di Luciano Pignataro
La mia passione per i bianchi invecchiati mi ha trasformato in una funicolare che sale verso il Verdicchio e scendo verso il Fiano di Avellino. E viceversa. Intendiamoci, ci sono tanti (ma non tantissimi) vini bianchi italiani pensati per durare a lungo e che mi piacciono, altri che riservano inaspettate sorprese, ma la mia opinione è queste due uve sono quelle veramente al top per evolvere con naturalezza con il passare degli anni anche se lavorate con grande semplicità, in acciaio per la precisione. Intendiamoci, acciaio o legno sono strumenti e non costituiscono di per sé un plus, almeno per chi ama il vino oltre le mode del momento.
Tralivio non ha mai tradito e conferma anche un’altra mia idea: che cioè dietro i vini buoni c’è sempre il valore della famiglia italiana che li sostiene. I Sartarelli producono vino dal 1972, poco più di mezzo secolo e, dopo Ferruccio il fondatore, il figlio Patrizio con la moglie Donatella, sono alla terza generazione con i figli Caterina e Tommaso, ossia export e produzione.
Il Tralivio che vi propongo è del 2013, ha dunque dieci anni e benché nelle premesse aziendali ci sia la specifica di una bottiglia vocata al lungo invecchiamento, direi che è il caso di lavorarci con ancora più determinazione verso questo risultato perché il vino che ho avuto la fortuna di stappare in famiglia aveva energia da vendere, un vigore da esprimere, ancora per qualche anno.
Non è retorica dire che i buoni vini nascono da grande agricoltura come premessa, questo è uno dei sei di casa Sartarelli, nasce da una selezione di uve a Poggio San Marcello, nel cuore del Verdicchio di Jesi, a circa 350 metri su terreni di altezza su terreno calcareo di medio impasto e una produzione di circa 80 quintali per ettaro.
Non un cru, dunque, ma una selezione. E che selezione. Il bianco, speso poi su una spigola al forno straordinariamente cucinata da mia moglie in casa, ha subito evidenziato il suo carattere regalando una sensazione di benessere a tutti quanti noi. Colore giallo paglierino carico e vivo, al naso presentava una decisa complessità aromatica capace di spaziare dalle note balsamiche alla frutta gialla sciroppata, alle note di macchia mediterranea sino ana buona declinazione di leggero fumècapace di esaltarne il sapore.
Al palato si presenta molto equilibrato, con una freschezza decisa ma che, dopo tutto questo tempo, più che un gioco di anticipo è impegnata nel sostenere una beva piena, appagante, che riporta integralmente le promesse fatte dal naso, sino alla chiusura lunga, pulita, assolutamente precisa.
Un altro aspetto riguarda il rapporto qualità prezzo: se fate un giro su Google, trovate le ultime annate ad un prezzo imbattibile, sui 16, massimo 18 euro. Ed è per questo che molti bianchi italiani costituiscono ancora una occasione di fare affari per chi compra, un po’ come avveniva negli anni ’90 per altre regioni. Con un po’ di pazienza, senza aspettare magari i dieci anni, se ben conservato, il Tralivio è un vino assolutamente competitivo e in grado di reggere qualsiasi paragone. Provare per credere.
www.sartarelli.it
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