di Lorenzo Colombo
Sergio Mottura viene considerato il maestro del Grechetto, colui che più di ogni altro ha valorizzato questo vitigno che, vinificato in varie modalità riesce a dare vini dalle caratteristiche assai diverse, pur mantenendo il timbro del vitigno.
Il Grechetto costituisce il vitigno principale nei due Orvieto Doc prodotti, e viene utilizzato in purezza in tre altri vini, gli Igt Civitella d’Agliano Poggio della Costa, vinificato ed affinato in acciaio, il Latour a Civitella, altro Igt Civitella d’Agliano pluripremiato dove entra in gioco il legno durante la vinificazione e l’affinamento ed infine il Muffo, certamente uno tra i più famosi ed importanti vini botritizzati d’Italia.
L’azienda, che appartiene alla famiglia Mottura sin dal 1933, è gestita da Sergio e dal figlio Giuseppe, s’estende su 130 ettari, 37 dei quali vitati ed è certificata biologica, il simbolo aziendale è l’istrice, riportato in pose diverse sulle etichette di tutti i vini fermi, ad indicare la salubrità dell’ambiente, questo animale infatti vive esclusivamente in ambienti dove esiste un equilibrio ecologico.
Il Muffo
Le uve per la sua produzione provengono da due distinti vigneti, l’Umbrico, messo a dimora nel 1968 utilizzando una selezione massale con marze selezionate tra le viti più vecchie dell’azienda ed il Mecone, impiantato nel 1988.
I due vigneti sono posti in posizione tale che facilmente vengano raggiunti, nella fase di maturazione, dalle nebbie che si sprigionano dal lago di Alviano, un lago artificiale formatosi nel 1963 a causa di uno sbarramento del fiume Tevere, effettuato per scopi di regolamentazione delle acque.
Si è così formata un’oasi naturalistica di circa 900 ettari, 400 dei quali coperti da acque.
Queste nebbie mattutine sono poi quelle che favoriscono lo sviluppo della Botritis Cinerea, la “muffa nobile” che conferisce ai vini le specifiche ed originali caratteristiche organolettiche.
La vinificazione si svolge gli ultimi giorni dell’anno in vasche d’acciaio dopo di che il vino viene posto in caratelli di rovere dove sosta per nove mesi ai quali ne seguono altri sei di sosta in bottiglia.
Il passare degli anni ha conferito al vino un colore tra l’ambra scuro ed il topazio, con unghia tendente al giallo.
Decisa la sua intensità olfattiva, ampio, vi si colgono una sequenza di sentori che spaziano dalla caramella all’orzo, rabarbaro, fichi al forno, datteri, uvetta passa, liquore alla liquirizia, quasi impercettibili i sentori dati dalla botritis.
Intenso anche alla bocca, strutturato, armonico, dolce non dolce, vi ritroviamo le stesse sensazioni avute all’olfatto, anche per quanto riguarda la muffa nobile, praticamente impercettibile, lunghissima la sua persistenza.
Grande vino. 93
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