di Carlo Macchi
Chi mi conosce sa che il Pinot Grigio non è certo il mio vino preferito, anche perché in rari casi ne ho incontrati di veramente buoni o particolari.
A rafforzare la mia idea ci sono in Italia migliaia di ettari nati per produrre Pinot Grigio che, nella migliore delle ipotesi, potremmo definire “di pronta beva”: molti di questi ettari si trovano tra Veneto, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, con quest’ultima regione che oramai ha il non ambito (per me) record di avere il pinot grigio come primo vitigno, per ettari piantati.
Ce ne sono diverse migliaia ma a questo punto occorre fare una divisione importante: quelli piantati in pianura e quelli in collina, con i secondi che sono moooolti meno dei primi. Adriano Gigante, storico viticoltore dei Colli Orientali il pinot grigio lo ha in collina, nella zona di Rocca Bernarda e produce questo vino praticamente da sempre.
Un sempre che una sera di qualche mese fa a cena con lui si concretizza in un Pinot Grigio del 1995, cioè di 27 anni. Attenzione, non un vino fatto per essere invecchiato, ma semplicemente quello “d’annata” o, per tornare a quanto sopra, “di pronta beva”.
Con il senno di poi e essendo in vena di battute potrei dire che quel vino ha incarnato un tempo latino di liceale memoria: il piuccheperfetto.
In effetti sia il colore non era assolutamente spento, ma giallo dorato intenso, che il naso rendeva omaggio al tempo ma resistendo al suo passare con ancora lievi note fruttate, contrattaccando con fini sentori di erbe officinali e qualche sbrilluccichio minerale (mamma mia, ho detto minerale): il tutto con un’ intensità sorprendente. Però era in bocca che i 27 anni non solo non si sentivano ma si sviluppavano con forza e con una tranquilla pienezza che lasciava di stucco. Non un minimo cedimento in un assaggio durato quasi un’ora e si che la mia innata cattiveria sperava di trovare un varco in quella perfezione di vino.
Il varco non lo trovai, come non l’ho trovato in un altro suo vino il Colli Orientali del Friuli Schioppettino 2001, bevuto anch’esso a cena con Adriano ma solo qualche giorno fa, di una freschezza aromatica e tannica da sogno. Così, grazie a Adriano Gigante, questa rubrica diventa anche “double face”.
Questi due vini così longevi portano almeno a altrettante brevi riflessioni: la prima è che i vini di Adriano Gigante sono naturalmente da lungo e lunghissimo invecchiamento, senza che si debbano fare salti mortali per renderli tali e questa caratteristica, sono convinto, è condivisa con molti altri produttori locali. La seconda riflessione è molto più pratica: consiglio a tutti di andare a cena con Adriano Gigante.
Dai un'occhiata anche a:
- Il VINerdì di Garantito Igp. Rongalio Barbaresco Riserva 2016, Orlando Abrigo
- Invecchiato IGP | Il Savignone 2004 – Poderi Morini
- InvecchiatIGP | Antoniotti – Bramaterra Doc 2011
- VINerdì | Vigneto Quona 2021 Chianti Rufina riserva docg Terraelectae I Veroni
- InvecchiatIGP | Soave Classico Doc Casette Foscarin 2005 – Monte Tondo
- VINerdì | Rinelli Vigneti – Cesanese di Affile Dop Bosco 2023
- VINerdì | Cantine Brugnano – Zibibbo Terre Siciliane IGT 2023
- Vinerdì | Igt Terre Lariene Verdese “860″ 2019 – La Costa