di Marina Alaimo
Sono arrivata un po’ tardi al Perlage Day organizzato dagli amici Antonio Fumarola ed da Angelo Munno nello splendido scenario del ristorante Le Trabe a Capaccio in territorio cilentano. Ho poco tempo per i numerosi assaggi che i banchi di degustazione offrono, testimoniando un’attività ben consolidata dai numerosi anni di serio lavoro e fiducia ormai assicurata. L’organizzazione è impeccabile, c’è un via vai di gente notevole ed Antonio ne è estremamente felice. Comincio con due assaggi per me irresistibili, ostriche Belòn e Champagne Pommery blanc de blanc, quest’ultimo di estrema eleganza di profumi, ma soprattutto al gusto con le sue bollicine leggiadre e briose, avvolgente e di grande freschezza.
Si incontrano fugacemente tanti amici venuti da tutta la Campania, ma anche oltre, mi soffermo lungamente con Bruno De Conciliis per chiacchierare piacevolmente con chi ama spingersi oltre i canoni comuni, sperimentando nuove tecniche e filosofie di produzione. Mi chiede” ti piacciono le cose strane?” Gli rispondo che non a caso mi sono soffermata tra i suoi vini ed il suo divagare. Molti assaggi mi sono piaciuti, altri meno o forse non li ho capiti. Sicuramente ho gradito lungamente quello che secondo me è il fiore all’occhiello della sua produzione, l’Antece 2008 da uve fiano provenienti dalla sua amatissima Vigna Perella, in conduzione biologica, a 250 metri s.l.m., su terreno argilloso calcareo, ricco di quarzo, fattori che uniti ad una esposizione a nord est, quindi meno soleggiata, particolare importante in un territorio caldo ed arido come quello cilentano, consentono di raggiungere la giusta maturazione nel migliore dei modi, preservando una buona acidità. La fermentazione avviene sulle bucce per circa due settimane utilizzando solo lieviti autoctoni.
Il mosto svolge fermentazione malo lattica in acciaio e viene affinato per circa 24 mesi in tonneau di 500 litri, la chiarifica viene effettuata con albume d’uovo ed il vino non viene filtrato. Il risultato di tanta cura è estremamente interessante, nel bicchiere il vino ha una splendida veste dorata, al naso è ampio ed intenso, in continuo divenire, forse anche un po’ difficile da descrivere. Esordisce con profumi di mela cotogna, Bruno mi corregge dicendo che è pera matura, poi camomilla, fieno secco ed origano. In bocca è ricco, pieno, decisamente sapido e di buona freschezza.
Poi incontro una signora che da tempo volevo conoscere, Patrizia Malanga delle Vigne di Raito, piccolo paese sulle colline della costiera amalfitana poste sopra Vietri, primo borgo che segna l’inizio della Divina Costa.
Mi racconta che nel 2001 aveva acquistato un piccolo appezzamento di terra fuori città dove trascorrere del tempo in tranquillità, poco distante dall’ormai caotica città di Salerno. L’estrema bellezza del luogo e la vecchia vigna mista ai limoni in breve sono diventati una tentazione irresistibile, ovvero quella di instaurare un rapporto totale con il luogo dedicandosi appunto alla vigna ed ai limoni. Il vigneto è compreso in meno di due ettari stretti nelle tipiche terrazze strappate alla roccia. Con grande dedizione Patrizia qui produce un unico vino, il Ragis, da uve aglianico e piedi rosso. Assaggio la prima annata, il millesimo 2007, il vino esprime grande sincerità e semplicità, con toni speziati di pepe e tabacco, poi fruttati di ciliegia e marasca, delicata la violetta. In bocca è snello ed austero, con tannini fitti e graffianti, chiude poi teso e fresco. Per chiudere torno ad un bicchiere brioso e spumeggiante: Otello Nero di Lambrusco 2009 di Ceci.
Azienda storica nella produzione del Lambrusco, conferma la sua consolidata esperienza nel vinificare questo vino di grande semplicità e piacevolezza. Prodotto con uve Lambrusco Maestri, ha spuma violacea e notevole intensità di profumi di mora e fragoline, poi ha sentori di gioventù che ricordano il mosto e delicati profumi di viola e cannella. In bocca è avvolgente e polposo, tannini appena accennati e splendida freschezza che invoglia a sorseggiare di continuo.
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