di Andrea Petrini
Con Elisa Semino ci conosciamo da tanto tempo, sicuramente da oltre quindi anni perché tanto è passato da quel mio primo viaggio a Tortona alla scoperta del Timorasso che, allora, era ancora un (grande) vino poco conosciuto legato sostanzialmente alle due grandi M del territorio: Massa e Mariotto.
Se non ricordo male fu proprio Walter Massa a parlarmi per la prima volta della Colombera e a portarmi a Vho, frazione di Tortona, dove mi presentò una giovanissima Elisa Semino, enologa ed allieva di Attilio Scienza, che assieme a papà Piercarlo e al fratello Lorenzo, qualche anno prima, aveva ripreso in mano l’azienda vitivinicola di famiglia puntando tutto quanto sul recupero e lo sviluppo del Timorasso le cui grandi potenzialità erano ormai ben note.
Elisa, dalla sua prima bottiglia di Derthona commercializzata nel 2000, ne ha fatta tanta di strada, un percorso che, oggi, ha portato lei e la sua famiglia a condurre in maniera organica circa 25 ettari di vigneto (15 a Vho e 10 a Sarezzano) piantato su suoli che caratterizzati da tessiture franche argillose e da alternanza tra strati di arenaria e marne.
Questa terra geologicamente antica, costituita dai sassi bianchi del Tortoniano, lo stesso suolo delle Langhe, conferisce caratteristiche inimitabili alle uve che l’azienda coltiva da oltre 60 anni: Barbera, Croatina, Cortese e gli autoctoni Nibiö e Timorasso.
Ho avuto la fortuna di ritrovare Elisa Semino a Roma qualche settimana fa durante la presentazione delle ultime annate dei suoi vini e, come sempre accade in queste occasioni, è “scappata fuori” anche una vecchia annata del Montino che in etichetta riportava il millesimo 2013.
Proveniente da un unico vigneto coltivato a 250 metri s.l.m. su terreni argillosi chiari e scuri, questo vino non fa altro che confermare le enormi potenzialità evolutive del timorasso che al bicchiere si presente di un luminosissimo giallo dorato.
Al naso offre uno sviluppo aromatico intenso dove ritrovo quasi una mineralità renana a cui seguono eleganti effluvi di agrumi, zafferano, erbe aromatiche disidratate ed acacia. Un compendio di profumi che ritrovo anche al sorso dove è più tangibile la capacità di questo vino di sviluppare complessità intriganti che il tempo non può far altro che esaltare grazie ad un equilibrio che, man mano, Il Montino tende a perfezionare bilanciando costantemente la sinergia tra alcol e massa acido-sapida del vino.
Ad Elisa, perciò, va tutto il mio ringraziamento perchè, nonostante le difficoltà di questi anni, continua a mantenere alte le tradizioni di famiglia.
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