di Ilaria Oliva
Nove anni fa, nella mia “prima vita”, la gallerista Irene Crocco mi invitò a passare un paio di giorni nel Gavi, per la precisione a Novi Ligure, nell’azienda vinicola del marito, l’imprenditore Giorgio Rossi Cairo: seguivo già da un po’ i progetti artistici delle case vinicole e quello de La Raia era oggettivamente uno dei più interessanti per me, per l’approfondimento dedicato al tema paesaggio.
Mi accolsero come una componente della famiglia, riservandomi la stanza solitamente utilizzata dal figlio Piero quando era in Italia: dalla finestra potevo ammirare un laghetto circondato da maestosi alberi e più in là un fitto reticolo di vigne.
Scoprii quindi che La Raia è un’azienda biodinamica che si estende per oltre 180 ettari, dei quali 50 coltivati a vigneto, 60 a seminativo e i restanti occupati da pascoli e boschi, acquistata dalla famiglia Rossi Cairo nel 2002 con l’intento di recuperare e valorizzare l’ecosistema originale attraverso un progetto ispirato ai princìpi biodinamici. Da subito, quindi, la riconversione dei terreni e delle viti da convenzionali a biologici, la costruzione della cantina in materiali naturali, il ripristino della rotazione dei terreni e il recupero di coltivazioni antiche come il farro monococco; infine, la reintroduzione dell’allevamento del bestiame a pascolo. La biodiversità ha fatto sì che si potesse anche produrre del miele, mentre da 11 anni un asilo e una scuola di indirizzo Waldorf-Steiner accolgono una trentina di bambini, sempre all’interno dell’azienda.
I vigneti (alcuni con piante di oltre settant’anni) affondano le radici su un terreno marnoso/calcareo che favorisce il tocco di mineralità tipico dell’uva Cortese: oggi l’azienda produce tre tipi di Gavi D.O.C.G. – Gavi, Gavi Riserva Vigna Madonnina e Gavi Pisé, che ha una permanenza di almeno 20 mesi sui lieviti e fa un passaggio in botte – e due tipi di Piemonte D.O.C. Barbera – Barbera e Barbera Largé, che, affinata in barrique di rovere per 18 mesi, continua il suo invecchiamento in bottiglia. Di recente si è aggiunta una piccola produzione di un Passito da uva Cortese e di un Pinot Nero.
Tanto è cambiato da allora: l’azienda è cresciuta, inglobando tra l’altro una vecchia stazione di posta, all’epoca in fase di ristrutturazione, oggi trasformata in una splendida Locanda con 12 stanze e un ristorante gourmet a firma dello chef Tommaso Arrigoni, mentre Borgo Merlassino, già all’epoca risistemato, da giugno 2024 è la nuova destinazione degli eventi nel Gavi.
Ma soprattutto in questi anni è cresciuto il progetto artistico, gestito dall’omonima Fondazione (lo scorso anno ha festeggiato il decennale), che nasce dall’adesione all’agricoltura biodinamica ed ai principi di Steiner: da qui un ciclo di incontri con artisti, ricercatori, architetti specializzati sul paesaggio, e la creazione di una serie di installazioni permanenti disseminate in vari angoli della tenuta, tanto che oggi uno dei tre percorsi tematici proposti ai visitatori è proprio l’itinerario dell’arte, che da Borgo Merlassino conduce alla Locanda.
Ricordo come un privilegio, all’epoca, la possibilità di passeggiare per la tenuta con il Maestro Remo Salvadori, che nel 2013 aveva inaugurato il progetto con tre sue lavori: “Nel momento”, installazione verticale di sedici elementi in stagno sulla facciata sud della casa patronale; “Il Sabato piantare il cipresso…”, lungo il sentiero principale dentro la tenuta, realizzato in marmo, acqua ed essenze; “Continuo infinito presente”, un anello senza inizio né fine in cavi di acciaio.
La serie degli interventi è poi proseguita nel 2014 con “OUSSSER”, dipinto onirico murale in smalto realizzato dall’artista coreana Koo Jeong A., visibile nelle notti di novilunio.
Chi percorre oggi l’itinerario tematico può incontrare sul suo cammino anche “BALES 2014/2017”, le sei rotoballe in plastica colorata installate a seguito della collaborazione iniziata nel 2015 con Michael Beutler, del quale la Fondazione ha anche sostenuto un lavoro per la Biennale di Venezia 2017.
Nello stesso anno la direzione della Fondazione è passata nelle mani della curatrice Ilaria Bonacossa, coadiuvata da un comitato scientifico d’eccezione composto da Flavio Albanese, Marco Galateri di Genola, Vicente Todolì, Stefano Baia Curioni e James Bradburne: in continuità con quanto già realizzato, nel 2018 è stata inaugurata “Palazzo delle Api”, opera site specific a forma di piramide capovolta, realizzata in pietra di Luserna da Adrien Missika.
Continuando a percorrere il nostro itinerario dell’arte, ci imbattiamo in “Oak Barrel Baroque”, un piccolo rifugio dalla forma di tempietto votivo, costruito con travi in legno e doghe delle barrique a fine vita da Michael Beutler nel 2021, nuovamente impegnato in azienda: la sua forma evoca le architetture del Palladio, le chiese cittadine delle piazze italiane, ridimensionate in uno stesso edificio.
In una grotta naturale, poi, ci immergiamo in “Inventory”, una camera delle meraviglie che racchiude 32 opere in porcellana, calchi di natura e oggetti del lavoro dell’uomo ispirata alla biodiversità che caratterizza l’azienda, realizzata da Tami Izko nel 2023. Passando per la cantina troviamo l’ultima opera in ordine di tempo, Eutierra, di Teresa Giannico, la quale, dopo aver percorso e fotografato il paesaggio della Raia, lo ha ritratto attingendo dalle immagini e sovrapponendo le fonti dei diversi livelli, attraverso un processo strettamente personale, vicino alla memoria e alla percezione di quel momento.
Nel corso degli anni non sono mancati eventi artistici in location distaccate: nel 2019, insieme al Polo Museale del Piemonte e al Forte di Gavi, la Fondazione ha promosso e organizzato la mostra “Il Corsaro Nero e la vendetta del Gavi” di Francesco Jodice: l’artista per un anno ha fotografato architetture, paesaggi, monumenti e cantine, indagando gli aneddoti vernacolari e i personaggi che hanno segnato la storia del Gavi e di Novi Ligure. Sempre nel 2019 la Fondazione ha realizzato “BIOMEGA Multiverso”, una mostra di Cosimo Veneziano, presso Tenuta Cucco, azienda di proprietà della famiglia Rossi Cairo a Serralunga d’Alba, dedicata all’uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, per riflettere sulle procedure di acquisto dei consumatori, oggetto di studio del neuromarketing.
Ed è proprio a Tenuta Cucco che ha la sua “base mobile” Piero Rossi Cairo, seconda generazione e responsabile anche delle attività agricole; a lui ho voluto chiedere in che direzione si proietta La Raia per il futuro, partendo dai temi della sostenibilità, biodiversità, arte, cultura del vino:“Siamo fieri di poter dire che gli spunti che lei ha elencato sono le direttrici lungo le quali si è sviluppato il progetto della Raia sin dalla sua nascita, che è una vocazione, centrata attorno al grande tema del paesaggio, inteso in tutte le sue componenti: agricole, naturalistiche, architettoniche, culturali. Il fatto che da subito abbiamo cercato di porci con questo sguardo, anche e soprattutto come contadini e viticoltori, ha fatto sì che il progetto della Raia abbia i cardini che lei ha elencato e sui quali continuiamo a investire. Passare del tempo alla Raia – magari soggiornando nel nostro relais Locanda – oggi significa vivere nel mosaico di biodiversità che sono questi 180 ettari, comprenderlo meglio attraverso le opere d’arte che artisti internazionali hanno creato qui, a favore del paesaggio, e ovviamente degustare i nostri vini sui quali costantemente facciamo ricerca: il Gavi Pisé che all’acciaio aggiunge un passaggio in botte, il nuovo Pinot Nero che ci sta dando molta soddisfazione e un Passito da Cortese che la nostra enologa Clara Milani ha iniziato a produrre da tre anni con il sistema dei graticci. La direzione è una, dal 2002, la qualità dei nostri prodotti attraverso la qualità dell’ambiente, e questa sfida non può che essere articolata, come lei l’ha ben descritta.”
L’autunno può essere un buon momento per prenotare un weekend in Locanda, pensateci!
SITO
la-raia.it/it