile: chiunque potrà entrare e sfogliare un libro al suo interno o passeggiando tra le vigne. Sarà uno spazio vissuto, di dialogo, di incontri e di progetti. Perché in nome di Vito si possa continuare a fare quello che piaceva a lui: leggere, conversare, generare movimento – di idee, di persone, di cose. Viaggiare, insomma, anche solo con la mente.