di Marco Contursi
In un Ferragosto, già mesto di suo, mentre sonnecchio sul letto, con il clima a palla, leggo, della scomparsa, a inizio luglio, di Marina Rispoli, titolare con la sorella Enza, della trattoria Rispoli, sita a Pogerola di Amalfi, una fraziona collinare, distante dalla perla della costiera, pochi chilometri ma moltissimo per caos (qui inesistente) e prezzi (qui, più che abbordabili).
Le chiamavano “le signorine” perché non si erano mai sposate. Un binomio imprescindibile: Enza in cucina e Marina in sala. Da oltre 50 anni. Che sembravano non essere passati, negli arredi, nella cucina, di solidissima tradizione, e nei prezzi, irrisori.
Le scoprii una sera del 19 marzo, festa del papà, di 20 anni fa, venti anni che a me sembrano secoli, quando l’iPhone non esisteva e tutto era maledettamente più semplice.
Ci andai, con l’amore di allora, noi due, unici clienti di quella sera. C’era ancora il banco della salumeria all’epoca, perché come tante vere trattorie di un tempo, ormai lontano, davanti era salumeria e dietro 5-6 tavoli per far da mangiare. Vi dico solo che quando dopo aver mangiato il secondo, chiesi ancora, una mozzarella in carrozza, dalla cucina si levò un urlo “Chisto ancora mangia, io aggio già pulizato tutto”, e capii che era meglio passare al dolce. Divenne la mia meta fissa, spesso da solo. Era come andare a casa di anziane zie, chiunque sedesse a quei tavoli diventava un amico, loro e degli altri avventori. Ricordo una sera, da solo, arrivai qui, quasi senza accorgermene, mi sedetti, vicini di tavolo, un magistrato che, cercava in quel posto, sollievo, da un dolore troppo grande, e una coppia di turisti bresciani. Finimmo a chiacchierare e a bere limoncello tutti insieme, come vecchi amici, sotto lo sguardo sornione di Marina. Lei era la regina della sala, una finta burbera, che alla fine cercava sempre di accontentarti, spesso litigando bonariamente con Enza, maestra della cucina, per soddisfare la richiesta strana del cliente di turno.
Non ne ho scritto mai in rete, ne scrissi però 10 anni fa sul “Il Salernitano”, e per uno scherzo del destino, il giorno della recensione gli altri quotidiani scioperarono, e il Salernitano fu l’unico ad uscire nelle edicole e quindi finì tutte le copie e tantissimi lessero quella recensione.
La trattoria delle Sorelle Rispoli non era per tutti, perché non tutti accettavano che Marina ti mandasse a quel paese se richiedevi con insistenza l’acqua mentre lei si affannava a portare i piatti a tutti, perché il bagno è fuori dal locale e molto spartano, perché lo scialatiello è più simile ad una tagliatella e se lo chiedi in bianco con le vongole, Enza non te lo fa. Ma se vi avvicinate col cuore, capendo di fare una esperienza umana prima ancora che gastronomica, vi dico che mangerete qui le migliori alici fritte imbottite di tutta la costiera, i crocchè più gustosi, stupendi involtini di melanzane e provola, una eccellente genovese e scialatielli alla siciliana buoni e abbondantissimi. Io prenotai una zuppa di pesce e il ricordo del sapore ancora mi commuove. Le zeppole di san Giuseppe di Enza, poi, che ve lo dico a fare.
Ma ripeto, non è un posto per tutti: ci sono luoghi, ci sono piatti, ci sono persone che necessitano di una serenità d’animo particolare per coglierne l’intima essenza e per divenire tutt’uno con essa, godendone.
I fighetti di sta cippa, girassero al largo. Se non c’è più Marina a mandarvi a quel paese, vengo io a farlo.
L’ultima volta che ci sono stato, alcuni anni fa, mi beccai le critiche della persona che avevo portato, troppo giovane per capire che il valore di certi posti, prescinde da tutto. Valgono perché sono lì e sono così. Da sempre. Punto.
Ma per capirlo, devi avere qualche anno in più sulle spalle e tanta vita vissuta dentro al cuore.
Senza Marina non sarà più lo stesso, come tanti altri posti che negli anni hanno perso la loro anima. Resta Enza che abbraccio con affetto e che andrò a trovare. Magari, fatelo pure voi, ordinate quello che ho scritto e non pagherete più di 25 euro.
Per una esperienza antropologica, fuori dal tempo. In una vera trattoria. Con tutti i pregi e qualche difetto, dell’esserlo.
In quanto a te Marina, sii paziente se al refettorio del paradiso, qualche Santo, ti chiede due volte l’acqua, sei lì da poco e ancora non ti conosce, ancora non ti ama, come ho fatto io e tantissimi clienti, in 50 anni e passa di attività.
Ora basta scriverne, gli occhi si sono appannati, giuro, con lei se ne va il ricordo di un tempo in cui credevo ancora si potesse essere felici.
Tanto nella vita, quanto davanti un piatto di stupende alici imbottite.
Au Revoir Marina.
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