di Carlo Macchi
Se c’è un vitigno bianco di nobili natali che in Italia non viene considerato mai o quasi mai adatto per l’invecchiamento questo è il pinot grigio. I motivi sono molteplici ma quasi tutti riconducibili all’uso commerciale (indubbiamente positivo, visti i risultati numerici) che viene fatto di questo vino/vitigno, utilizzato al 99% per vini facili da bere giovanissimi.
Per questo ogni tanto è bene sfatare delle credenze, come quella appunto che il pinot grigio non è adatto per fare vini da lungo invecchiamento.
Il Gris di Lis Neris è uno dei vini più adatti per questo nobile scopo. Siamo in Isonzo, terra di pianura o al massimo ondulata ma con caratteristiche particolari, sia per il terreno che in qualche punto sembra il letto ciottoloso di un torrente, che per i venti e le escursioni termiche che la contraddistinguono. Il Gris è da molti anni un riferimento per chi vuol vedere come può maturare un pinot grigio, ma ammetto che andare fino al 2008 poteva essere un azzardo.
L’annata viene presentata così sul sito dell’azienda di Alvaro Pecorari
“La prima parte della stagione è stata più piovosa del solito; ma dalla fine di luglio sole,
ventilazione e sbalzo termico si sono fatti sentire. Il frutto e il carattere dei vini sono di buon
livello. In generale l’annata è superiore alla precedente.”
Leggendo queste righe non è che si facciano salti di gioia: la 2008 non è certo stata una grande annata, forse abbastanza fresca ma sicuramente migliore della canicolare 2007.
Comunque quando una cantina, sul suo sito, ti fa un piccolo report delle ultime 25/30 vendemmie bisogna solo ringraziare e fare tanto di cappello perché vuol dire che ha storia e non ha paura a presentarla.
Il Gris matura in tonneau per quasi un anno ed è un vino, se penso ad alcune annate recenti ancora molto inespresse, fatto per essere invecchiato.
Una cosa mi ha subito colpito, l’utilizzo un tappo tecnico (nel 2008!!!) per un vino del genere,
che è stata una bella scommessa e, dopo aver gustato il vino, posso dire scommessa vincente.
Colore dorato brillante molto giovanile. Naso all’inizio chiuso ma già si pregustano note che vanno dalle erbe officinali , alla paglia, a lievi sentori tostati. Poi vengono fuori note minerali a fianco di sentori agrumati, ma è proprio la pietra focaia che “marca il territorio” in maniera importante.
Avete presente i vini verticali? Questo non lo è! E largo, pieno, elegante. Non mostra potenza ma riempie il palato e lo rende “cicciuto” per tanto tempo. Lascia una bocca pulita, equilibrata e fin dal primo sorso si capisce perfettamente che non è in fase calante ma ha ancora molto da dire.Sicuramente ai 16 anni attuali ce ne aggiungerei altri 5 come momento perfetto per la beva.
Quindi il Pinot grigio è un vitigno da vini giovani? Certo! Se lo pianti per produrre 200 quintali e rotti a ettaro, ma nel momento in cui qualche produttore avesse più coraggio e abbandonasse la voluta semplicità l’Italia avrebbe un vitigno da grande invecchiamento invece che da grande produzione. Alvaro Pecorari è sempre lì per confermarlo.
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