di Carlo Macchi
Per noi toscani il detto “Peggio Palaia” (anche nella versione più tragicamente ironica “meglio Palaia”) è sinonimo di grande disgrazia, come quella, appunto, che capitò durante il medioevo al borgo fortificato di Palaia, dove assedianti e assediati fecero quasi tutto una brutta fine.
Per gli amanti del vino, non solo toscani, però “vicino a Palaia” d’ora in poi sarà sinonimo di gioia e piacere, perché a pochi chilometri da quel piccolo paese si trova Villa Saletta, una cantina, pardon un borgo con cantina e molte altre “cosucce” agricole come silvicoltura, tenuta di caccia, oliveti, tartuficoltura che fanno di questa tenuta di 1400 ettari un progetto (nato nel 2001) a cui dedicare molta attenzione.
La parte vigneti conta circa 40 ettari, che vedranno futuri ampliamenti grazie all’acquisizione della tenuta di San Gervasio, il tutto sotto la giurisdizione dell’enologo toscano David Landini.
Qualcuno potrebbe obiettare che un così grande dispendio di energie e fondi forse sarebbe stato meglio farlo in zone più famose, tipo Montalcino o il Chianti Classico, ma a questo qualcuno rispondo con un dato storico. “Solo” un secolo fa la situazione vitata in Toscana era molto diversa da adesso: la zona enoica del pisano, grazie anche alla situazione viaria, era tra le più importanti della regione, mentre Montalcino e le scoscese colline del Chianti Classico erano praticamentesconosciute dal punto di vista. Nobiltà fiorentina, pisana, lucchese facevano a gara per accaparrarsi questi terreni che, allora come adesso, producevano ottimi vini, cosa conosciuta e riconosciuta in precedenza anche dagli stessi Granduchi di Toscana.
Oggi gli ottimi vini di Villa Saletta nascono soprattutto da Sangiovese, anche se in azienda sono presenti diversi ettari di vitigni internazionali. E tra i Sangiovese che ho assaggiato ce n’è stato uno che mi ha veramente conquistato: sto parlando del Toscana IGT Saletta Riccardi 2015, un vino che non ha niente da invidiare ai più blasonati sangiovese toscani.
Si parte dal color rubino ancora molto giovane per passare subito ad un naso dove note balsamiche portano in alto sentori ancora fruttati. In bocca questa giovinezza porta ad una tannicità viva ma rotonda e gustosa, con un alcol importante (14.5) che però non incide, anzi accompagna il sorso. Chi mi conosce sa che amo moltissimo l’annata 2015, anche perché ogni volta che me la trovo davanti ne rimango profondamente soddisfatto. Anche questo Saletta Riccarid 2015, pur avendo trenta mesi di legno è perfettamente equilibrato ed ha quella “ruvida dolcezza” che contraddistingue i rossi toscani dotati di attributi. Un vino memorabile, una memorabile sorpresa, vicino a Palaia.
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