di Andrea Petrini
Ci sono realtà nel mondo del vino italiano le quali, per mille motivi, sfuggono ai radar della comunicazione enogastronomica di massa anche se, vieni a scoprire successivamente, sono da tantissimi anni presenti sul territorio attraverso una produzione attenta e mai gridata. Un esempio lampante, almeno per me, è stato Castello di Querceto, in Chianti Classico, dove tra le alte colline di Greve dove la famiglia François ricerca da sempre l’autenticità del suo magnifico territorio attraverso i suoi vini e il suo Sangiovese.
“Il mio bisnonno all’inizio del ‘900 decise di scommettere sulla vigna de La Corte, che impiantò pionieristicamente solo con Sangiovese” afferma il produttore Alessandro François. “Io ho raccolto il suo testimone e ho cercato di seguire un metodo rigoroso per valorizzare al meglio quel vigneto e altre parcelle preziose”.
Oggi, Castello di Querceto, con la sua proprietà di famiglia, si estende su circa 190 ettari, 65 dei quali sono coltivati a vigneto, 10 a oliveto e il resto è rappresentato da boschi di quercia e castagno, utilizzati soprattutto come “riserva di caccia”.
Tra le uve rosse primeggia, ovviamente, il Sangiovese, a cui si affiancano numerose altre varietà, tra cui Canaiolo e il Colorino. Completano il quadro Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot e Merlot. Tra i vitigni a bacca bianca ci sono la Malvasia del Chianti, il Trebbiano Toscano, il San Colombano e lo Chardonnay.
Grazie ad un incontro romano con Alessandro e Simone François, papà e figlio alla guida della tenuta, ho potuto apprezzare la gamma dei loro Chianti Classico e Chianti Classico Riserva a cui si aggiungono due Gran Selezione: Il Picchio (sangiovese 95% con saldo di colorino) e, dalla vendemmia 2017, La Corte (100% sangiovese).
Di entrambi è stata organizzata una mini-verticale di tre annate che, partendo dalla 2020 (millesimo ancora non in commercio) si è spinta fino all’anno 2000 dove ha spiccato prepotentemente La Corte tanto da decidere di inserire questo vino, al tempo Colli della Toscana Centrale IGT, nel mio InvecchiatIGP di oggi.
La Corte è un Sangiovese in purezza. Prende forma in un vigneto di ca. 4 ettari tra i 440 ai 470 m slm, esposti a ovest/sud-ovest e in prevalenza sabbiosi e ricchi di magnesio.
L’annata 2000, dal colore ancora rosso rubino ancora compatto, è la quintessenza del sangiovese di Greve, identitario ma al tempo stesso sfaccettato, soprattutto se piantato su terreni ricchi di sostanze minerali come quello de La Corte che in questo millesimo, al naso, si conferma assolutamente autoritario, austero, dotato di sbuffi aromatici che vanno dal ferro fuso al salgemma che solo in parte schiudono aromi più delicati di muschio, radici e macchia mediterranea.
Ciò che maggiormente sorprende è sicuramente la bocca, dall’impostazione classica, che coniuga, ancora dopo 23 anni, finezza, dinamicità e forza dell’annata. Il finale è profondo e ricco di sapienti richiami ferrosi. E’ la bellezza di un grande territorio, baby!
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