di Andrea Petrini
Pregiudìzio (ant. pregiudìcio) s. m. [dal lat. praeiudicium, comp. Di prae «pre-» e iudicium «giudizio»]. – Idea, opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali, senza una conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore.
Evitare il pregiudizio, concetto ben spiegato dal dizionario Treccani, è sicuramente uno dei temi di più difficile applicazione quando un degustatore cerca di valutare un vino con la bottiglia ben esposta davanti ai suoi occhi. In questo caso, ad esempio, i numeri due, zero, uno, quattro, che messi insieme formano l’anno 2014, potrebbero portare in moltissimi a trarre conclusioni su questo sangiovese senza nemmeno avere la briga di assaggiarlo.
“La 2014? Ahahahah annata sfigata, bevilo te questo vino!!!
“Ah no, il Consorzio ha dato tre stelle a questo millesimo, io bevo solo vini a cinque stelle, tsè”
“Ehhhhhh, ha piovuto in tutta Italia e le uve in vigna erano tutte marce, chissà come lo hanno fatto questo vino, chissà…”
Potrei andare avanti per ore nello scrivere aneddoti sui pregiudizi nel mondo del vino legati spesso ad affrettate valutazioni giornalistiche volte alla ricerca di un clamore da prima pagina più che ad una analisi approfondita delle (eventuali) differenze territoriali che non possono mai portare a conclusioni erga omnes.
Tutte questi pensieri mi frullano nella mente mentre davanti a me ho questo vino che emana un colore rosso rubino luminosissimo, intenso, vivo.
Paolo Trimani, proprietario della bottiglia, ride divertito mentre mi invita a valutare questo Rosso di Montalcino dal punto di vista olfattivo e gustativo. Più ride e più mi sento dentro ad una bellissima trappola che prende forma quando metto il naso nel calice dove trovo un vino fulgido di sensazioni odorose che vanno dalle rose antiche al cesto di frutta rossa primaverile fino ad arrivare alle spezie fini e a percezioni di erbe amare. Al gusto è lineare, senza spigolature, è un rosso con un profilo quasi nordico per via di una scia acido-sapida che rende la beva essenziale e sfrondata da inutili eccessi.
Assieme a Paolo, ora, rido anche io mentre brindo all’annata e a ai tanti che pensano al Rosso di Montalcino come un fratello sfigato del grande Brunello. Ah, i pregiudizi!
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