Paolo Benvenuti è scomparso a soli 67 anni dopo aver combattuto per due anni e mezzo con la malattia. L’ho appreso da un post di Donatella Cinelli Colombini su Facebook perchè purtroppo i social a volte ti regalano notizie che non vorresti mai leggere, in assoluto contrasto con lo spirito di divertita curiosità con cui si aprono.
Paolo era spesso in Campania, una regione che ha creduto nell’Associazione delle Città del Vino grazie soprattutto alle capacità di guardare lungo di Raffaele Ferraioli, sindaco di Furore in Costa d’Amalfi. Una frequentazione che si è intrecciata per circa vent’anni poi tra Vinitaly, Merano, Roma, Milano, la sua Toscana.
Il mio ricordo è quello di una persona sempre sorridente, molto intelligente, pronto ad ascoltare e a far passare la propria idea in maniera felpata, con il consenso, mai con la imposizione. Non so se sia giusto dire che senza di lui l’Associazione non sarebbe esistita, ma possiamo affermare con certezza che non avrebbe raggiunto i successi che ha avuto.
Oggi le giovani generazioni di appassionati danno, giustamente, tutto scontato. Come per noi baby boomers andare in auto e non a piedi. Difficile spiegare a un trentenne che ancora nella metà degli anni ’90 le cantine erano chiuse al pubblico, non attrezzate alle visite e che gli enologi custodivano i segreti della vinificazione in maniera gelosa.
Dopo la rivolzione di Cantine Aperte del 1992 che vide Paolo e Donatella tra i principali artefici, ma anche la grande capacità comunicativa di Irene e Alessandro Regoli, il mondo è totalmente cambiato e oggi le visite fanno parte naturale del percorso di costruzione non solo delle cantine, ma dei caseifici, delle aziende agricole, dei pastifici perfino.
E’ stata una rivoluzione culturale partita dal basso, una intuizione che, come tutte le intuizioni geniali, ha visto quello che tutti guardano capendo che era il momento di cambiare passo.
Con tutte le difficoltà burocratiche che segnano la vita dei nostri comuni, soprattutto quelli piccoli, l’Associazione è andata avanti, è cresciuta. In un mondo pieno di risse e di spaccature, Paolo ha mantenuto l’Associazione fuori dai marosi, un riferimento istituzionale assoluto: non ha mai amato la ribalta, non gli ho mai sentito criticare nessuno, al massimo qualche battuta sarcastica tipicamente toscana, ma con la voglia di giocare non di colpire.
Posso testimoniare che fino all’ultimo Paolo è stato presente, persino, pensate, a un corso di formazione professionale che si è svolto alla fine di ottobre a Roma. Era stanco, affaticato, ma presente silenziosamente tra il pubblico. Apparteneva alla generazione del NOI, non dell’Io, l’importante è segnare, non tenere la palla.
E’ stata l’ultima volta che l’ho visto, ci salutammo con lo sguardo e con il sorriso appena accennato per non dare fastidio a chi parlava come si fa nei convegni ma non avemmo modo di stringerci la mano.
Perdiamo una bella persona, che davvero ha dato tanto al mondo del vino e sono profondamente triste per questo anche se mi rinfranca la convinzione che il suo lavoro è in buone mani.
Vi lascio con quello che ha scritto l’Associazione Città del Vino nel suo sito ufficiale.
È con profondo dolore che l’Associazione Nazionale Città del Vino annuncia la scomparsa del suo storico Direttore Paolo Benvenuti, avvenuta ieri nel tardo pomeriggio. Per oltre due anni e mezzo ha combattuto contro una terribile malattia con tutte le sue forze, ma nelle ultime settimane il suo stato di salute è gradualmente peggiorato fino al triste epilogo.
Paolo Benvenuti, 67 anni, lascia la moglie Federica e i quattro figli, Gaia, Amerigo, Virginia e Vittoria e il nipotino Noah.
La scomparsa del Direttore delle Città del Vino ha suscitato commozione in tutto il mondo del vino italiano e ha lasciato sgomenti i tantissimi amici che, nel corso di oltre trent’anni, hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di collaborare con lui: sindaci, amministratori locali, giornalisti, enologi, uomini e donne del vino non solo in Italia.
Grande commozione anche tra i dipendenti e collaboratori di Città del Vino che hanno condiviso con lui, nel corso degli anni, fatiche e successi, preoccupazioni e difficoltà, progetti e iniziative realizzate un po’ in tutta Italia e all’estero.
Presente in Associazione fin dal giorno della sua istituzione, il 21 marzo 1987, Benvenuti ne ha tracciato forma e fisionomia dando alle Città del Vino l’identità che conosciamo oggi. Tutte le principali attività dell’Associazione, da Calici di Stelle al Piano regolatore delle Città del Vino, al Concorso enologico internazionale, portano la sua firma.
“Ci lascia l’anima dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino – afferma il presidente Floriano Zambon – perché Paolo Benvenuti non è stato solo il Direttore dell’Associazione, ma ne è stato l’instancabile trascinatore e promotore, l’ispiratore, il cuore, la memoria. A lui si devono i traguardi raggiunti in questi oltre trent’anni di attività. Uomo intelligente, arguto e generoso lascia un vuoto incolmabile. Alla famiglia l’abbraccio di tutta l’Associazione Città del Vino”.
Una testimonianza che rappresenta una sintesi ideale del pensiero di tante persone che lo hanno conosciuto è quella di Donatella Cinelli Colombini. “Mi rimangono i ricordi di un cammino che per molti anni ci ha visto insieme – afferma Donatella lasciando il suo messaggio sul web – per creare il turismo del vino in Italia. Il coraggio e l’entusiasmo con cui andavamo avanti viaggiando continuamente facendo un convegno dietro l’altro, una pubblicazione dietro l’altra. Più colto e concettuale lui, più concreta e progettuale io. In rappresentanza delle Città del Vino lui e del Movimento del Turismo del vino io. Proprio questa diversità ci aiutava a lavorare bene insieme senza sovrapporci. Con lui feci nascere Calici di Stelle durante il Vinitaly 1996 andando avanti con la passione e l’incoscienza di chi è talmente convinto delle proprie idee da non considerare i problemi per metterle in pratica. Con lui pubblicai il mio primo manuale sul turismo del vino quando ancora le cantine italiane erano, per la stragrande maggioranza, chiuse al pubblico. Con lui ho condiviso una stagione di sogni e di realizzazioni per il vino italiano. Un periodo generoso e trascinante che ha aiutato soprattutto le aziende e i territori meno famosi e con più difficoltà. Grazie Paolo, grazie di quello che mi hai insegnato, grazie della forza che mi hai trasmesso, grazie perché sono le persone come te che fanno del vino la cosa più bella del mondo.”
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