– del Guardiano del Faro –
Non la novità dell’anno commenterà qualcuno, infatti questa azienda non è una scoperta ed e già collocata saldamente sul podio regionale da diverse guide specializzate. Si tratta ormai di una conferma, una continuità di qualità buona o molto buona e ormai un termine di paragone per altre aziende .
Ma oltre alle certezze, ai fatti consolidati, la famiglia Merano pensa al futuro, qui si investe in continuazione, si sviluppa e si concretizza quanto già acquisito, ma guardando molto lontano. Viene spontaneo guardare lontano da qui sopra, il panorama invita a viaggiare e sognare, con in mano un bicchiere di vermentino o di pigato che sarà sempre migliore.
I profumi ed il sapore dei diversi vini arrivano freschi e puliti nel bicchiere, non si osa ancora virare la prua verso una piena filosofia bio in vigna, qualche profumo prettamente ligure non si percepisce ancora nitidamente, ma l’encomiabile lavoro in cantina esasperato verso la ricerca della massima freschezza e fragranza aromatica, preservando maturità, acidità, territorialità e condizioni generali dell’annata, porterà certamente ad ulteriori traguardi. L’estrema pulizia dei sentori al naso e della consistenza in bocca è il risultato del lavoro di fioretto effettuato in cantina, dove tra acciaio, ceramica, vetro e teflon nessun elemento esterno andrà ad influenzare negativamente il risultato finale. Fisica e meccanica, ma anche una intelligente ricerca di complessità dove necessario, con qualche delicato appoggio in tonneaux di rovere francese per consentire un respiro più profondo al vino.
Il progresso è evidente anche dagli assaggi sulle diverse annate sui “cru” più disponibili ad evolvere progressivamente, e sarà quindi soggettivo quando auspicabile attendere anche un paio di anni per godere al meglio dell’evoluzione in bottiglia delle annate recenti, che dimenticheranno le note giovanili di mela verde e ananas fresco e si ritroveranno intorno a cespugli di erbe aromatiche e fiori bianchi punteggiati di gocce di salmastro.
Impossibile non avvertire qualche sensazione chablisienne in alcune bottiglie di pigato, che coniugano leggerezza e pulizia nordica, senza la tagliente acidità di quelle parti ovviamente, ma con un senso compiuto più prossimo da raggiungere dai 2 ai quattro anni dall’imbottigliamento.
Ma Poggio dei Gorleri non è solo azienda agricola dedita alla produzione di vino di qualità, anche una dozzina di appartamenti e camere di qualità fanno parte del complesso dissimulato sulle alture tra Imperia e Diano Marina e una volta che anche l’ambizioso progetto di ristorazione sarà definito e completato , questa collina con splendida vista sul golfo di Diano potrà vantare un piccolo Relais di campagna con vista mare, con possibilità di accesso ad una Spa ed una piscina ai margini di un uliveto.
Tornando ad oggi, ecco qualche appunto sulla produzione dell’azienda, così come indicato sul sito internet :
http://www.poggiodeigorleri.com/
Vigna sorì : Vermentino con fermentazione alcolica in acciaio a temperatura controllata e susseguente affinamento in acciaio per otto mesi.
Apricus : Vermentino con fermentazione sulle in tonneaux da 500 lt di rovere francese e successivo affinamento in parte in legno, in parte in acciaio e in bottiglia.
Cycnus: ( il mio preferito ) Pigato con fermentazione in acciaio a temperatura controllata e successivo affinamento in acciaio per otto mesi.
Albium. Pigato con fermentazione alcolica in tini di rovere francese sulle bucce per tre giorni e termine della fermentazione in tonneaux di rovere francese. Affinamento progressivo in tonneaux, in acciaio ed infine in bottiglia.
Ci sono poi altre etichette che completano la gamma dei vini dell’azienda, tra l’altro molto curate anche sull’aspetto della grafica. Nulla lasciato al caso, programmazione e risultati progressivi del progetto ben consolidati in attesa dei successivi passi nella direzione dell’ospitalità a tutto tondo.
Il link dell’Agriturismo:
http://www.agriturismo.it/poggiodeigorleri/photo_gallery.asp
gdf
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