di Luciano Pignataro
L’annata 2007 sta regalando veramente grandi soddisfazioni ai vini di lungo invecchiamento. Si tratta, come è noto, di una annata incredibilmente regolare che per le temperature riportò alla mente la 2003 ma che, a differenza di quella, ha potuto godere di piogge che hanno dato l’acqua necessaria alle piante senza portarle allo stress idrico. La raccolta del sangiovese grosso, specificamente un clone individuato nella tenuta il Greppo di Franco Biondi Santi, iniziò il 10 settembre e andò avanti in giornate calde bilanciate da forti escursioni termiche al calar del sole.
Spesso i vini di ricaduta offrono belle sorprese a chi ci ha creduto e li ha conservati. Come è successo Salvo Passariello che partendo dalle Due Torri di Presenzano ha aperto due bracerie tra Napoli e Roma chiamandole entrambe Chianchieria, il termine dialettale per macellaio.
Becchiamo questa bottiglia in cantina e la curiosità ci assale, la molla indispensabile di chi si occupa di vino. Diamo per scontato che il Brunello Biondi Santi, soprattutto quelli firmati dal grande Franco, sono praticamente immortali e l’azienda ha costruito la sua leggenda proprio vendendo il tempo delle sue bottiglie affinando le tecniche di conservazione e inaugurando l prassi del ritappo per quelle più vecchie.
Il vino si presenta integro e pieno di verve, con una spiccata acidità che è il primo segnale della sua vitalità inesauribile. Affinato per un anno in grandi botti di rovere di Slavonia, ha avuto la possibilità di elevarsi con calma partendo da una materia prima eccellente. Lungo il finale, frutto e legno ben intregrati, sorso appagante e tannini ficcanti ma anche setosi.
Un boccone di carne, un sorso e una chiacchiera. E si fa notte tra amici, ricordando così un grande gentiluomo toscano e quello che era stato il suo “Brunello etichetta bianca”.
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