di Lorenzo Colombo
Quando si citano i grandi vini rossi del Sud Italia il Montevetrano è uno di quelli che certamente non può mancare.
Si tratta di un vino ad Indicazione Geografica Tipica, e precisamente Colli di Salerno Igt, prodotto tramite un blend tra due vitigni internazionali, il Cabernet sauvignon ed il Merlot più il vitigno locale per eccellenza, ovvero l’Aglianico.
Ma quando questo vino è stato prodotto per la prima volta, ovvero nel 1991, la sua composizione era ben diversa, ovvero il Cabernet sauvignon la faceva da padrone con un 90% sul totale, mentre la presenza dell’Aglianico era limitata ad un 10%.
Ma andiamo con ordine.
Dopo una “prima” vita da fotoreporter di successo in quel di Roma che l’ha portata a girare il mondo, Silvia Imparato decide di tornare alla sua terra d’origine, ovvero San Cipriano Picentino, in provincia di Salerno, dove i suoi nonni avevano acquistato, prima della Seconda Guerra Mondiale, una casa di campagna con annessi 26 ettari di terreno, cinque dei quali vitati.
Durante il soggiorno romano Silvia, frequentando una famosa enoteca situata nei pressi di Piazza di Spagna aveva conosciuto diversi personaggi legati al mondo del vino, tra i quali i due fratelli Cotarella, Renzo e Riccardo ed in loro compagnia aveva potuto conoscere e bere grandi vini.
Ad un certo punto si chiede se non sia possibile produrre anche nel suo vigneto un grande vino ed i Cotarella l’aiutano nel scegliere le giuste varietà da mettere a dimora –Cabernet sauvignon e Merlot- da affiancare all’Aglianico già presente e, nel 1983 il progetto ha inizio.
Con l’aiuto di Riccardo Cotarella in poco tempo il sogno di Silvia si realizza e nel 1991 vengono prodotte le prime bottiglie di Montevetrano, nome derivante dal Castello situato a San Cipriano Picentino, non sono destinate alla vendita, ma unicamente a testare il risultato del lavoro compiuto, dopo essersi resi conto della qualità del vino ottenuto si decide per la sua commercializzazione che avviene con l’annata 1993, ovvero giusto trent’anni fa.
Nel corso degli anni sono stati messi a dimora in azienda anche vitigni a bacca bianca, Greco e Fiano e vent’anni dopo la nascita del Montevetrano è nato il Core Rosso frutto di Aglianico in purezza, seguito nel 2015 dal Core Bianco ottenuto da un blend di Fiano e Greco.
La responsabile di questa nuova linea di prodotti è Gaia, la figlia di Silvia entrata definitivamente in azienda, la quale s’occupa anche delle etichette e dell’immagine dell’azienda.
L’azienda si sviluppa su un totale di 26 ettari, dei quali 5,5 ettari sono occupati da vigneti condotti parte a Guyot e parte a Cordone speronato con una densità di 4.000 ceppi/ettaro, i suoli sono argillosi, ricchi di scheletro e la resa è di 60 q.li/ettaro, nella parte rimanente troviamo
querce, castagni, noccioleti, agrumi ed ulivi.
La produzione annuale è di circa 60.000 bottiglie, divise più o meno in parti uguali tra i tre vini prodotti, oltre a Silvia ed a Gaia lavorano in azienda Domenico La Rocca, vignaiolo-cantiniere nativo di
Montevetrano, Patrizia Marziale e Monica Martino, mente sia la conduzione agronomica che quella enologica è affidata all’amico Riccardo Cotarella.
Il Montevetrano 2003
Frutto di un’annata caldissima ha visto iniziare la vendemmia nella prima settimana di settembre.
La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio con un salasso su una piccola parte del mosto, l’affinamento s’effettua in barriques di rovere di Nevers, Allier e Tronçais dove il vino sosta per 12 mesi, segue quindi un riposo in bottiglia per almeno sei mesi.
Nel corso degli anni la composizione del vino è cambiata, sino ad arrivare attualmente a 60% Cabernet sauvignon, 30% Aglianico e 10% Merlot.
Il colore è granato profondo e compatto con unghia aranciata, ha perso solamente un poco in brillantezza ma d’altra parte stiamo parlando di un vino con vent’anni d’età.
Intenso al naso, ampio e complesso, elegante, note balsamiche, sottobosco, tabacco biondo, spezie dolci, cannella e vaniglia, frutto rosso leggermente macerato, prugna, ciliegia matura, accenni di caffè.
Tannino deciso ma vellutato e perfettamente integrato nell’insieme, sapido e morbido, asciutto il giusto, accenni di caffè, frutta rossa matura, note mentolate, cioccolatini After Eight, liquirizia dolce, cioccolato amaro, ancora integro e dalla lunga persistenza.
Crediamo comunque (dalla bottiglia assaggiata) che sia giunto il momento di goderne e che non sia consigliabile prolungarne ulteriormente la conservazione in cantina. 93
Dai un'occhiata anche a:
- Garantito igp: I vini calabresi della Punta dello Stivale
- Garantito IGP | Vinschgauer Weinpresentation 2024: il castello incantato dei vini venostani
- VINerdì | Lambrusco di Sorbara DOC Metodo Classico 2018, Silvia Zucchi
- Garantito IGP | Marino Colleoni e quel Brunello di Montalcino Riserva Santa Maria 2017 senza etichetta
- Garantito IGP | Vigneti delle Dolomiti Rosso Passito Igt Reboro in verticale – F.lli Pisoni
- VINerdì di Garantito Igp. Champagne Les Sillon 2012 Legras&Haas
- VINerdì | Igp Salento Negroamaro Rosato Biologico “Tuffetto” 2022 – LuSpada
- Invecchiato IGP: Vin Santo 1968 Guicciardini Strozzi